A colazione con… Sílvia Subirós e Florencia Aliberti


Barbara Odetto

Due registe, ma soprattutto due donne accomunate da una grande passione: il cinema. Proprio quell’arte le fa incontrare a Barcellona circa 15 anni fa, le fa diventare amiche e le porta nel 2020 a firmare la regia del cortometraggio “Can Gardell” presentato in anteprima italiana lo scorso ottobre al Festival del Cinema Rurale Corto&Fieno diretto da Paola Fornara che si è svolto sul Lago d’Orta. Il festival – che dal 2010 porta sullo schermo la campagna e i suoi protagonisti – ha premiato questo short film nella sezione “Same – tra meccanica e agricoltura”. Sílvia Subirós, forte degli studi di regia e sceneggiatura alla Barcelona Film School, spazia dalla musica al cinema sperimentale ed è autrice di diversi videoclip e lungometraggi. Florencia Aliberti, invece, ha studiato cinema a Buenos Aires e filosofia alle università di Barcellona e Parigi. Oltre che una regista interessante è anche montatrice nel campo del documentario e del cinema sperimentale.

Di cosa tratta “Can Gardell”, il cortometraggio che avete realizzato insieme?
(Silvia) È la storia di una famiglia, i Gardell, che vivono in una fattoria nel Nord della Catalogna e che dedicano la propria vita a lavorare la terra. Una clausola legale, però, costringe Tomàs e Maria a trasformare la loro fattoria in un Bed & Breakfast dove aspettano con pazienza che arrivino degli ospiti. “Can Gardell” è una storia di fantasia realizzata con personaggi reali che è nata come documentario, ma che a poco a poco si è trasformata in un cortometraggio. È il ritratto di una vita rurale che purtroppo non sembra più adatta ai nostri tempi moderni.

In Spagna qual è oggi il rapporto dell’uomo con la campagna?
(Florencia) La situazione è piuttosto complicata perché sempre meno persone si dedicano all’agricoltura. Nel paese ci sono molte zone rurali, ma il settore agricolo è sottopagato per cui molti contadini e allevatori si spostano nelle città o in quelle aree che vivono di turismo.

Firmerete altri progetti insieme?
(Silvia) Sicuramente e, in realtà, lo stiamo già facendo. Sto finendo un documentario che si intitola “La cucina dels homes (La cucina degli uomini n.d.r.)” che riprende la storia della mia famiglia e Florencia è l’editor. Mio nonno è stato un cuoco famoso e mio padre e i miei tre fratelli anche, mentre noi donne non ci occupiamo di cucina. La nostra è una sorta di no gender family nella quale alcuni ruoli istituzionali sono invertiti.

Cosa pensate del Festival Corto&Fieno grazie al quale avete presentato il vostro lavoro in Italia?
(Florencia) Siamo state onorate di partecipare a questo Festival che ci ha premiate e che ha saputo valorizzare gli uomini e le donne che vivono in ambienti rurali, le tradizioni e un mondo che spesso si dimentica, ma che è alla base dell’economia e della cultura di un popolo.

La colazione per voi è…?
(Silvia) Grazie alla mia famiglia di cuochi la colazione si abbina a ricordi bellissimi dell’infanzia. Per me è sempre stata una coccola ricca di prelibatezze.
(Florencia) Per me è meno poetica. È un mix di sonno e caffè.

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