Un autunno caldo quello del producer, scrittore e regista Lory Muratti che dopo il singolo “Giorni deserti” ha pubblicato l’album “Lettere da Altrove”. Per anni ha firmato libri e dischi con lo pseudonimo di Tibe e come dj ha partecipato ad eventi come Cornetto Free Music Festival e Torino 2006 Swatch Countdown.
In qualità di curatore e video artista si è occupato delle video installazioni e delle sonorizzazioni di eventi per Nokia, Algida, Citroën, Bmw ed altri brand, mentre le sue installazioni come sound designer lo hanno portato al Luminale Frankfurt 2010 e alla Biennale di Venezia del 2011. Ha inoltre firmato la direzione artistica e la realizzazione della colonna sonora per lo spot della campagna Bambini Invisibili dell’Unicef.
Quali sono i tuoi giorni deserti?
Da un punto di vista del legame con il concept che ho realizzato, sono quelli dell’isolamento che tutti noi abbiamo vissuto in primavera con la pandemia. La traslazione narrativa rappresenta una coppia di amanti imprigionati in un ricovero di barche su un lago a causa di un’epidemia non meglio definita. Ho cercato di trovare una chiave di lettura emozionale ed umana di quel periodo. Questo lavoro è stato realizzato durante il lockdown, ma non parla assolutamente del lockdown. Il virus è stato solo un espediente narrativo. Si indaga invece l’aspetto emotivo.
Dove è stato girato il video del singolo che tu stesso hai scritto, diretto e montato?
In un vecchio ricovero di barche sulle sponde del lago di Monate, in provincia di Varese, dove vivo e lavoro nel mio studio-retreat. In quei luoghi è stata ambientata la storia che ho raccontato nelle otto tracce che compongono il concept album “Lettere da Altrove”. Ci sono altri due video ambientati lì e insieme compongono una trilogia visiva. Sono singoli anomali in quanto sono degli spoken.
Qual è il tema di “Lettere da Altrove”?
Il leit motiv che soggiace a molte delle mie produzioni è l’assenza e la donna che accompagna il protagonista in questa avventura incarna proprio l’assenza in tutte le sue sfaccettature. Questa figura sembra essere una presenza più che una persona reale che vive con il protagonista, la narrazione. Le canzoni sono cantate al passato remoto perché il cantante-autore di queste lettere ricorda quei giorni nel ricovero barche. Anche nei video si evince che lei c’è, ma non in modo del tutto terreno. È una trasposizione del tempo dell’assenza.
Nei tuoi lavori unisci più forme espressive. In che modo?
Collego la musica con la narrazione e con la forma visi- va in cui emergono gli aspetti psicologici che altrimenti avrei difficoltà a raccontare. La mia è un’esigenza primaria legata al mio modo di concepire la storia. È uno storytelling tripartito: inizio con il racconto, poi sento come dovrebbe suonare e immagino aspetti che non sono una trasposizione filmica, ma psicologica.
La colazione per te è…?
In passato non facevo colazione, ma negli ultimi anni questo pasto è diventato centrale. Bevo tè verde ed è per me un momento di ribilanciamento energetico vi- sto che dormo poco perché di notte lavoro.