Alessia Zecchini. Un tuffo dove l’acqua è più blu


Nel nostro immaginario vediamo i nostri “antenati” alzare lo sguardo al cielo per ammirare il volo degli uccelli, o trovarsi di fronte l’immensità dell’oceano e notare le creature che scivolano sotto il pelo dell’acqua. Pensiamo che nella loro mente affiorasse una domanda: “perché non sono come loro”?Mentre sono trascorsi millenni prima che l’uomo realizzasse il suo sogno di librarsi nei cieli, nella seconda ipotesi la risposta era alla portata delle capacità fisiche che la natura gli aveva donato! Tuffarsi e immergersi dimenticandosi di respirare: nasce così la prima forma d’immersione praticata dall’uomo, l’apnea. Se pensiamo ai raccoglitori di spugne nei mari della Grecia, ai raccoglitori di perle nell’Oceano Indiano, o in immersione nel golfo Arabico, possiamo senza dubbio affermare che, per secoli, questa forma di immersione ha rappresentato un mestiere.
Oggi questa attività è conosciuta in relazione alla disciplina sportiva: chi non ricorda lo scontro epico tra Enzo Maiorca e Jacques Mayol, due giganti in continua competizione… grazie a loro lo sport dell’apnea è stato portato alla ribalta, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Incontriamo Alessia Zecchini, classe 1992, Campionessa Mondiale in questa disciplina, pluridecorata in varie specialità di discesa nel profondo blu, simpaticamente soprannominata “La Signora degli Abissi”. Il Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera le ha attribuito il Tridente d’Oro per le attività sportive ed esplorative, consegnato dall’Ammiraglio Ispettore Giovanni Pettorino, Comandante del Corpo, con la seguente motivazione: “Per aver raggiunto i limiti più avanzati nell’immersione profonda in apnea dimostrando capacità tecnica, padronanza di processo di concentrazione mentale e autocontrollo, e per il suo impegno agonistico, che l’ha portata ai vertici mondiali delle specialità”. In questa motivazione sono racchiuse tutte le caratteristiche umane e sportive di Alessia Zecchini.

Alessia, quando hai capito che l’immersione sarebbe stata la tua passione e la tua vita?

Tutto ha avuto inizio durante le vacanze al mare con i miei genitori, il mio istinto mi spingeva a scendere sott’acqua, così a 13 anni chiesi a mio padre di frequentare un corso di apnea, iniziando i primi contatti con questa disciplina sportiva tra lezioni pratiche e teoriche. In terza media in un tema descrivevo il mio sogno più grande, diventare una campionessa famosa di apnea, e ora eccomi qui!

Il primo amore non si scorda mai! Parlaci della tua prima esperienza agonistica in apnea.

La mia prima esperienza agonistica fu in Grecia all’età di 16 anni, poiché con le regole regole dell’epoca non era possibile gareggiare in competizioni ufficiali fino al compimento dei 18 anni. Con mio padre e mia madre, in concomitanza delle nostre vacanze in Turchia, abbiamo deciso di andare a Rodi, per compiere questa mia prima gara a livello agonistico. Posso affermare, senza ombra di dubbio, che nasceva nella mia persona la consapevolezza e la conferma di essere veramente “forte” in apnea e capii che quello era ciò che avrei voluto fare nella vita.

Ti ricordi il tuo primo recordi nel profondo blu?

Il primo record vero e proprio è stato alle Bahamas a Long Island nel 2017, quando, dopo due tentativi falliti, sono riuscita a realizzare la profondità di –102 metri: avevo cancellato il precedente record imbattuto da sei anni dalla magnifica Natalia Molchanova, esperienza indimenticabile ancora impressa nella mia mente.

Raccontaci la tua impresa con la tua antagonista di sempre, la slovena Artnik, in assetto costante monopinna.

Sai Vincenzo, il mio rapporto con Alenka è bellissimo, siamo amiche e avversarie, tra di noi è nata una profonda stima e ci vogliamo bene. Ora ti racconto gli avvenimenti accaduti ad agosto in occasione della Caribbean Cup, la gara che precede i mondiali. Durante gli allenamenti e i giorni di competizione ci siamo spronate a vicenda a dare il massimo… ma sempre con rispetto reciproco, provando a spingerci sempre più in profondità. Questa competizione si è conclusa con un tuffo finale a -113 metri! Ho rinunciato a quella misura perché sapevo benissimo che anche lei avrebbe desistito dal raggiungere questo limite, concludendo quella “battaglia” vincendo entrambe il titolo di campionesse del mondo e migliorando i nostri record precedenti.

Alessia, cosa senti nel tuo animo durante la discesa?

Quando scendo, sento veramente il mare che accoglie la mia persona, accompagnandomi verso l’obiettivo, verso il blu più profondo. Nel momento in cui inizio la caduta, il mio corpo viene avvolto dal mare sempre di più. La risalita, con le prime pinneggiate fino ad arrivare a 30-40 metri dalla superficie, è il momento più impegnativo, poi alla fine ti lasci andare e galleggi, mentre il mare ti ringrazia, e tu ringrazi lui per quello che ti ha donato.

Possiamo paragonare questo momento a una passeggiata nello spazio, dove tutto è silenzio? Come controlli la tua mente, in quale scala d’importanza la collochi rispetto al tuo corpo ai fini della discesa?

Ti confermo che ho fatto paracadutismo, parapendio, anche per capire, per assaporare questa sensazione di aria un po’ simile all’acqua che ti avvolge nella discesa. Potrebbe essere! L’assenza di gravità è la stessa, e tuffarsi nel profondo blu è paragonabile a una passeggiata nello spazio e nel silenzio assoluto. La mente ha un ruolo e un potere fondamentale, ma non primario rispetto al fisico, diciamo che camminano insieme con un 50 per cento ognuno. Un fisico non allenato è soggetto a rischi, incidenti e problemi di varia natura. In relazione alla discesa, la mente per quanto mi riguarda mi aiuta a controllare il battito cardiaco, a liberarmi da condizionamenti emotivi, come se dovessi intraprendere la cosa più normale del mondo.

Quali sono gli esercizi con cui ti prepari alla discesa? Il grande Mayol (1927-2001) soprannominato “uomo delfino” si perdeva nella meditazione più profonda prima di ogni competizione…

Innanzitutto cerco di capire le condizioni del mare nella giornata in cui si svolgerà la competizione, in base alla corrente e alla temperatura dell’acqua in superficie rispetto alla profondità (può variare dai 25 gradi ai 14 nel nostro Mediterraneo). Questo mi permette di predisporre un piano per la gara che andrò ad affrontare: un piano di gara ben programmato permette di essere pronta a ogni evenienza e di limitare al massimo la possibilità di imprevisti. Preparo il mio fisico con esercizi di stretching muscolare e toracico, cerco di visualizzare tutta l’immersione, dai primi istanti fino all’uscita, con la gioia finale per avere realizzato l’obiettivo e le emozioni fantastiche provate.

Come previeni la fame d’aria, rispetto alla tua capacità polmonare?

Mi alleno continuamente, in modo che il mio fisico allontani questa sensazione, in questi frangenti la mente è importante, ti aiuta a non pensare al problema.

Quando scendi, hai dei pesi? La velocità con cui scendi è uguale alla risalita? Sono previste tappe di decompressione?

Generalmente non ho pesi per la discesa, al massimo posso avere mezzo chilo, dipende dallo spessore delle mute, di conseguenza questo peso mi permette di arrivare agli ultimi venti metri senza quasi pinneggiare e quindi risalire in superficie. La velocità di discesa è uguale a quella della risalita, un metro al secondo, naturalmente dipende dalle varie discipline d’immersione, ma per la monopinna in assetto costante questa è la velocità. Non sono previste tappe di decompressione, infatti, a differenza dei subacquei, noi ci immergiamo con un grande respiro, quindi non abbiamo un accumulo di azoto, perciò non occorre fermarci per fare decompressione per eliminare questo elemento dai polmoni.

Per quanto tempo riesci a trattenere il respiro? Raggiunti i – 100 metri come si comporta il tuo fisico, cosa potrebbe accadere?

Riesco a trattenere il respiro immobile sul pelo dell’acqua (apnea statica) per circa 7 minuti. La mia capacità polmonare ora è assestata sui 5 litri, fino a 7 con la carpa, un sistema utilizzato dagli apneisti d’èlite per immagazzinare più aria. Quando ho iniziato questo sport, la mia capacità era di 4 litri! Con gli esercizi di respirazione possiamo migliorare e acquisire la capacità di respirare nel modo giusto, sia in apnea come in altre attività sportive, e nella vita di tutti i giorni. Raggiunti i –100 metri, i polmoni si comprimono tantissimo, tutto il sangue liquido si espande nella cassa toracica, quindi non c’è implosione della stessa, questo sistema di
difesa del nostro fisico si chiama “Blood shift”. Comunque uno degli effetti è la narcosi, la stessa sensazione che si ha da ubriachi.

Come ti alleni, con più ore in vasca o in mare?

Mi alleno con continuità in piscina e in palestra in modo da essere pronta per le gare; gli allenamenti hanno una durata di 2 ore e mezzo/3 ore per 5/6 volte la settimana. Mi sposto in mare nelle due o tre settimane precedenti alla competizione, in modo da adattarmi e per raggiungere la profondità che ho prefissato. Credo nella preparazione in piscina, poiché i risultati non sono mancati.

Voci di corridoio ci dicono che la scienza ti ha posto sotto osservazione.

Sì, ma non in modo approfondito, a mio parere la scienza poteva andare oltre, per esempio con dei test per studiare i nostri meccanismi in immersione, come controllare il metabolismo, e tanto altro… Sono in corso altri studi sull’apnea e siamo ansiosi di vedere i risultati di questa ricerca.

Tra un tuffo e l’altro com’è la tua dieta in riferimento alla tua attività sportiva?

Inizio con una buona colazione, pane e prosciutto sono perfetti prima degli allenamenti.
Con 4 o 5 pasti al giorno, pranzo con carboidrati, cena con proteine, frutta e verdura in tutti pasti. Non sono una buona forchetta, evito i dolci e le fritture, comunque seguo la nostra cara dieta mediterranea, e quando le competizioni mi portano a gareggiare lontano dallo stivale Italico seguo sempre questo tipo di dieta.

Quando torni a galla come affronti la tua vita di ogni giorno?

Bella domanda! Mi piace tanto camminare all’aria aperta, adoro i viaggi, i vecchi borghi, anche andare a teatro o al cinema, ma ci vado in concomitanza di tempo inclemente. Se dovessi scegliere, preferisco una passeggiata in un parco, o andare alla scoperta di qualcosa di nuovo. Con il mio ragazzo andiamo in visita nei paesini vicino a Roma, come hobby mi dedico al pattinaggio, qualche volta leggo un libro. Mi ritengo una persona molto attiva.

In cucina prepari tu?

Quando sono a casa mia, i fornelli mi accolgono volentieri, in presenza del mio ragazzo lascio lo spazio cucina a lui, essendo cuoco ama cucinare! Perché non farlo divertire? È veramente bravo!

Ti piacerebbe vedere l’apnea ammessa alle Olimpiadi del 2024 o del 2028?

Per le Olimpiadi a Parigi nel 2024, siamo stati esclusi, ma spero ardentemente nel 2028 a Los Angeles nella nostra ammissione alle gare olimpiche.

Non si contano i tuoi record con un medagliere eccezionale! Riconoscimenti a livello Nazionale, Europeo e Mondiale, frutto di allenamenti costanti e intensi. Come vedi il tuo futuro in questa disciplina sportiva? Anche in considerazione del tuo Master al CONI.

L’apnea sarà ancora il mio mondo, ma non farò l’atleta per sempre. Per i prossimi 5, 10, 15 anni il regno di Nettuno mi vedrà sua ospite, poi cercherò di trasmettere la mia passione ad altri giovani atleti. Comunque vedo nella mia vita anche una famiglia con dei figli, ma lasciamo “fluttuare “ il tempo, e da cosa nasce cosa….

Grazie Alessia per averci dedicato un po’ del tuo tempo, ti auguriamo altri traguardi aspettando le Olimpiadi, e nel nostro immaginario vediamo la tua persona avanzare come portabandiera alla testa della nostra squadra olimpica.

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