È uno degli attori italiani più amati e seguiti. Ha spiccato il volo grazie a ruoli in pellicole firmate da registi come Cristina Comencini e Ferzan Ozpetek. Ma per il grande pubblico lui è il dottor Fanti. Cresce, infatti, l’attesa di rivederlo nella terza serie di ‘Doc-Nelle tue mani’, in programma per gli inizi del 2024. Quando ne parla lo sguardo si illumina. “Le riprese proseguono fino a Natale, è un lavoro lungo proprio perché l’obiettivo è di provare a fare qualcosa di molto curato: c’è un’attenzione unica ai dettagli. Siamo un gruppo di attori veramente devoti alla storia. Tutti, anche quelli che arrivano sul set per un solo episodio, capiscono che stanno facendo qualcosa di speciale. All’unisono siamo concentrati nel far suscitare un’emozione”. Non fatica ad ammettere che ha un debole per questo personaggio e non perché è l’ultimo in ordine di tempo. “Ho interpretato tanti ruoli, ci sono film per i quali non mi sono preparato neanche un giorno, altri invece in cui ho seguito lezioni per settimane ma con questo personaggio c’è qualcosa che va oltre. Per la prima volta incontro genitori e figli di generazioni diverse che mi dicono di guardarlo insieme e mi confessano che non accadeva da anni di seguire la stessa cosa in tv. Questo mi ripaga di tutto”. Un tale successo però non se l’aspettava. “La vita è quello che ti succede quando stai facendo altri programmi”. Argentero descrive così il suo percorso. “Non sapevo cosa avrei fatto a vent’anni e che sarebbe andata così, su questo ho scritto anche un monologo teatrale che parte proprio dalla domanda: è questa la vita che sognavo da bambino? Ho affrontato le esperienze sempre con un pizzico di coraggio. Sono stato molto fortunato ma ci vuole una predisposizione d’animo per far andare bene le cose. Ci ho messo tanti anni prima di sentirmi all’altezza e definirmi attore”. Prima di riprendere le riprese della fiction, l’attore presenta “Disdici tutti i miei impegni”, il suo primo romanzo, edito da Mondadori, per il quale non esclude un sequel, anzi una trilogia. Ci tiene a sottolineare che non si tratta del solito libro scritto da un personaggio dello spettacolo a quattro mani con un giornalista: “Tutta farina del mio sacco: scrivere un romanzo con il copywriter è come chiedere a qualcuno di recitare al posto tuo. È un lavoro a cui tengo molto, mi sono ritrovato ad essere geloso delle mie parole”. Si è riscoperto pignolo durante la revisione del testo. “Proprio per il lavoro che faccio le parole hanno un grande peso e anche la correzione di una virgola mi sembrava ingiusta, l’avevo presa sul personale, ero affezionato alle cose che avevo scritto e mi dava fastidio che qualcuno le potesse modificare, poi ho capito e ringrazio il mio editor per la pazienza”. La storia narra la vita di un imprenditore romano nel momento in cui piomba nell’ombra più assoluta: è costretto a disdire tutti gli impegni e a iniziare l’estate agli arresti domiciliari, a casa dei suoi genitori. È un duro colpo ma anche l’inizio di una personale rivoluzione. Il confino nell’appartamento dei suoi anni giovanili, l’osservazione dell’amorevole ménage degli arzilli genitori, l’ambiguo fascino di una ragazza che abita nell’appartamento di fronte, le lungaggini della giustizia italiana, il diradarsi dei rapporti con colleghi e amici e altri accadimenti di contorno trasformeranno la sua cameretta da luogo di detenzione a spazio di passaggio verso un futuro diverso dal suo recente passato. “La scelta di concentrare la storia in un unico ambiente è voluta, anche in un film lo sarebbe. Il libro è nato durante il periodo della pandemia, quando siamo stati costretti a rimanere a lungo a casa e a fare i conti con noi stessi, una sensazione che tutti abbiamo provato. Anche Fabio (il protagonista, ndr) inizialmente pensa di impazzire ma poi si organizza e il tempo assume un’altra dimensione”. Sul tempo l’attore ha un’idea ben precisa. “È impensabile per me sprecarlo e questo mio modo di essere è quasi un’ossessione. Da quando sono padre la percezione del tempo la vedo sui visi dei miei figli, nei cambiamenti che fanno e ho molta più ansia e urgenza di fare. Oziare mi crea malessere, non voglio perdere tempo e mi sento in colpa quando non faccio nulla di produttivo. Mi sembra di aver poco tempo a disposizione per fare tutto ciò che voglio. Sul set, se c’è un rallentamento e il ritmo cala, inveisco con frasi del tipo: ‘State rubando tempo alla mia famiglia’. Riconosco che avrei bisogno di essere più zen”. Nel libro l’altro concetto chiave è la libertà. “Tutti i capitoli iniziano con una citazione sulla libertà. Chiunque, un dittatore o un filosofo o anche persone comuni, ha la propria definizione di libertà. Essere libero per me significa avere la piena e totale disponibilità e gestione del tempo. Un giorno andrò in pensione e non avrò più bisogno di barattare il mio tempo per guadagnare. Mi piacerebbe avere un po’ di libertà quando ancora me la posso godere”. Un libro che nella sua versione originale nasce con uno stile molto più “scurrile e pornografico”, per sua stessa ammissione. “C’è stato un lavoro di editing, un passaggio necessario che da profano non conoscevo: di lettura in lettura è stato ripulito da alcuni eccessi, ma la prima versione era molto più sporca. Quando mia madre lo ha letto è rimasta sconcertata”. Il protagonista, un tombeur de femmes scapolo, non ha nulla da spartire con l’attore che si è risposato nel 2021 con Cristina Marino, con la quale ha avuto Nina Speranza e poi Noè Roberto che ha pochi mesi. Argentero incarna l’immagine del bravo ragazzo, sebbene sveli aspetti poco noti di sé. “Quando studiavo Economia a Torino mi pagavo da solo le tasse lavorando in un bar discoteca e facendo le sei del mattino. Oggi che sono marito, padre e, credo, un uomo responsabile, sono convinto che tanti che arrivano a quarant’anni possano dirsi dei sopravvissuti. Tra amori facili, fumo e alcol, ci si sfascia quasi senza accorgersene”. Nel libro ha voluto avere la libertà di far dire e fare a Fabio nefandezze inaspettate. “Sono uscito di casa da moltissimo tempo e ho vissuto ogni età in modo intenso. La storia di Fabio è un compendio di queste esperienze che non ho fatto in prima persona ma che ho osservato negli anni. Non ero mai stato autore di una storia ma sempre il destinatario, questa volta mi sono preso la libertà di far fare al personaggio quello che volevo. Ho visto il mio lavoro dal punto di vista di chi crea i personaggi e mi sono divertito a disegnarne uno completamente diverso da me. Anche creare un turbamento nel pubblico è una forma di intrattenimento e volevo suscitare una reazione diversa dal sorriso”. Confessa di volersi scrollare di dosso l’immagine da bravo ragazzo che interpreta nel cinema e nella vita. “Nessuno si aspettava che io potessi scrivere certe cose. Faticavo a presentarmi all’interrogazione senza aver studiato e ancora faccio fatica a lasciare le cose incompiute, a non finire i compiti a casa”. Ecco l’idea del sequel. “Non mi dispiacerebbe farne una serie tv e magari firmarne la regia. Sono abituato a finire quello che inizio e la storia di Fabio non finisce qui”.