Arma dei Carabinieri: i Corazzieri. Le Guardie d’Onore del Presidente


Generale di Brigata Luciano Magrini

Ovunque c’è un campanile, un paese, notiamo sempre una stazione dei Carabinieri, che garantisce un presidio capillare del territorio, donne e uomini vicini a noi cittadini in qualsiasi momento della giornata. Un’unità speciale dell’Arma dei Carabinieri è rappresentata dai Corazzieri, che operano presso la Presidenza della Repubblica. Il ruolo istituzionale delle “200 sciabole” costituenti il Reggimento è quello di alta rappresentanza, protezione e sicurezza del Capo dello Stato. Anche il Quirinale, residenza ufficiale del Presidente, è vigilato ed è sottoposto a rigidi controlli di sicurezza da parte dei Corazzieri. Abbiamo il piacere di intervistare il Generale di Brigata Luciano Magrini, classe 1969, Comandante del Reggimento Corazzieri, con esperienze importanti, significative e di rilievo nell’Arma.

Generale, ci permetta un’escursione nel suo percorso nell’Arma…
Dopo il diploma di maturità ho frequentato, nel 1988, per un anno la Scuola Sottufficiali dei Carabinieri a Velletri (RM) per essere ammesso, l’anno successivo, al 171° Corso dell’Accademia Militare di Modena e a seguire il Corso d’Applicazione presso la Scuola Ufficiali dei Carabinieri, a Roma. Dal 1993 al 1995 ho vissuto una prima esperienza di comando all’8° Battaglione Mobile Carabinieri “Lazio”, a Roma, mentre nei successivi sette anni ho comandato prima la Compagnia di Todi (PG) e poi quella di Policoro (MT). Agli inizi degli anni 2000 ho assunto diversi incarichi di Stato Maggiore, presso il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri dapprima nel settore finanziario e successivamente in quello dell’avanzamento e impiego degli Ufficiali nonché nello staff del Capo di Stato Maggiore. Di nuovo in comando territoriale, ho svolto a partire dal 2013, per tre anni, l’incarico di Comandante del Gruppo Carabinieri di Frascati (RM) e per due anni e mezzo quello di Comandante Provinciale dei Carabinieri di Brescia. Dal gennaio 2019 sono Comandante del Reggimento Corazzieri e Aiutante di Campo del Presidente della Repubblica.

Ogni incarico avrà lasciato in lei un ricordo indelebile, ci può descrivere le sue sensazioni nel momento del passaggio alla Sua persona dello Stendardo del Reggimento da parte del Comandante uscente, Generale di Brigata Alessandro Casarsa?
Il ricordo è fortissimo e vivido nella mia mente. Quello è stato per me un momento di coinvolgente emozione e di “chiamata” a ulteriori, grandi responsabilità. Stringere, baciare, avere il privilegio di custodire la bandiera di guerra (che per i reparti a cavallo prende il nome di Stendardo, perché di più ridotte dimensioni) sono prerogative che vivificano in un Comandante i sentimenti d’orgoglio e fierezza. Per un reparto militare la bandiera di guerra è la raffigurazione del suo onore, della sua storia, delle sue tradizioni, della sua memoria e non ultimi dei suoi Caduti che hanno dato la vita per tutti quei fondanti valori che quel Tricolore rappresenta. Lo Stendardo non è solo il più alto simbolo del Reparto, lo stendardo è il Reparto, poiché ne sintetizza quel meraviglioso concetto di unità e spirito di corpo che solo chi è militare può sentire. La solennità e l’emozione che ho condiviso con i miei uomini non sono in grado di trasmetterle a parole ma vi assicuro che dentro me, come accennato poco fa, hanno la forma nitida e precisa dell’orgoglio e il colore fulgido della fierezza.

Con quali criteri selettivi fisici e morali vengono scelti gli aspiranti Corazzieri?
I Corazzieri, per quanto concerne il reclutamento, vengono selezionati tra i militari dell’Arma dei Carabinieri che abbiano particolari requisiti morali e disciplinari nonché l’alta statura e una fisicità che noi definiamo “armoniosa”. Gli “allievi”, tutti più alti di 190 cm, entrano a far parte del Reggimento Corazzieri solo dopo aver svolto un tirocinio pratico della durata di 6 mesi durante il quale vengono affinate le capacità tipiche dei servizi del Reparto. Il periodo formativo si conclude con un esame per il conseguimento della specializzazione equestre e per la valutazione dell’apprendimento di quelle conoscenze teoriche e tecniche e dell’istruzione formale che caratterizzeranno il loro peculiare futuro servizio a cavallo, in motocicletta, come addetto alla sicurezza del Capo dello Stato e nei servizi di rappresentanza più solenni, ippomontati e non. Ciò che però deve distinguere nel profondo il Corazziere è quello che è invisibile agli occhi: la sua motivazione ferrea, la sua saldezza morale, il suo grande equilibrio e il suo forte spirito di servizio. Un bravo Corazziere è quello che riesce a far sì che la sua statura passi in secondo piano rispetto all’altezza dei valori che esprime.

Essendo Carabinieri a tutti gli effetti, in quali campi vengono addestrati?
I servizi di protezione sono affidati al Reparto di Sicurezza, un’articolazione del Reggimento Corazzieri istituita nel 1990 per volontà dell’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. I militari del Reparto seguono un ciclo specifico di addestramento che li porta a conseguire molteplici specializzazioni (tiratore scelto, guardia del corpo, artificiere…) al fine
di conferire all’unità una capacità operativa autonoma, rafforzata anche dalla presenza di una componente proveniente dal Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri. Va poi da sé che il mantenimento degli elevatissimi standard operativi richiesti per un compito così importante e delicato comporti cicli di addestramento di mantenimento e di aggiornamento continui, nonché un adeguamento di equipaggiamenti ed armamenti sempre al passo con lo sviluppo tecnologico di settore. Questo, d’altronde, è uno dei principi cardine dei Corazzieri: compiti rigorosamente tradizionali, antichi sette secoli, quali la rappresentanza e la protezione vanno svolti con strumentazioni e mezzi sempre all’avanguardia.

I Corazzieri sono intercambiabili nei ruoli assegnati per un’operatività a 360°?
Un Corazziere deve saper svolgere ogni tipo di servizio. La versatilità è il nostro ingrediente migliore per avere alta efficienza nei numerosi compiti ordinari e straordinari svolti al Quirinale e al seguito del Presidente, rispetto al nostro selezionato organico. Chiaramente gli incarichi che prevedono preparazioni tecniche molto specifiche sono ricoperti da chi nel tempo ha acquisito determinate competenze e comunque, come in ogni posto di lavoro, vengono assecondate e valorizzate nel migliore dei modi le attitudini di ognuno. Per conservare nel tempo ed adeguare gli elevati standard di efficienza al mutare delle esigenze, la formazione del Corazziere continua nel corso di tutta la sua carriera.

Ci parli dei cavalli, ci descriva il loro addestramento.
Facciamo tutto “in casa” con nostri Corazzieri istruttori di equitazione (militari e/o FISEFederazione Italiana Sport Equestri) e prima ancora negli allevamenti dei Carabinieri Forestali, dai quali diversi quadrupedi, ora in forza al Reggimento, provengono. I cavalli dei Corazzieri arrivano alla caserma Sanfront da puledri e vengono affidati a militari preparatori esperti, che con un programma addestrativo attagliato al singolo soggetto ne curano l’inserimento nei ranghi Questa attività, fatta di addestramento singolo o in “ripresa”, cioè con più cavalli contemporaneamente in esercizio coordinato, ha una durata variabile, determinata dalle capacità e dall’indole dell’equino. Possono volerci anche molti mesi ad inserire un esemplare in una formazione di schieramento, in una pattuglia d’alta rappresentanza o in un plotone per il cambio della guardia solenne. Per raggiungere lo scopo eseguiamo molte sessioni nel maneggio interno, coadiuvate dalla filodiffusione di suoni e rumori tipici del contesto urbano al quale l’animale dovrà presto abituarsi (clacson, traffico cittadino, sirene, musica di bande militari, rumori di aerei in volo etc.) e diversi addestramenti esterni, che prevedono percorsi urbani ed esercitazioni nel vicino parco pubblico di Villa Borghese. Un contributo importante viene fornito anche dai cavalieri più dotati, tra i quali abbiamo anche atleti di buon livello nelle discipline del completo e del dressage, che concorrono all’addestramento dei cavalli e al perfezionamento dei cavalieri più promettenti.

Quali sono le attività in cui vengono impiegati i cavalli?
I nostri cavalli vengono impiegati in servizi di rappresentanza e d’onore. Tra i più tipici abbiamo la scorta d’onore al Presidente della Repubblica in occasione di eventi particolarmente solenni, tra i quali la Festa della Repubblica del 2 giugno o l’insediamento del Capo dello Stato, cambi della guardia in forma solenne in piazza del Quirinale per particolari ricorrenze nazionali, schieramenti statici nel cortile del Palazzo e scorte d’onore in centro città per Visite di Stato di Capi di Stato stranieri. In ogni caso, l’impiego dei nostri cavalli dipende da valutazioni di protocollo e di cerimoniale che tengono conto dell’importanza della manifestazione, secondo prassi consolidate a valenza “internazionale”.

La proverbiale fedeltà dei Corazzieri nei confronti delle Istituzioni viene rimarcata con un episodio che risale alla proclamazione della Repubblica: Re Umberto II, consapevole del ruolo della Guardia D’Onore di Sua Maestà, al momento del commiato nel lasciare l’Italia e il Quirinale, sciolse il corpo dal giuramento di fedeltà nei confronti di Casa Savoia. Momenti difficili per la nostra Nazione in cui il reparto dimostrò la lealtà alle Istituzioni della nascente Repubblica continuando nel suo ruolo di rappresentare il Capo dello Stato, non più un Re, ma un Presidente liberamente eletto dal Parlamento.
Il Corazziere, da sette secoli, ha il privilegio di rappresentare e la responsabilità di proteggere il vertice della Nazione. Ogni giorno, a ogni turno di servizio deve sentire l’orgoglio e l’importanza di questo delicato e impegnativo compito che gli riconosce un posto speciale tra le Forze armate e dell’ordine e sa che deve fare del suo meglio, sempre secondo le regole, per raggiungere il massimo risultato. È vero, l’uomo Corazziere, figlio del suo tempo, ha vissuto e potrebbe ancora vivere momenti difficili legati alla quotidianità e agli eventi, ma l’Italia deve poter contare e può contare senza dubbio alcuno sulla certezza di quella lealtà inscalfibile in cui la Guardia Presidenziale è plasmata. La storia ce lo ha già insegnato, soprattutto nel drammatico ‘900: la fedeltà dell’Arma e quindi dei Corazzieri alle istituzioni va al di là degli individui che le incarnano.

Bene Generale Magrini, ringraziamo la Sua persona per essere stato così disponibile con noi e rivolgiamo un saluto alle ”200 sciabole” al Suo Comando. Grazie!


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