Intervista a Riccardo Ruggieri Editoria e media ai tempi del Coronavirus


Riccardo Ruggeri, è un editore anomalo, la sua attività inizia negli anni ‘50 come operaio della FIAT: la sua carriera manageriale è tutta all’insegna del risanamento e del riposizionamento strategico di aziende tecnicamente
fallite e raggiunge il suo massimo con la fusione Fiat-Ford di tutte le attività mondiali nei trattori, macchine agricole e del movimento terra, come CEO di New Holland poi quotata a Wall Street. Dopo il suo licenziamento (secondo Umberto Agnelli per eccesso di successo) diventa imprenditore, consulente internazionale di business e di management. Infine nel 2010, giornalista, scrittore, editore di Grantorino Libri e poi di una rivista, Zafferano.news che sfida le leggi economiche dell’attuale editoria italiana.

L’INTERVISTA

Riccardo Ruggeri, editore, da anni analizza lo stato dell’editoria e del giornalismo in Italia. Due mondi già in crisi da anni, il Virus oggi rimescola ulteriormente le carte. Cosa accadrà nel settore dei libri e dei giornali?
Innanzitutto, devo distinguere tra Giornali ed Editoria. I libri hanno una loro specificità che conosciamo. Quando parliamo di giornali, in realtà ci riferiamo al mondo dei media e della comunicazione, il peso dei media oggi
non è paragonabile all’influenza di un libro sull’opinione pubblica.
Faccio solo una piccola notazione “torinese”: quando il giornalismo era ai suoi valori massimi, negli anni ‘80 e ‘90, a Torino nei salotti “importanti”, nella gerarchia degli invitati, il Direttore de “La Stampa” veniva prima  ell’Amministratore
Delegato della FIAT.
Questo mondo oggi non esiste più.
Oggi, anche prestigiosi direttori, se pur importanti, non hanno più il “peso” del passato, anche a causa della caduta verticale delle vendite degli ultimi anni.
L’editoria ed i giornali sono in crisi da anni perché a partire dal 2001 tutti i business hanno dovuto ridisegnarsi in base a quello che io chiamo il modello del CEO Capitalism.
L’obiettivo di questo modello economico, politico e culturale, puntava al massimo efficentamento, avendo costi sempre più bassi e volumi di produzione sempre più alti, con al centro il consumatore e non più il lavoro.
L’editoria ed i giornali sono stati tra gli ultimi ad essere colpiti in Italia. Ma i numeri li abbiamo sotto gli occhi tutti. Poi è arrivato il Virus ed il mondo è destinato a cambiare nuovamente: andare a comprare il giornale in edicola nelle settimane scorse poteva perfino essere considerato non prioritario.
Tornando a Torino, nelle scorse settimane è arrivata la grande mossa scacchistica di John Elkan che in un colpo solo si è comprato il 50% dei giornali e delle radio italiane con una cifra identica a quella spesa per CR7 (100 mln €).

Vista la crisi dei giornali e dell’editoria all’Editore Riccardo Ruggeri viene in mente un nuovo “modello editoriale”?
Sì, è il discorso di Zafferano. All’inizio del 2019 ho avuto l’idea di lanciare un “esperimento” editoriale. Nel numero zero del febbraio 2019 spiego chiaramente la mia intuizione ed il “posizionamento” della rivista.
Zafferano nasce con l’idea di essere un settimanale “sperimentale”, totalmente in formato digitale, totalmente gratuito e qua sta l’innovazione senza pubblicità.
Visto che i ricavi sono zero, i costi devono essere zero. Chi scrive sulla rivista non riceve compenso io compreso e chi legge non deve pagare in abbonamenti o in pubblicità.
Anche i dati degli abbonati non vengono utilizzati se non per l’invio della rivista nella casella di posta dei lettori.
L’unico investimento fatto è quello relativo alla piattaforma tecnologica, che ho effettuato personalmente e l’ho considerato a fondo perduto.
Tornando all’editoria: la scelta del digitale è legata al fatto che ormai è chiaro a tutti che non vi sia altra direzione. L’ultimo mio libro scritto con Giovanni Maddalena, lo vendiamo a 5 € in digitale e 50 € sul cartaceo con firma degli autori ed a numero limitato, ma lo consideriamo un obolo per pagare la manutenzione della piattaforma. Era una provocazione,
ma abbiamo venduto moltissime delle copie cartacee stampate.

Nel tuo libro lanciato a dicembre e di cui hai omaggiato i lettori di Zafferano, introduci un personaggio controverso,
il Signor CEO.

Usciamo dall’editoria ed entriamo nella politica e nell’economia. Il Signor CEO è una mia creazione, un personaggio che però rispecchia un mix delle caratteristiche tipiche di una ventina circa di Chief Executive Officer
internazionali, tra cui anche il sottoscritto.
Questi CEO ragionano in modo diverso dai politici o dai giornalisti o dagli uomini di cultura.
Ho creato questo personaggio perché nello studio che ho effettuato da circa una dozzina di anni di quello che definisco il CEO Capitalism, mi era difficile identificare chi fossero queste persone.
Questi personaggi oggi sono i veri padroni del mondo. Gli azionisti come le grandi famiglie stanno scomparendo, sostituiti da Fondi Pensioni o Trust, la Borsa è dominata da algoritmi, la finanza si è snaturata portando al potere personaggi che a volte non possiedono nemmeno le azioni delle aziende che governano. È la vittoria di questa forma bastarda di capitalismo.
L’intuizione di questi personaggi è stata quella di mettere al centro il “consumatore” e non più l’uomo in quanto persona e lavoratore.
È un cambiamento radicale non solo in termini culturali ma anche organizzativi.
Se si punta ad avere prezzi sempre più bassi per fare in modo che il consumatore possa trovare sempre più merce al prezzo minimo, le aziende devono ovviamente tendere al monopolio. Stiamo assistendo alla creazione di concentrazioni incredibili.
L’aeronautica ad esempio vede solo più due grandi attori, Boeing e Airbus. Pensiamo ad Amazon che sta monopolizzando la logistica mondiale avendo avuto l’idea di mettere al centro non più il prodotto ma il processo.
Sono cose impensabili nella cultura industriale di trent’anni fa.
Tutti noi siamo stati allevati nella cultura del prodotto, mentre oggi la cosa più importante è la gestione del processo. Ma questo è il mondo in cui viviamo oggi.
Mi sono inventato questo personaggio, ovviamente carico di sgradevolezze, una sorta di “Padrone delle Ferriere 2.0” che dice in modo cinico quello che spesso chi detiene il potere non può o non vuole dirci.

Tre dei libri scritti da Riccardo Ruggieri

Cosa dice il Signor CEO in merito al Virus?

Il Signor CEO dice quello che vuole, dice sempre la verità e non può essere contraddetto.
Su Zafferano ogni settimana io cerco di intervistare il Signor CEO, faccio una domanda e lui risponde, spesso insultandomi o rifiutandosi di rispondere alle domande in quanto stupide.
Il Signor CEO ad esempio in questi giorni ha fatto un’analisi di come andrà il mondo dopo il Virus. Il ragionamento che fa è rigorosamente manageriale ed efficientistico.
Lui dice, se per salvarsi dal Virus dobbiamo andare a lavorare rispettando le distanze nei mezzi pubblici e poi in fabbrica dobbiamo rigorosamente rispettare tutte le nuove norme ridisegnando i layout produttivi, tanto vale sostituire gli uomini con i Robot!
Gli uomini staranno a casa, sul “Divano di Stato” che lui ha inventato nottetempo.
Ogni persona mandata a casa verrà dotata di un divano, di un computer ed un reddito di cittadinanza, continuerà a consumare comprando online evitando di contagiarsi.
Nessun momento migliore nella storia per sostituire l’uomo con i Robot!

Qualche anno fa hai scritto un libro sull’America, è una Nazione in cui hai vissuto molti anni, poi è arrivata la Cina:
che cosa sta succedendo e come il Virus inciderà sui nuovi equilibri?
Da almeno due secoli i grandi paesi cercano di globalizzare il loro potere. Tutti i tentativi di globalizzazione del potere sono falliti o hanno dato origine ad una guerra.
L’ultimo grande tentativo di globalizzazione è stato quello del Regno Unito con il Commonwealth, che si è scontrato con gli Imperi Centrali Europei, con lo scoppio della guerra.
La Seconda Guerra Mondiale ha portato sia alla scomparsa dell’Impero Inglese che alla scomparsa degli imperi centrali.Oggi con USA e Cina siamo di fronte alla stessa situazione con la grande differenza che la Cina ha volutamente scelto di condurre questa sfida unicamente sul piano economico, sul dominio commerciale. È una scelta che lo stesso occidente ha favorito con l’entrata della Cina nel WTO nel 2001.
Le ipotesi che io faccio sono due. Nel primo caso si andrà ad uno scontro che potrebbe non arrivare alla guerra ma arrivarci molto vicino.
La seconda ipotesi è invece quello di un accordo, soprattutto nel caso in cui dovesse vincere Biden alle prossime elezioni, USA e Cina si dividerebbero il mondo o meglio se lo divideranno i CEO Capitalist americani e i CEO Capitalist cinesi. Ma non esiste mai una divisione equa 50-50 ci sarà sempre qualcuno con il 49% e qualcuno con il 51%.
Se è vero – come ipotizzato nel mio ultimo libro – che il CEO Capitalism ha come obiettivo finale il monopolio, ad oggi l’unica nazione CEO Capitalist in purezza è proprio la Cina perché è una dittatura in grado di gestire il monopolio del potere politico ed economico.
Infatti all’interno dei 2800 notabili politici cinesi ci sono anche i CEO delle più grandi compagnie cinesi. Ultimo Jack Ma di Alibaba.
Fingono di essere privati ma tutti sanno che fanno parte delle gerarchie politiche. In modo simile ragiona la Silicon Valley ma in un contesto politico ben diverso. I due mondi potrebbero incontrarsi a questo livello.

Torniamo al Virus, tu hai scritto un libro bellissimo sul Cancro, qual è il rapporto tra il Virus e le altre malattie?
Ieri parlavo con il mio oncologo che mi diceva una cosa incredibile. Alcune persone malate di cancro, per paura del Virus non vanno più in ospedale per seguire le proprie terapie, preferiscono implicitamente lasciarsi morire della “propria” piuttosto che rischiare di prendersi il Virus. Vedi il caso degli infartuati, in questi tre mesi sono triplicati i morti.

In questi giorni siamo invasi da notizie di APP per il tracciamento del Virus con relativa invasione della privacy. Democrazia e controllo globale possono coesistere? Quale futuro ci attende da questo punto di vista?
Qualche anno fa avevo scritto un Cameo e diversi articoli in merito alla questione “intercettazioni”. Erano anche intervenuti magistrati importanti. Io sostenevo questa ipotesi: facciamo in modo che tutti siano intercettabili,
dal primo all’ultimo cittadino italiano.
Se tutti sono intercettati, non c’è nessun intercettato.
Il problema vero a questo punto sarebbe: chi detiene il potere di accedere a tutte le intercettazioni? Qui bisogna nominare
democraticamente un Titolare del trattamento che permetta a tutti i cittadini chiamati in causa di difendersi accedendo alle intercettazioni.
Stesso discorso vale per l’APP: se devono  mettere un Trojan nel mio smartphone, di fronte alla tutela della salute potrei essere anche favorevole, ma a questo punto va messo sui telefonini di tutti ma proprio tutti gli italiani e non solo in quello di qualcuno!!
CSM compreso. Democrazia in purezza!!


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