Una montagna di TECNO-RIFIUTI


Obsolescenza dei prodotti e avvento del 5G sono una minaccia anche dal punto di vista ambientale

Mentre siamo di fronte all’avvento della futura generazione dei prodotti tecnologici più veloci della luce che applicheranno il sistema 5G, siamo impreparati ed ignari del costo dal punto di vista ambientale che una tale trasformazione comporterà. Si tratta di organizzarsi per fare fronte ad una vera e propria montagna di gadget più o meno obsoleti: nel solo impianto di Fresno, in California, ne vengono già oggi riciclati 3mila tonnellate al mese, presso il sito della società Electronic Recycling International. Enormi pallet colmi di oggetti dei nostri desideritecnologici di appena qualche anno fa, si incamminano mestamente sui nastri trasportatori per essere ridotti a pezzi mentre i componenti più pericolosi, come le batterie al litio, sono separati dal resto.

La più grande parte dei rifiuti solidi al mondo.

Così finiscono in mucchi di rame, alluminio e acciaio i nostri telefoni con appena 8 megapixel di camera fotografica o i tablet da 12 GB. La nostra società ci incita infatti ad avere sempre il prodotto migliore, più nuovo, l’ultima generazione di ogni cosa. Gli americani da soli hanno speso oltre 70 miliardi in telefoni ed apparecchiature per le telecomunicazioni nel 2017, una cifra cinque volte superiore a quanto spendevano nel 2010, e l’anno scorso la Apple da sola ha venduto 60 milioni di iPhone negli USA. E quando compriamo qualcosa di nuovo generalmente ci disfiamo del vecchio prodotto, in un ciclo continuo di consumo che ha fatto diventare i rifiuti solidi di origine elettronica, la più grande parte dei rifiuti solidi al mondo.

I nuovi prodotti dell’industria

Il rapido esaurimento delle funzioni dei nuovi apparecchi telefonici non aiuta. Se un televisore costruito negli anni 80 può ancora essere in grado di funzionare, questo non avviene di certo con i nuovi prodotti dell’industria delle telecomunicazioni. Molti smartphone hanno batterie che non possono essere sostituite o cavi di alimentazione differenti a seconda del modello utilizzato, anche se della stessa marca. Oggi questi prodotti durano sempre di meno e non è difficile intravedere in questo una strategia precisa delle aziende produttrici per accorciare il periodo di obsolescenza dei prodotti e spingere i clienti verso un ciclo continuo di upgrade. Questa ondata, fino ad oggi inarrestabile, sembra destinata ad aumentare con l’avvento del 5G, il prossimo passo della tecnologia che dovrebbe assicurare una velocità ancora maggiore e quindi un’estensione della capacità di utilizzo dei device elettronici in generale. Forse non riusciamo ancora a percepire l’ampiezza di questo cambiamento, ben più grande ed invasivo del passaggio alla TV a colori o di molte delle recenti rivoluzioni tecnologiche che abbiamo attraversato. Basti pensare che se un telefono 3G impiegava un’ora a scaricare un film e un 4G ne impiega 2 minuti, il sistema 5G permetterà di fare la stessa operazione in appena 4 secondi! Milioni di telefonini verranno quindi gettati.

I riflessi sull’ambiente

E se alcune tonnellate finiranno nell’impianto di Frisco, il resto verrà probabilmente abbandonato chissà dove; una prospettiva agghiacciante per la salute del pianeta, già devastato dal cambiamento climatico. Per questo cominciano a sollevarsi voci che chiedono un intervento regolatorio di questo processo, non solo per i riflessi sull’ambiente ma anche per la salute pubblica in generale, vista la quantità di materiali pericolosi contenuti in un qualsiasi telefonino o tablet. Sarebbe anche bene che i principali produttori mondiali (Apple, Huawei, Samsung) fossero obbligati a farsi carico del problema e dei costi relativi al ritiro ed al riciclo dei prodotti che essi stessi hanno venduto. Non si tratta di stabilire un sistema punitivo verso aziende che fanno il loro mestiere, ma di una semplice misura di buon senso e di civiltà.