Cammini d’Europa: il turismo lento ed ecosostenibile


La situazione creata dalla pandemia in corso, che impone limitazioni e suggerisce di evitare assembramenti, ha portato a rivalutare e apprezzare le vacanze all’aria aperta. Un turismo lento ed ecosostenibile, di scoperta del territorio, da svolgere in sicurezza. Complice anche la ricerca di esperienze più complete e il desiderio di portare a casa ricordi vividi e sinceri, gli itinerari escursionistici a breve, media e lunga percorrenza hanno ripreso a vivere una stagione di grande interesse. E poiché la voglia e la possibilità di muoversi tornerà con le belle giornate, i cammini saranno una reale opportunità per spostarsi, stando a contatto con la natura, con noi stessi e la bellezza che ci circonda. Ossigenando la mente e il corpo.

Il trekking a basso livello di difficoltà ha già conosciuto un incremento nel 2020 perché consente di: mantenere il distanziamento fisico, fare attività e conoscere posti nuovi. Chilometri da percorrere passo dopo passo, con lo zaino in spalla e il minimo indispensabile dentro, con scarpe adeguate per affrontare pianure e dislivelli. Per stare in giro
una giornata oppure un mese intero. Sono moderni pellegrinaggi, non solo di carattere religioso, che coniugano aspetti culturali e sociali con la scoperta di città turistiche e piccoli borghi. Percorsi tracciati per assaporare lo scorrere del tempo e godere dell’ambiente circostante, dei suoni e dei profumi, della luce e di un silenzio che parla alla parte più intima di noi. Nati nel Medioevo per espiare i peccati nel nome di un Santo, alcuni cammini moderni mantengono il legame con le loro origini mentre altri sono praticati da un’epoca più recente e hanno un puro intento escursionistico. In ogni caso, lungo il percorso il viandante accoglie ciò che il destino ha in sorte e trova ospitalità in strutture alberghiere che mantengono lo stesso spirito del passato, ma con comodità e standard di accoglienza sicuramente migliori di quelli
più antichi. Un viaggio che mette in contatto modi di vivere anche diversi, culture e abitudini culinarie differenti, che generano tolleranza e accoglienza in chi cammina e in chi riceve gli ospiti.

Una turista in pellegrinaggio, sullo sfondo la parte storica di Santiagode Compostela.

Camino de Santiago

L’apripista di tutti i cammini europei è senz’altro lo spagnolo Cammino di Santiago che, attraverso una rete di strade rintracciabili in tutta Europa, conduce alla Cattedrale di Santiago de Compostela, in Galizia. Il pellegrinaggio si può effettuare a piedi, in bici o a cavallo. Suggellato come il cammino più famoso al mondo, a calpestare i suoi sentieri arrivano anche persone da altri continenti. Con una ragionevole approssimazione si stima infatti che i pellegrini intenti a seguire le stelle e le frecce gialle del percorso siano ogni anno attorno ai 300 mila. Ricalcano i passi compiuti dall’apostolo San Giacomo (Santiago) il Maggiore che operò la sua evangelizzazione in Spagna. Rientrato in Palestina egli fu decapitato intorno all’anno 44 d.C. e le sue spoglie furono miracolosamente rinvenute tra l’820 e l’835 in un campo della Galizia, in un punto indicato da una stella. Da qui il nome della città Santiago de Compostela (il campo della stella). Divenne meta di pellegrinaggio per una scelta politica operata da Alfonso II, re delle Asturie. Egli approfittò di una temporanea debolezza di Roma, nonché dell’inaccessibilità di Gerusalemme, all’epoca in mano ai musulmani, per rafforzare la propria influenza nella sfera cattolica interna ed estera. In questo modo l’importanza del cammino crebbe e a inizio del XVI secolo fu dichiarato da Papa Alessandro VI quale uno dei tre grandi pellegrinaggi della cristianità. A guardare la cartina, il Cammino di Santiago è in verità un reticolo di tredici percorsi che attraversano la Spagna, partendo da sud o da nord, da est, unendosi in diversi punti. Il più famoso e trafficato è il percorso francese che inizia nella cittadina di Saint Jean Pied de Port in Francia, ai piedi dei Pirenei. 800 chilometri e 31 tappe la separano da Santiago de Compostela, attraversando la parte settentrionale della Spagna. Nel suo tragitto si incontrano montagne e pianure, vaste distese di grano riarse dal sole e boschi bucolici, città affascinanti come la Pamplona raccontata da Hemingway in “Fiesta”, Burgos e la sua imponente cattedrale, Leòn e una primitiva Cappella Sistina. In realtà non è obbligatorio percorrere il cammino francese nella sua interezza: molti viandanti lo iniziano a loro piacere, a seconda del tempo a disposizione. Ed è possibile ottenere l’indulgenza per il proprio peccato,  e il certificato di percorrenza (la Compostela), approcciando soltanto gli ultimi 100 chilometri del tracciato. In realtà il tratto di percorrenza più antico è il Cammino Primitivo,  intrapreso proprio da Re Alfonso II. Si parte da Oviedo, nelle Asturie, ed è lungo  320 chilometri, percorribile in un paio di settimane. È un percorso considerato impegnativo,  composto da continui saliscendi, e proprio per questo è affascinante e aspro. Molti pellegrini poi, una volta arrivati davanti alla Cattedrale di Santiago de Compostela, aver abbracciato la statua del Santo e ottenuto l’indulgenza, proseguono fino a Fisterre. Ottanta chilometri più a ovest, attraverso la campagna galiziana, per raggiungere l’ultimo avamposto di terra spagnola. Il chilometro zero, sulla cui spiaggia si viene per raccogliere la conchiglia. La capasanta, simbolo del cammino, del viandante, della meta finalmente raggiunta.

 

 

La Via Francigena

Conosciuta anche come la Via Romea, la Via Francigena è un insieme di itinerari che – partendo da diversi punti dell’Europa nord-occidentale – arrivano fino a Roma, sulla tomba dell’Apostolo Pietro. E da lì, per chi ancora lo

desidera, verso la Puglia dove si imbarcavano pellegrini e crociati diretti in Terra Santa. La prima descrizione del tracciato risale al X secolo perché fu percorso dal Vescovo Sigerico di Canterbury che ne lasciò testimonianza. Per questo motivo l’inizio ufficiale della Via Francigena è proprio nella città del Regno Unito. Ha una lunghezza complessiva di quasi 3500 chilometri, e oltre 1300 metri di dislivello che la rendono percorribile a piedi in quasi cinque mesi. Il simbolo di un pellegrino medievale, con sacco in spalla e bastone, indica la strada partendo dalla campagna inglese per affacciarsi sulle bianche scogliere di Dover. Entra quindi in Francia dove, tra ampie pianure e morbide colline, si incontrano imponenti cattedrali gotiche e luoghi di culto che impongono la sosta. L’accesso in Italia è attraverso il confine svizzero, sul versante settentrionale del Passo del Gran San Bernardo. Anche se dal XII secolo è indicato il Colle del Moncenisio, in Val di Susa, come ulteriore valico di passaggio. Andata in disuso nei secoli, nel nostro paese la Via Francigena è tornata a esser motivo d’interesse circa 50 anni fa. Nonostante le condizioni topografiche del territorio, con autostrade e statali che hanno preso il posto dell’antico cammino, l’attuale percorso è in gran parte aderente a quello originario, e oggi può essere effettuato sia a piedi che in bicicletta. Scendendo attraverso la Pianura Padana e costeggiando tratti del fiume Po, la Via Francigena supera gli Appennini e arriva a lambire il Mar Mediterraneo in Versilia. Passo dopo passo si muove tra i paesaggi ondeggianti della Toscana e i borghi pregni di storia, fino a San Gimignano e le sue torri da antica metropoli. Fino a Siena e la Val d’Orcia. Seguendo la via Cassia Romana, con quelle pietre bianche intrise di passi e di vita, si giunge a Viterbo. Temporanea sede papale, la città laziale è un prezioso antipasto di ciò che attende il pellegrino ormai vicino alla Città Eterna, dove si raggiunge il traguardo. Iscritto nel 1994 tra gli itinerari culturali d’Europa, la cura e il potenziamento della Via Francigena è dovuta soprattutto alle entità territoriali, rendendo il percorso molto diverso e con praticità variabili a seconda del tratto. In un certo senso ricorda l’originaria modalità di percorrenza, quando un tracciato veniva preferito a un altro per condizioni climatiche, ambientali e anche ostacoli naturali che ne accrescono le difficoltà. Ma con lentezza, costanza e caparbietà, la meta viene raggiunta e sarà stata un’esperienza unica e memorabile.

 

 

 

 

 

 

Il cammino di Sant’Olav

Sant’Olav è il patrono della Norvegia, a cui è dedicato il pellegrinaggio. Attraversando la Danimarca e la Svezia, ma anche dalla Finlandia, si arriva nella Cattedrale di Trondheim, costruita in onore del Santo. La leggenda si mescola con la storia di Olav Haralsson, re degli scandinavi, il cui obiettivo era l’unificazione dei territori nordici in un unico regno cristiano. Per perseguire il suo scopo nel 1030 condusse la battaglia di Stiklestad contro un gruppo di dissidenti e ivi fu martirizzato. L’anno successivo venne proclamato Santo dal Vescovo Grimkjell, dando così inizio al pellegrinaggio nel suo nome. L’inizio ufficiale del cammino è a Turku, in Finlandia, per un tragitto lungo circa 1200 chilometri. Ma, come per tutti gli altri cammini, si tratta di una rete di strade che partono da diversi punti per raggiungere lo stesso, prezioso luogo. Si contano una dozzina di tratti che variano di lunghezza, per un’estensione complessiva di circa 700 chilometri, cadenzati da cippi segna-cammino. Il tratto più famoso parte da Oslo e si divide in un percorso occidentale, passando da Gjovik, oppure orientale per Edisvoll. Entrambi si ricongiungono ad Hamar e, da lì, fino a Trondheim. Un percorso davvero eccezionale per i paesaggi incontaminati attraversati, per la bellezza dei fiordi e di quelle giornate col sole sempre alto in cielo anche a notte fonda. È infatti preferibile percorrere il cammino di Sant’Olav in estate, sia per le condizioni climatiche che per le caratteristiche del terreno. Va preparato con estrema cura e ogni anno sono circa un migliaio le persone che l’affrontano.

Westweg Trail

Per gli escursionisti tedeschi questo cammino attraverso la Foresta Nera è considerato un classico. Sono 285 chilometri immersi nella vegetazione fitta della Silva Nigra, come gli antichi romani avevano battezzato la foresta posizionata tra i fiumi Reno e Danubio. Richiede circa due settimane di tempo e bisogna tener conto dei frequenti saliscendi e dei dislivelli fino a 700 metri che caratterizzano la parte montuosa. Con oltre un secolo di storia, il percorso attuale è diverso da quello originario e sono stati ridotti al minimo i tratti su asfalto. Nel suo attraversamento, da nord a sud, si incontrano paesini di grande fascino e alcune stazioni termali dove ritemprarsi dalle fatiche del viaggio. La città di partenza è Pforzheim, situata in un’ampia vallata in cui confluiscono tre fiumi e famosa per le gioiellerie, mentre termina a Basilea, già territorio svizzero. Prevede due varianti: la prima, più impegnativa, conduce alle vette del Feldberg (1493 metri d’altezza) e del Blauen; la seconda permette invece di godersi saliscendi meno ardui ma comunque di grande impatto naturalistico. Locande, bed & breakfast e camping sono presenti sul tragitto, pronti ad accogliere i viaggiatori. Per trovare la strada basta seguire i cartelli bianchi con un rombo rosso schiacciato, ed è consigliabile avventurarsi dalla fine primavera all’inizio dell’autunno per godere delle migliori condizioni climatiche e ambientali.

Di tipo spirituale oppure trekking di diverso carattere, i cammini in Italia e in Europa sono tanti e vari. Questi presentati sono uno spunto di ciò che possiamo intraprendere, senza tornare mai sugli stessi passi. Percorsi che prendono il cuore e lo spirito, non solo le gambe. Un’occasione per mettersi alla prova e provare qualcosa di speciale. Per mettersi in viaggio e godersi l’avventura.


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