Fan di tutto il mondo sincronizzate gli orologi: il 4 dicembre esce il nuovo album di uno dei cantanti e compositori più famosi d’Italia e il prossimo anno ci saranno una serie di live.
Quattordici brani inediti. Quattordici canzoni che, ancora una volta, faranno sognare le donne e gli uomini che da sempre amano i suoi testi e le sue melodie. Perché lui, Claudio Baglioni, nonostante da 50 anni sia on stage sui palchi della penisola e nonostante i sessanta milioni di copie di dischi vendute sino ad oggi, ogni volta che fa uscire un nuovo lavoro sa sorprendere il suo pubblico e regalare canzoni originali e nuove. Musicista, autore e interprete dallo stile inconfondibile, a partire dalla fine degli anni Sessanta ad oggi Baglioni è riuscito a conquistare una generazione dopo l’altra grazie ad un repertorio pop, melodico e raffinato nel quale ha saputo fondere canzone d’autore, rock, sonorità internazionali, world music, jazz e molto altro. Grazie a lui il concetto stesso di performance live è stato rivoluzionato ed è diventato un grande raduno negli stadi esattamente come lo intendiamo oggi. Sempre lui, con intelligenza e lungimiranza, nel 1991 è stato il primo a far scomparire il palco durante gli spettacoli e a portare la scena al centro delle arene più importanti e prestigiose d’Italia. Visionario dall’anima nobile e gentile che ha vissuto e vive di musica e per la musica, Claudio Baglioni firma un nuovo album che si intitola “In questa storia, che è la mia”. Il lavoro è il sedicesimo registrato in studio ed è una riflessione in note del nostro mondo inteso come collettività e come momento intimo di ogni persona. Si tratta di un prodotto originale, accurato e profondo che il cantautore romano regala con generosità ai suoi fan poco prima di Natale.
“In questa storia, che è la mia” ha un fil rouge: quale?
L’album vuole essere un invito a rileggere la nostra storia come umanità, ma anche come individui unici e pensanti. La storia della quale parlo è legata ai tanti istanti di musica e parole che abbiamo scritto e vissuto insieme, ma non può non essere legata al contesto sociale e all’epoca che, sebbene non sia così evidente, ciascuno di noi ha contribuito a creare e crea quotidianamente. Mai come in questo 2020, poi, la sensazione di scrivere una pagina di storia è tangibile in ognuno di noi.
Lei festeggia 50 anni di carriera: un traguardo importante?
Un compleanno significativo che ho voluto celebrare con questo lavoro, in uscita il 4 dicembre, che include 14 brani inediti. Si tratta del sedicesimo album registrato in studio ed esce sette anni dopo “Con Voi”.
Cosa rende speciale questo ultimo album?
Diciamo che l’ho ideato e composto sullo stile dei dischi di un tempo. Infatti lo definirei reale e sincero. È un album fatto a mano, quasi in maniera artigianale, ed è interamente suonato. Ho creduto e credo molto in questo lavoro, infatti ci ho messo tempo, impegno e passione. A partire dalla scrittura, che sono riuscito a strutturare su linee melodiche e processi armonici che la musica pop di oggi in gran parte sembra trascurare. Le sonorità sono tutte vere, nel senso che sono acustiche e si compongono di basso, batteria, pianoforte, chitarre, archi, fiati, voce e cori. Ho utilizzato l’elettronica solo per curare gli effetti del suono e delle atmosfere. Sono soddisfatto del risultato di questi quattordici pezzi che sono interamente suonati dalla prima all’ultima nota. E il merito non è soltanto mio, ma di un gruppo di musicisti fantastici che sanno fare il loro mestiere con creatività, invenzione, energia e passione. Questo perché loro la musicalità ce l’hanno davvero dentro.
Tempo per lei significa?
Secondo me è un elemento cardine della vita di ogni essere umano. Il tempo misura di continuo i nostri istanti e la nostra esistenza. Oggi tendiamo a fare tutto velocemente, come se di tempo non ce ne fosse mai abbastanza, e questo un po’ mi preoccupa perché rischiamo di perdere il contatto vero e profondo con le persone e con le cose. Il pericolo che vedo è di non fermarsi più a riflettere e ad approfondire nessun argomento. Il tempo lo abbiamo inventato noi, per dargli una definizione, ma alla fine vince lui. Come musicista credo di averlo contrastato, perché è anche un dato musicale, mentre come uomo spero di aver quantomeno pareggiato.
Tornando indietro nel tempo, quale epoca vorrebbe rivivere?
Gli Anni ’90 perché quella decade è stata raccontata poco e un po’ dimenticata rispetto alle precedenti. Tutti ricordano i fantastici Anni ’60 e ’70. Anche gli Anni ’80 hanno segnato un’epoca, mentre i ’90 sono stati trascurati, anche se in quel periodo accaddero fatti epocali che hanno lasciato un segno nell’umanità come la caduta del muro di Berlino.
Per citare una sua canzone, la vita è adesso?
In realtà io rivivo spesso il passato e programmo il futuro. Uno dei ricordi più intimi che ho della mia infanzia è quando i miei genitori mi portavano al mare e io mi sentivo davvero felice. Il presente, invece, per me non è così affascinante come la nostalgia di ieri e neppure così adrenalinico come la previsione del domani. In realtà però è l’unico istante che possiamo davvero vivere.
A proposito di futuro, a quando i live?
Dovevamo già partire con i concerti a Caracalla, ma l’emergenza sanitaria del Covid-19 ha fatto sì che tutto venisse bloccato. Salvo diverse segnalazioni, calcherò nuovamente le scene nel 2021. Si tratterà di un vero e proprio spettacolo dal titolo “Dodici note” in cui la musica e le parole si uniranno in una dimensione che definirei pop-rock sinfonico e che raggrupperà la grande orchestra classica, il coro lirico, la big band e le voci moderne. Quello che più mi piace è che le dimensioni del luogo sono ovviamente meno grandi di quelle di uno stadio per cui avrò un rapporto quasi
diretto con il pubblico.
Ci sono già delle date?
“Dodici note” partirà dalle Terme di Caracalla di Roma dove mi esibirò dal 4 al 18 giugno. Dopo questi dodici concerti ci saranno quattro live in due teatri che sono a tutti gli effetti luoghi d’arte unici al mondo: il 16 e il 17 luglio sarò al Teatro Greco di Siracusa e l’11 e il 12 settembre all’Arena di Verona. Si tratterà di un vero spettacolo e il cartellone è prodotto e organizzato da Friends & Partners in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma per quanto riguarda le date alle Terme di Caracalla. Sono orgoglioso ed emozionato perché per la prima volta in assoluto la stagione estiva dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla ospiterà dodici serate consecutive dedicate allo stesso artista.
Quando la rivedremo in tv?
Non lo so, ma spero un giorno di tornare a fare un programma perché secondo me la televisione è il teatro più grande che esista. A mio giudizio non deve essere solo intrattenimento, ma deve avere una funzione pedagogica ed essere informativa e fatta bene.
Un consiglio per i giovani che sognano di diventare come lei?
Più che un consiglio, un augurio: di avere dei genitori come i miei. Fu mio padre, maresciallo dei carabinieri, che decise di regalarmi uno strumento musicale e sempre lui, nel 1967, firmò il mio primo contratto musicale perché io ero minorenne. Mia madre, invece, mi ha sempre supportato e forse, all’inizio, in famiglia ero io quello meno convinto a intraprendere la carriera di musicista e cantante. Loro per me ci sono sempre stati, anche quando non ero ancora famoso e gli ostacoli da superare erano tanti.