Dalla Web Tax alla Global Tax- Prospettive per una società tecnologica post-pandemia


Negli ultimi venti anni la tecnologia ha avuto uno sviluppo impressionante: per anni le innovazioni High-Tech hanno viaggiato, soprattutto in Italia, ad una velocità multipla rispetto alla velocità con cui la società si  dieci anni fa quando la rivoluzione degli Smartphone e dei Tablet ha portato Internet ed i servizi ICT in generale, nelle mani di quasi tutti. Questa
diffusione di massa, tuttavia non è bastata nel generare una totale digitalizzazione della società. Erano rimasti segmenti importanti della popolazione che per anni non sono stati toccati da tale rivoluzione.
Nonostante ciò le grandi Corporation delle Big-Tech hanno continuato a crescere a ritmi incessanti diventando talmente grandi da superare il potere di Nazioni e addirittura Continenti.

L’arrivo della Pandemia da Coronavirus nel 2020 ha provocato quello che in termini scientifici viene chiamato il salto quantico (“quantum leap” è un termine tipico della fisica delle particelle) che ha – nel giro di pochi mesi – reso indispensabile il passaggio ad una società totalmente digitalizzata, con un uso massivo di e-commerce, smart-working
e didattica online.
Le nuove tecnologie da sempre vengono adottate attraverso “salti” improvvisi e questa situazione è stata forse l’esempio più eclatante nella storia della nostra società.
Con la stessa velocità sono stati stravolti molti dei paradigmi su cui sono basate la società e la nostra economia.
Con la Pandemia le grandi Corporation High-Tech tra cui spiccano le famose GAFA (Google, Apple, Facebook, Amazon) sono state affiancate da player prima secondari ma cresciuti in modo esponenziale, quali Netflix, Zoom e decine di altri protagonisti economici dell’era digitale: contemporaneamente una grande quantità di attività economiche “classiche” legate ad esempio a trasporti, ristorazione, intrattenimento, hanno subito perdite ingenti.

Uno dei nodi venuti al pettine e che da anni era in discussione tra gli specialisti di Tecnologie,
gli Economisti ed i Sociologi era l’equa tassazione di queste multinazionali, la sostituzione del lavoro umano che stava avvenendo a causa di Intelligenza Artificiale e Robot e la delocalizzazione del lavoro
verso i paesi asiatici.
Nel mese di Luglio 2021 dopo anni di discussioni sull’argomento, l’OCSE, l’Organizzazione mondiale che raccoglie i paesi più sviluppati, ha raggiunto un risultato impensabile fino a qualche anno fa.
Nel corso del forum del G20 tra i ministri finanziari di Venezia, è stato trovato l’accordo  delle Grandi Corporation (high-tech e non) pari al 15% dell’utile prodotto. E’ stato inoltre introdotto un meccanismo di ripartizione delle quote tra i vari stati, in modo tale da evitare che il reddito prodotto in un certo paese venga tassato totalmente in un altro. Gli stati del G20 hanno ora due anni per implementare questo accordo.
La Pandemia ha creato una serie di spiazzamenti nella crescita delle aziende e l’assenza di un meccanismo simile avrebbe
potuto provocare danni ingenti alle economie ed alle società. Questi fondi serviranno sicuramente all’inizio per la “ricostruzione” ed in seguito ai grandi investimenti nella logica del Green New Deal europeo; che ridisegneranno completamente le società nei prossimi dieci anni.

Un’ipotesi spesso giudicata irrealizzabile, in pochi mesi è diventata realtà. La Global Tax potrebbe generare un gettito totale di 150 miliardi di Euro l’anno, una cifra sufficiente a sostenere una vera e propria rivoluzione verso l’economia circolare e sostenibile.
Nei vari articoli ed interviste comparse sulla rubrica TecnoFuturo degli ultimi anni avevo trattato il tema della tassazione delle Corporation, della trasformazione del lavoro e l’avanzare inarrestabile di Robot ed Intelligenza Artificiale, con vari protagonisti dello scenario economico mondiale.
In particolare avevo posto la questione al Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, al Professor Alan B. Krueger ed agiornalista e saggista Federico Rampini. Riporto un breve estratto dell’intervista con il Professor Stigliz avvenuta a Trento nell’estate 2015. “Da alcuni anni si sta verificando un fenomeno da molti previsto e sempre più reale: la progressiva sostituzione delle macchine e dei software in moltissimi lavori compiuti dagli esseri umani, con unico vantaggio da parte delle Corporation che hanno ingentissimi capitali per investire in tecnologie sempre più sofisticate, in

grado di cancellare milioni di posti di lavoro, senza peraltro crearne di nuovi nel breve periodo. L’avidità di alcune Corporation dalla fulgida immagine ma dal meno apprezzabile operato sociale, ha portato molte di queste a stabilire la propria sede fiscale in “paradisi” e “free zones” che garantiscono un’elusione fiscale di notevole importo.
Quello che sta avvenendo è un reale drenaggio di ricchezza e benessere dalla classe media europea e statunitense a favore di queste Corporation che, nonostante gli stratosferici utili e bonus elargiti ai top manager, non restituiscono attraverso la leva fiscale quasi nulla al tessuto sociale in cui sono nate e tanto meno al tessuto sociale globale in cui operano”.
Abbiamo incontrato ed intervistato il Premio Nobel Joseph Stiglitz, nel corso del Festival dell’Economia di Trento 2015. Il giorno della conferenza stampa Stiglitz ha lanciato un’iniziativa appoggiata da un’ampia coalizione internazionale di forze.
L’obiettivo è mettere fine alla gigantesca elusione fiscale delle multinazionali, con casi eclatanti come Apple e Google, regine di Wall Street, macchine dai profitti multimiliardari, che riescono a pagare aliquote fiscali vicine allo zero. Tutto ciò a causa dei governi che consentono scappatoie legali. “Le nazioni sviluppate devono imporre la minimum
corporate tax – ha affermato il Premio Nobel dell’Economia durante la conferenza – è questo l’unico modo per fermare
la gara al ribasso, la corsa a chi paga meno tasse. Il vantaggio sarebbe enorme: consentirebbe di reperire nuove risorse per lo sviluppo, e di abbassare la pressione fiscale sul ceto medio”.

Dopo “soli” sei anni dall’intervista lo sforzo del Professor Stiglitz ha trovato l’approvazione degli stati nazionali.
La cosa impressionante è che nella mia intervista al compianto Professor Krueger, consigliere economico di Obama e

prestigioso economista, pubblicata nella rubrica TecnoFuturo di Settembre 2016, di cui riporto un piccolo e testuale estratto, egli sosteneva una Global Tax del 15%, esattamente la stessa aliquota adottata dagli stati OCSE nel mese di Luglio 2021.Il professor Krueger ci ha lasciati nel 2019 poco prima che la Pandemia colpisse l’intero globo, purtroppo senza poter vedere realizzata l’idea per cui aveva lottato per anni.

Professore, queste compagnie hanno come principale caratteristica la velocità. Stanno crescendo in dimensioni e fatturato ad una velocità elevatissima e sono altrettanto celeri nell’evitare che gli immensi utili che stanno generando vengano tassati in modo adeguato, restituendo alla collettività in
cui operano parte della ricchezza creata.
Per non parlare di quelle società che stabiliscono la loro sede in un “paradiso fiscale”.
Come può essere risolto questo problema?
La soluzione, anche se per ora utopistica, è quella di avere una tassa minima mondiale in qualsiasi luogo venga creata la ricchezza. Per esempio potrebbe essere un minimo del 15%. In questo modo, ovunque queste compagnie
dovessero fissare la propria sede legale, sarebbero comunque costrette a ragionare sulla convenienza nello spostarsi da una nazione all’altra. Diverso è invece il concetto della tassazione sulle Startup che dovrebbe essere molto bassa per favorire appunto la nascita di nuove compagnie nei settori di appartenenza.
Il professor Krueger solo cinque anni fa parlava di “soluzione utopistica”, nel dopo intervista ricordo che mi aveva detto che la cosa avrebbe potuto realizzarsi nel giro di vent’anni. La pandemia ha accelerato i tempi in modo
talmente eclatante da portare questa soluzione a divenire invece realtà nell’arco di pochi mesi dalla proposta ufficiale.
Tornando all’intervista a Federico Rampini del luglio 2015 egli ipotizzava una soluzione ancora più estrema che al momento non si è ancora verificata, ma che, visti gli stravolgimenti degli ultimi mesi, non è più utopica. Riportiamo fedelmente il testo di quella parte di intervista: “Stiglitz a Trento ha presentato un’iniziativa molto interessante: le sue parole sono prese in seria considerazione da parte di molti Capi di Stato e di Governo, crede che avrà successo e cosa si può fare nel caso in cui nei prossimi anni vengano cancellati milioni di posti di lavoro per l’inarrestabile avanzamento delle nuove tecnologie?
Non solo appoggio e ammiro la proposta di Stiglitz ma voglio fare un’ulteriore provocazione: cominciamo a tassare i robot ed i software di intelligenza artificiale che stanno sostituendo il lavoro umano. Non è una semplice boutade: ogni volta che
un’azienda assume un operaio deve pagare contribuiti sociali, sanitari e tasse. Per quale motivo un robot che sostituisce l’uomo non dovrebbe contribuire a pagare la pensione o le cure mediche agli esseri umani?
Per quale motivo la ricchezza creata dalle macchine non dovrebbe contribuire a sostenere chi perde il lavoro a causa loro?Cominciamo a far pagare le tasse ai Robot!
Tutto quello che oggi sembra impossibile, diventa possibile, quando si inizia a pensare fuori dagli schemi”.

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