Coccola golosa, dolce pausa tra la calma della notte e la frenesia del giorno: la colazione, secondo me. Il momento migliore per due chiacchiere rilassate con Beniamino Brogi.
Beniamino Brogi è un attore completo che spazia con disinvoltura dal cinema alla televisione al palcoscenico.
La sua formazione parte da dietro le quinte quando, diciottenne, lavora come tecnico luci in teatro. Alla formazione universitaria in Lettere con indirizzo Musica e Spettacolo ad Arezzo unisce la passione per la settima arte e nel 2006 si trasferisce a Berlino dove studia recitazione all’Europaeisches Teather Institut.
Dal 2010 lavora in diverse produzioni televisive e cinematografiche in Germania e in Italia: lo abbiamo visto nella seconda stagione de “I Medici” e in “14º Distretto”.
Ha lavorato anche nel film TV “Tatort – Scena del crimine” per il cinquantesimo anniversario della serie e in “The story of my wife”, per la regia di Ildiko Enyedi, che ha debuttato quest’anno a Cannes e in cui recita come protagonista accanto a Lea Seydoux.
Poliedrico e curioso, Beniamino Brogi firma inoltre un progetto proprio, “Primavera 2020”: film realizzato completamente a distanza in cui è il primo attore e che gli è valso il premio della critica al Festival di Schwerin. Last but not least, è il Direttore di programmazione dell’Elba Film Festival che si è svolto lo scorso settembre.
Cosa significa essere un italiano che vive in Germania?
Mi sento europeo nel senso più inclusivo del termine e appartengo ad entrambi i paesi perché entrambi mi hanno accolto. Gli eventi che hanno definito il mio essere uomo sono accaduti in Toscana, dove sono nato e cresciuto, ma sono diventato adulto in Germania.
Ho scelto di trovare radici altrove e questo si riverbera nel mio lavoro. Mi sono innamorato di Berlino per il suo spazio, per la leggerezza e l’umanità di questo luogo, il posto giusto per sperimentare qualcosa di me.
Anche se non sapevo la lingua mi sono buttato: volevo rimanere in Germania e recitare in tedesco, vivere un’esperienza inclusiva e grandiosa. Ci sono stati momenti complicati, ma oggi ho la sensazione di venire da lontano e di conoscermi molto di più.
“Primavera 2020” tratta un tema estremamente attuale. Quale?
L’ho realizzato insieme con la mia famiglia berlinese nel 2020 durante il primo lockdown. È la storia di un padre e un figlio che vivono a distanza e comunicano solo attraverso il monitor. Noi stessi non ci siamo mai incontrati a causa della pandemia e nella realizzazione abbiamo puntato su un mix di scrittura e improvvisazione. La storia è intensa e segnata da quei giorni di isolamento forzato. Il film ha debuttato in Germania dove ha vinto dei premi e vorrei portarlo in Italia.
Sei anche il Direttore di programmazione dell’Elba Film Festival. Di cosa si tratta?
Lavorando molto all’estero mi manca il mio paese e questo Festival è un’occasione per celebrarlo. Il progetto è nato dalla scrittrice e regista Nora Jaenicke che mi ha chiesto di affiancarla sin dalla prima edizione. I protagonisti del cinema indipendente spesso non dialogano tra loro così abbiamo pensato di portarli in questa bellissima isola che da tre anni ospita cortometraggi e lungometraggi provenienti da tutto il mondo e ha l’obiettivo di far incontrare gli artisti, i registi e il pubblico.
La colazione per te è…?
Sono un continentale misto al Mediterraneo e la mia colazione è lunghissima. Parto dalla frutta fresca e passo a quella secca, proseguo con il dolce e poi con salato e chiudo con il caffè, un grande amore della vita.