Michela Andreozzi passa con disinvoltura dal cinema alla radio, dal teatro alla stesura di un libro.
La sua agenda è fitta di impegni sino a fine 2019 e già guarda all’anno che verrà. Per l’attrice, regista e scrittrice la vita va vissuta intensamente e non solo a parole, ma con azioni concrete. L’artista romana è un concentrato di entusiasmo, energia e determinazione. Laureata in Lettere e Filosofia, successivamente ha conseguito il diploma in Sceneggiatura televisiva alla Scuola Holden di Torino.
Michela Andreozzi teatro
Curiosa e poliedrica, da ragazza ha lavorato in TV con Gianni Boncompagni nelle redazioni di “Domenica In” e “Non è la RAI”. Oltre ad aver partecipato a numerosi programmi radiofonici in onda su Radio2, Radio1 e Rds, è stata protagonista di telefilm come “La squadra” e “Distretto di polizia” e l’abbiamo applaudita a teatro in commedie quali “Dramma della gelosia”, per la regia di Gigi Proietti, o “Nemici di casa” e “Doppiacoppia” con Max Tortora.
Al cinema ha preso parte a pellicole del calibro di “Basilicata Coast to Coast” di Rocco Papaleo, “Com’è bello far l’amore” di Fausto Brizzi, “Finalmente la felicità” di Leonardo Pieraccioni e “Ti sposo ma non troppo” di Gabriele Pignotta. Tra i tanti registi che l’hanno scelta per le loro commedie di successo ci sono anche Massimiliano Bruno, Paolo Genovese e Carlo Vanzina. Nel 2014 ha diretto “Dietro Un Grande Uomo”, il cortometraggio scritto in collaborazione con il marito Massimiliano Vado dove è stata protagonista accanto a Luca Argentero.
Nel 2017 ha scritto e diretto l’opera prima “Nove lune e mezza”, che ha interpretato con Claudia Gerini, e l’anno successivo è stata applaudita per la commedia “Figlie di Eva” a fianco di Maria Grazia Cucinotta e Vittoria Belvedere e per la regia di Massimiliano Vado.
Infaticabile e desiderosa di cimentarsi anche in nuovi settori, sempre nel 2018 ha pubblicato il libro “Non me lo chiedete più. #childfree. La libertà di non volere figli e non sentirsi in colpa”, edito da HarperCollins. Il testo, ironico e garbato, rivendica il diritto di non volere un figlio e di sentirsi ugualmente una donna appagata.
In ottobre Michela Andreozzi sarà invece sugli schermi con “Brave ragazze”, il secondo film che la vede alla regia e che conta un cast tutto femminile, e nuovamente a teatro. Perché la routine non è decisamente nel suo DNA, come ha raccontato a Plus Magazine.
Brave ragazze
Il segreto per passare con disinvoltura dal teatro al cinema alla televisione?
La curiosità. Ho paura di annoiarmi e quindi voglio sperimentare e mettermi continuamente alla prova.
Quale forma espressiva ti rappresenta meglio?
Mi piace stare dietro la macchina da presa perché sono una control freak e voglio gestire ogni cosa. Nella vita quotidiana può essere visto come un disturbo della personalità, ma nella regia è utile avere la supervisione di tutto.
Ti riascolteremo in radio?
Mi piacerebbe perché mi manca, ma purtroppo non ho tempo da dedicarle. Oltre al teatro e al cinema, in estate sono stata tra i giudici del programma “Cortesie per gli Ospiti Bed and Breakfast” in onda su Real Time e in autunno sarò impegnata a teatro.
Il tuo libro è una dichiarazione di indipendenza da certi stereotipi femminili. È autobiografico?
Nasce da una riflessione sul rapporto con la maternità. Credo che una donna, a prescindere che sia realizzata o meno sul lavoro, possa scegliere liberamente di non avere figli. Nel testo ho rivendicato il diritto di essere una persona prima ancora che una femmina che deve procreare e l’ho fatto con umorismo.
Progetti per questa ultima parte del 2019?
Il 10 ottobre esce “Brave ragazze”, il mio secondo film. Alberto Manni ed io abbiamo scritto la sceneggiatura, che si rifà ad un caso realmente accaduto in Francia negli Anni ’80. Noi lo abbiamo ambientato a Gaeta ed oltre a me nel cast ci sono Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Serena Rossi, Stefania Sandrelli, Luca Argentero e Max Tortora.
La pellicola racconta di quattro donne che si travestono da uomini per fare delle rapine. È un tema nuovo che non è mai stato raccontato al cinema e che metaforicamente descrive la condizione femminile. Spesso infatti il gentil sesso deve assumere atteggiamenti mascolini per farsi ascoltare o raggiungere degli obiettivi.
Niente teatro?
Assolutamente sì! Sarò di nuovo in tournée con “Figlie di Eva” insieme a Maria Grazia Cucinotta e Vittoria Belvedere. La commedia, che racconta la storia di tre donne in crisi per amore di un uomo senza scrupoli, lo scorso anno ha registrato 59 sold out su 60 date. Spero di replicare anche nel 2019.