Francesco Renga: dal Festival di Sanremo al Tour nei Teatri


Tra i protagonisti del 71° Festival della canzone italiana con il brano “Quando trovo te”, il cantante si prepara a tornare on stage nei principali teatri italiani con un’energia davvero esplosiva.

Di recente lo abbiamo ascoltato sul palco del Teatro Ariston con il bellissimo brano “Quando trovo te”, ma Francesco Renga ha partecipato più volte al Festival di Sanremo. Il suo esordio è stato 30 anni fa con i Timoria e in quell’occasione la band vinse il Premio della Critica con “L’uomo che ride”. Nel 2001 si presentò come solista con il singolo “Raccontami…” e l’anno dopo con “Tracce di te”, mentre nel 2005 vinse la 55ª edizione del Festival con “Angelo”. Nel 2009 si presentò con il singolo “Uomo senza età” e nel 2011 fu chiamato a duettare con i Modà ed Emma con il brano “Arriverà”. Il Festival targato 2012 lo vide sul palco con “La tua bellezza” mentre nel 2014 vi prese parte con due canzoni: “A un isolato da te” e “Vivendo adesso”, quest’ultima scritta da Elisa e classificandosi quarto. L’ultima sua apparizione, prima di quella appena conclusa, è stata all’edizione numero 69 dove è stato applaudito con “Aspetto che torni”. L’adrenalina che solo il palcoscenico gli sa dare, forzatamente bloccata a causa della pandemia e finalmente ritrovata sulla Riviera dei Fiori, sta per esplodere. Da maggio infatti lo ascolteremo live nei principali teatri italiani che faranno da cornice a “Insieme tour”: una serie di date che Francesco Renga attende da tempo e che il Covid-19 ha congelato. Perché il virus non ha lasciato indenne nessuno, neanche gli artisti, e lui ha vissuto il lockdown con le stesse ansie e le medesime attese di ognuno di noi.

Il tuo ritorno al Festival, in questo 2021 di pandemia, cosa ha significato per te?
Partecipare di nuovo alla kermesse sanremese non ha mai avuto un valore più profondo di adesso e non è solo per la gioia di aver calcato ancora una volta quel palcoscenico, ma perché è stato importante essere presente in quel contesto così prestigioso per la musica. Ho partecipato a tanti Festival di Sanremo, ma questa volta è coinciso con il ricominciare finalmente a fare il mio lavoro. È stato come ripartire insieme con tutto il Paese. Mai come questa volta la musica ha potuto incarnare il significato di aggregazione. La kermesse canora è diventata il simbolo stesso di una ripartenza del mondo dello spettacolo e un segnale di speranza: la speranza che questo incubo causato dal Covid-19 possa finire il prima possibile.

Il brano di Sanremo 2021 è “Quando trovo te”: di cosa parla?
Il testo racconta di come nei momenti frenetici e ansiogeni della vita di oggi le piccole cose che appartengono alla normalità quotidiana e che sono apparentemente banali possono essere invece un aiuto fondamentale per tutti.

Perché per te è particolarmente importante questa canzone?
Perché rappresenta un traguardo personale dal punto di vista stilistico sia per quanto riguarda la scrittura sia per la vocalità. È un mix di quello che sono stato e di come sono oggi come artista e come uomo.

Nel 2005 hai vinto il Festival di Sanremo con “Angelo”: quanto è cambiato Francesco Renga da allora ad oggi?
Credo che l’emozione che mi danno le canzoni e la musica sia rimasta immutata nel tempo. Rispetto ad allora sento il peso della responsabilità nei confronti dei miei figli adolescenti Jolanda e Leonardo. “Angelo” è un brano che ho scritto di getto la notte dello tsunami, il 26 dicembre del 2004. Guardando quelle immagini terribili che scorrevano in televisione, un po’ come le immagini di questa pandemia, pensavo a mia figlia e ho sentito enorme il peso della paternità e la responsabilità di averla fatta nascere e così ho immaginato un angelo che potesse darmi una mano in questo ruolo.

A maggio sei nei teatri italiani con “Insieme tour”: sei pronto?
Mai come questa volta programmare un nuovo tour mi provoca così tante emozioni e ti assicuro che è molta la voglia di tornare a cantare per la mia gente e con la mia gente! Finalmente spero di poter abbracciare tutti realmente e magari non solo con lo sguardo. Per me è un po’ come tornare a vivere. Il 14 maggio sono al Teatro Colosseo di Torino, il 16 al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 17 all’EuropAuditorium di Bologna, il 21 al Teatro Dis_Play di Brescia e ancora il 24 maggio al Teatro Team di Bari, il 26 al Teatro Augusteo di Napoli, il 28 al Teatro Brancaccio di Roma e il 30 al Teatro Verdi di Firenze.

Cosa ti è mancato di più durante il lockdown?
Sicuramente cantare sul palco davanti al mio pubblico. Ancora adesso, per chi fa il mio mestiere, non si vede la fine di questo tunnel e non mi riferisco solo a noi artisti, ma a chi lavora nel mondo dello spettacolo. Ho voluto programmare le date del tour anche per dare loro una prospettiva. Con me lavorano circa 100 persone: tecnici luci, fonici, facchini, autisti e ognuno di loro ha una vita fatta di famiglie e mutui da pagare.

“Insieme: Grandi amori” è un brano nato durante l’isolamento forzato che ha però toni di speranza.
La canzone è un inno alla vita e alla voglia di tornare alla normalità dopo quello che è accaduto in Italia e nel mondo.
Rappresenta il desiderio di ripartire e di ritrovare i grandi amori senza dimenticare i valori di solidarietà che hanno contraddistinto quest’ultimo periodo. All’inizio ci siamo sentiti tutti soli e impotenti di fronte a questo virus, poi però abbiamo sviluppato un senso di comunità. La ripartenza, secondo me, passa anche attraverso l’amore, un sentimento che cerco di cantare in ogni mia canzone. Perché la vita non è fatta per vivere da soli, ma è fatta per amare.

A proposito di Covid-19, hai promosso il progetto solidale SOSteniamo Brescia!
Ho voluto aiutare le famiglie in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria. Brescia è stata duramente colpita dal virus e mi è sembrato giusto, dopo gli ospedali, sostenere le persone che si troveranno senza lavoro. La pandemia rischia infatti di portarci al collasso sociale. Questa è la mia città e qui vivono i miei figli, era doveroso che facessi qualcosa di concreto. In quei momenti così difficili si è risvegliata una bellissima umanità, un nuovo sentimento che ha unito tutti e che si era perso. Anche noi cantanti e artisti ci siamo sentiti più vicini ed è stato importante.

Nella fine del 2020 sei stato uno dei giudici di “All togheter now”: qual è la tua esperienza con i talent show?
Questa è stata la mia terza apparizione in un talent perché in passato ho fatto il giudice ad “Amici” e a “The Voice of Italy” e devo dire che mi diverto sempre. Michelle Hunziker è stata un’ottima padrona di casa: è stata lei a telefonarmi e a spiegarmi il format e sempre lei ha saputo trascinare tutti noi in questa avventura con quell’ironia, quella grazia e quel garbo che solo lei sa portare in televisione. La giuria era composta da J-Ax, che considero unico al mondo, Rita Pavone che è una potenza della natura, e Anna Tatangelo con la quale abbiamo creato dei siparietti alla Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Credo che in un momento come quello che abbiamo vissuto sia stato utile portare ai telespettatori
un po’ di leggerezza e distoglierli per qualche istante dall’ansia e dalla paura.


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