Attore, regista teatrale e uomo attento al sociale. Che si tratti di arte o di essere ambasciatore dell’UNHCR, Gassmann lascia un segno indelebile.
Che Alessandro Gassmann sia figlio del celebre Vittorio e della famosa attrice francese Juliette Mayniel lo sanno tutti. Che nella sua carriera passi con disinvoltura dal cinema alla televisione, dal doppiaggio al teatro, anche. Quello che pochi conoscono è l’uomo che osserva il mondo circostante e che, consapevole del suo ruolo di protagonista (ma anche di genitore), unisce azioni e parole per lasciare al prossimo una situazione migliore. Come artista ha saputo costruire una carriera che non fosse all’ombra del padre e che lo ha incoronato come uno dei migliori attori italiani contemporanei.
Da “Basilicata Coast to Coast” di Rocco Papaleo a “Beata ignoranza” per la regia di Massimiliano Bruno sino al recentissimo “Mio fratello rincorre i dinosauri” di Stefano Cipani, sono tante le pellicole al suo attivo, così come sono tante le produzioni televisive alle quali ha partecipato: una fra tutte, la seguitissima “I bastardi di Pizzofalcone” di Carlo Carlei. Al cinema è stato anche dietro alla macchina da presa ed ha diretto film come “Razzabastarda”, versione teatrale dello spettacolo da lui diretto e interpretato “Roman e il suo cucciolo”. In teatro, infine, “surfa” tra la recitazione e la regia ed è stato Direttore Artistico del Teatro Stabile dell’Aquila e dello Stabile del Veneto. L’ultima sua fatica è “Il silenzio grande”, in cartellone sino a febbraio 2020.
“Il silenzio grande” sta riscontrando successo tra il pubblico e la critica. Come è nata la pièce?
Ho voluto portare in scena quest’opera in due atti perché tratta temi sempre attuali come le relazioni familiari e il passare degli anni. Valerio, il protagonista, è un padre di grande talento che vive tra i libri nella sua stanza e i famigliari sono solo dei satelliti avvolti dai propri silenzi. Questo fino a quando lui stesso scopre che nulla è come sembra. Il testo è di Maurizio De Giovanni e nel cast ci sono artisti di punta come Massimiliano Gallo, Stefania
Rocca, Monica Nappo, Paola Senatore e Jacopo Sorbini. Conosco Maurizio dal tempo de “I bastardi
di Pizzofalcone” e lo stimo moltissimo, come uomo e come autore. Un giorno, mentre eravamo a pranzo, mi parlò de “Il silenzio grande” e subito capii che volevo trasformarlo in una commedia teatrale perché il testo è davvero universale.
Quale ruolo ha il teatro nella tua vita?
La regia teatrale ha dato la svolta alla mia carriera. Ho iniziato con “La forza dell’abitudine” dell’autore austriaco Thomas Bernhard e ad oggi ho diretto in tutto dodici spettacoli, sempre con la stessa passione e la stessa energia. Secondo me il palcoscenico è uno specchio che presenta ad ognuno di noi ciò che siamo, ma anche ciò che potremmo o vorremmo essere.
Nel cuore hai Roma o Napoli?
Sono nato a Roma, ma sono cittadino onorario di Napoli e amo questa città perché è una vera capitale culturale. Ho collaborato con il Teatro Bellini, che ha prodotto due miei spettacoli, e con il Teatro Diana, dove ha debuttato “Il silenzio grande”. Torno spesso nel capoluogo napoletano, anche se non so assolutamente parlare il dialetto.
Sei al cinema con “Mio fratello rincorre i dinosauri”. Qualcosa da dichiarare?
Il film è tratto dal bestseller di Giacomo Mazzariol e la regia è di Stefano Cipani. La pellicola racconta cosa significhi essere fratello di un bambino con la Sindrome di Down. La commedia parla di diversità e lo fa in maniera misurata. Per questo è la forma artistica che più si avvicina alla vita. Io sono Davide, il padre di questa famiglia che nelle difficoltà trova il modo di unirsi ancora di più. Questo è un nucleo che sa ascoltare e se ci fossero più famiglie così, probabilmente la società sarebbe migliore di quella in cui viviamo. Lavorare con due ragazzi portatori della Sindrome di Down è stato sorprendente perché mi ha dato la possibilità di conoscere meglio questa particolare condizione genetica.
Il tuo rapporto con i social?
Su Twitter sono molto seguito, ma non dipendo dal web. Mi sono imposto di non
usarlo più di un’ora al giorno: mezz’ora al mattino e mezz’ora alla sera. Uso l’account anche per portare avanti le mie battaglie per l’ambiente perché credo che questo social, in particolare, sia una piazza dotata di credibilità.
Sono tuoi gli hashtag #puliamoRoma e #Romasonoio e lo hai dimostrato anche concretamente.
Sono sempre stato convinto che sia importante prendere una posizione. Lamentarsi senza agire non serve e da quando sono diventato padre ho capito ancora di più il mio ruolo. Come genitore, e come personaggio pubblico, ho il dovere di lavorare per migliorare il mondo che mi circonda.
Essere ambasciatore dell’UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, significa?
Vuol dire avere una responsabilità enorme nei confronti di chi soffre e muore ogni giorno. Ci tengo a ricordare ai lettori di Plus Magazine che il 95% dei morti causati dall’Isis è musulmano. Un dato che non può passare inosservato.