Davide Nanni ha fatto della sua terra d’Abruzzo la propria forza. Creativo e con uno sguardo attento al passato, “Chef Wild” prepara le sue ricette nel bosco cuocendo tutto sulla brace: dalla pasta fresca ai dolci da forno. La sua storia culinaria si lega alla terra e agli affetti più veri. Nonostante abbia una formazione di livello, anche insieme a chef del calibro di Locatelli con il quale ha lavorato a Londra, Davide Nanni ha scelto Castrovalva (AQ), un piccolo paese abruzzese, per prendere in gestione la Locanda Nido d’Aquila che è poi l’agriturismo di famiglia. I suoi piatti coniugano l’animo un po’ selvaggio (non a caso viene definito “Chef Wild”) alla grande professionalità e celebrano il valore della terra e dei prodotti locali. Il grande successo ottenuto da Davide Nanni prima sui social network poi in televisione ha reso questo borgo di quindici abitanti un simbolo di autenticità e tradizione oltre che una meta per i turisti. Per garantire un servizio di livello lo chef ha scelto però di avere un numero limitato di posti nella locanda, ma grazie alla sua fama si stanno ripopolando anche i locali dei dintorni, gestiti da alcuni amici, dove lui stesso indirizza qualche cliente. Amante della natura, della vita che scorre lenta e dei valori più veri, non ha mai ricercato la notorietà anche se questa è arrivata quasi per caso. Nei suoi post su Instagram, seguiti da oltre 190.000 follower, propone ricette originali e sfiziose come le pappardelle al cacao con sugo di cinghiale in bianco o la crostata di nonna Dalia con mele verdi e cannella. Tutte rigorosamente cucinate in mezzo ai boschi, a fuoco vivo, con pochi strumenti e molta tecnica. Proprio grazie a questa particolarità nel 2022 “Chef Wild” è stato invitato da Antonella Clerici a far parte del cast fisso di “È sempre mezzogiorno” su Rai 1.
Sei nato chef o lo sei diventato?
Quando la mia famiglia si è trasferita a Castrovalva da Roma per aprire la locanda, ero l’unico bambino del paese. Avevo 6 anni e per passare il tempo aiutavo in sala portando le brocche d’acqua. In cucina vedevo nonna e mamma impastare e ne ero affascinato. Force ci sono nato, ma sicuramente lo sono diventato.
Nel tuo passato c’è l’esperienza all’estero. Un bilancio?
Al termine dell’istituto alberghiero a Villa Santa Maria, in provincia di Chieti, i migliori delle classi venivano mandati nei ristoranti di livello e io sono andato da Locatelli. Avevo 18 anni e dal paesino dove studiavo mi sono ritrovato in una metropoli come Londra. Ero un ragazzo semplice e non avevo mai frequentato ambienti di lavoro dove c’era competizione. Il cambio di vita è stato forte e impegnativo, ma anche utile per capire cosa non volevo essere da grande. In quei sette mesi ho pensato addirittura di cambiare mestiere, ma mia madre mi diceva di provarci ancora. Tornato in Italia mi sono preso quattro mesi di riflessione e poi sono andato a lavorare a Roma, in diversi ristoranti di piazza Navona, perché avevo il posto già prima di partire per Londra. È stata un’esperienza importante che mi ha insegnato a… correre. C’erano tanti turisti e bisognava essere veloci per soddisfare tutti. Quando poi mi sono spostato in cucine più gourmet, proprio perché ero veloce, gli chef mi hanno insegnato a fare un po’ di tutto. Ho avuto la fortuna di incontrare persone con un cuore grande, aspetto per me fondamentale.
La “Locanda Nido d’Aquila” è un family affair. Quando hai deciso di occupartene?
Prima di tornare a Castrovalva ho fatto un’esperienza di tre anni in un locale a Roma dove sono stato chef di cucina e nel 2017 ho preso un premio Gambero Rosso. Quando ho chiesto un aumento mi è stato detto che il ristorante non guadagnavano abbastanza, mentre sapevo che non era così. Siccome avevo ricevuto una proposta dalla Florida ho deciso di andare in America dove ho lavorato come chef per due ristoranti italiani. Però mi mancava la famiglia e nonostante l’esperienza sia stata bella, non ero felice di cucinare perché le proposte culinarie della nostra terra erano adattate alla clientela americana. Così sono tornato a casa e ho preso in mano il ristorante di mamma. Lei mi ha incentivato, mi ha detto di provare a fare la mia cucina gourmet con i nostri prodotti.
Come è nata l’idea di preparare le ricette nei boschi?
Rientrato a Castrovalva nel periodo del Covid, mi sono sentito solo come quando ero piccolo così sono andato a Roma, ma dopo due settimane ho telefonato a mia madre e le ho detto: domani torno e con papà facciamo la cipollata nel bosco. Feci un video su Facebook che ottenne 1 milione e 600.000 visualizzazioni. Non potevo immaginare quanto le persone avessero bisogno di natura, libertà e di rapporti veri con i genitori. In tanti ancora oggi mi scrivono che è bello il legame che ho con mio padre e in tanti, quando ci vengono a trovare al ristorante, capiscono che quel senso di famiglia che si vede sui social è reale. Da piccolo, quando pascolavo le pecore con il nonno, facevamo la brace e il legnetto che uso ancora oggi nei video è una forchettina che aveva fatto lui con i legnetti. Quel bastoncino per me è un ricordo prezioso, un portafortuna che ho sempre con me, anche da Antonella Clerici. Perché questa è la vita vera.
Cucinare all’aperto in inverno rende tutto più complicato?
In estate con mio padre lasciamo nei boschi della legna che copriamo con la cerata così quando è inverno abbiamo il necessario per accendere il fuoco. Con la neve andiamo in posti raggiungibili a piedi, ma mi piace tantissimo. Io la neve la uso per preparare la pasta o il brodo. Qui non c’è inquinamento e l’acqua bolle per cui è pura.
Secondo te cosa manca oggi, in cucina e nella vita?
La semplicità. Abbiamo tanti frullatori mentre basta poco per fare una crema. Credo davvero che si stesse meglio quando si stava peggio. Al mio ristorante faccio cucina gourmet ad un prezzo modico perché le materie prime sono mie e perché voglio regalare alle persone un’esperienza culinaria fatta di rapporti umani. Il mio sogno è vivere in unione e convivialità. Nella locanda gli sconosciuti diventano amici e beviamo insieme la genziana mentre parliamo. Tutto questo fa bene soprattutto a me.
Grazie a te Castrovalva è diventato famoso. Quanto è importante far conoscere i borghi italiani?
È fondamentale perché tanti prodotti tipici e di qualità vengono proprio dai paesi piccoli dove non si usano i conservanti. Bisognerebbe dare una mano a chi crede in quella semplicità della lavorazione delle materie prime.
Quali ingredienti non mancano mai nella tua cucina?
Pecorino, guanciale e uova perché abbiamo gli animali.
Spesso si criticano i social, ma tu ne hai fatto un uso intelligente. Che rapporto hai con i follower?
I social sono un gioco e mi fa piacere conoscere gente, ma la mia vita è la stessa di sempre. Sono un ragazzo di campagna che vuole sincerità. Per questo il rapporto con i follower è vero, non artefatto.
Com’è l’esperienza in televisione?
Molto bella e ringrazio “È sempre mezzogiorno”, ma soprattutto Antonella, che ha sempre nominato il mio paese e il ristorante. Continuo ad andarla a trovare e mi piace perché da lei c’è un’atmosfera rilassata e divertente. Nonostante la televisione, però, io sono sempre con i piedi per terra perché prima di essere un bravo chef ho scelto di essere una brava persona.