Levante presenta Levante


Profonda, intensa, appassionata. In una parola, vera. La cantante si racconta a Plus Magazine in un’intervista che rinuncia ad un testo introduttivo per lasciar parlare la donna e l’artista.

Levante e le sue… Sirene.

È stato tutto tremendamente silenzioso prima che il 4 maggio arrivasse, prima dell’incontro con i propri congiunti, prima del via libera “le vostre case non sono più le vostre prigioni”. In quella silenziosa solitudine però una cosa tornava sistematicamente a riempire le strade e a rimbombare tra le mura domestiche. La sirena. L’ambulanza su e giù a gridare “spostatevi, passo io”. Ma non c’era nessuno per strada. Mi affacciavo e vedevo quel semaforo scandire il tempo di un traffico inesistente. Verde. Arancio. Rosso. Verde. Arancio. Rosso. All’infinito… solo per quelle ambulanze che comunque, per diritto di precedenza, mica stanno lì a guardarli quei colori. Ma in tutto quel silenzio, in quel mondo con le orecchie tappate, io non ho trovato nessun gancio creativo. “Vuoi uscire con un nuovo singolo questa estate?” Mi chiedeva il mio management. La risposta era sempre affermativa, ma dentro di me io non avevo alcuna idea. Il fallimento della mia ispirazione davanti al mondo che si ferma. Un mese dopo però mi è piovuto addosso quello stop, dopo aver comunicato
ai miei fan l’annullamento del tour (feroce e dolorosa decisione sia dal punto di vista artistico sia da quello economico) ho scritto di una conversazione tra me e loro, in cui alla richiesta di portarli al mare (come metafora dell’incontro, del bagno di folla) io rispondo che non c’è mare intorno a noi, nonostante sentissero le sirene, con il doppio senso della figura mitologica che invece io tristemente riduco a quella dell’allarme. “Sirene” è un brano delicato e feroce, ancora una volta la presa di coscienza del fatto che la vita è anche fatta di fallimenti da accettare, come quello di un mondo che deve rallentare e non può fare ciò che vuole sempre e nonostante tutto. “Sirene” è il racconto di
una pausa che precede una ripartenza gloriosa. È questo che sarò: gloriosa.

Levante e il lockdown.

Il 7 di marzo un tesissimo Conte comunicava all’Italia intera la chiusura della Lombardia e, successivamente, dell’Italia tutta. Per uno strano caso in quel weekend mi trovavo nella mia casa torinese in cui ho poi trascorso il resto dei miei giorni di quarantena. Un caso fortunato direi, perché, al di là della solitudine (a me tanto cara quando non imposta) già immaginavo giornate piene immersa nella stesura di un nuovo romanzo o nella composizione del nuovo disco. Nulla di più lontano dalla realtà. Ho trascorso quei giorni brevissimi e al contempo infiniti a leggere, suonare, dipingere, cucire, cucinare, pulire, truccarmi, acconciarmi (questo soltanto per il dovere di allontanare l’abbrutimento fisico) e cercare di farmi forza anche attraverso il sostegno di amore, amici e parenti durante interminabili telefonate… ma traccia di nuove creazioni no. Nel lasciarmi coccolare dalla musica ho deciso di regalare una versione delicata (proprio come era nata) di “Tikibombom” voce e piano. Per attutire qualsiasi tipo di rumore ho registrato la voce all’interno del mio armadio ricevendo da remoto la traccia di piano registrata da Daniel Bestonzo e prodotta da Antonio Filippelli. Ad accompagnare quel suono delicato e la mia voce sussurrata ho scelto di riprendermi nella routine della mia quarantena in cui, attraverso le immagini molto contrastate del
bianco e nero che ho scelto per correggere il video (montandolo anche) emerge quel silenzio di cui parlavo, ma anche noia e il tentativo di darsi da fare in una casa in cui, ormai dopo le prime settimane di isolamento, non c’era più niente da fare. A darmi grande gioia, però, la versione originale e sanremese di “Tikibombom” è rimasta aggrappata con le unghie e con i denti al primo posto nella classifica dei brani più trasmessi in radio. Amo con tutto il cuore questo brano.

Levante… medaglia d’oro.

Raggiungere il disco d’oro con “Magmamemoria” mi ha lasciata un po’ interdetta. Un giorno ho detto ai miei discografici “io non sono un’artista da oro, ma non vi farò mai vergognare della musica che scrivo e scriverò”. Posto che nessun discografico si vergogna delle produzioni dei propri artisti, è pur vero che una come me, con la musica che fa, di solito non arriva a certi numeri. Ho dovuto arrendermi al fatto che nel 2020 ci sono più orecchie interessate di quanto credessi. Raggiungere questo risultato è un grande onore, ma giuro che non mi metto nessuna medaglia al petto, ho solo voglia di migliorarmi e di superarmi sempre. Sento la responsabilità di cambiare insieme al cambiamento intorno, di raccontarmi attraverso il tempo che vivo e mai attraverso le mode che ci investono.

Levante e la moda.

Ho sempre visto nella moda una fortissima espressione artistica, un linguaggio. Ognuno di noi nello scegliere cosa indossare comunica, anche quando crede di essere lontano da qualsiasi forma di narcisismo o vanità, sta scegliendo cosa raccontare di sé. Io, sicuramente, attraverso la mia grammatica estetica, ho comunicato molto di me, delle mie vanità, delle mie debolezze e della mia fierezza. In tutti questi anni la moda si è accorta di me e, soprattutto, del fatto che fossi realmente io a parlare e che nessuno mi stesse imboccando le parole da dire. Ecco come nascono le collaborazioni, specie quelle belle, che prescindono dai numeri ma si basano sull’affinità del pensiero e del gusto. Mi viene in mente il tour strepitoso negli anfiteatri d’Italia in cui ho indossato gli abiti disegnati per me da Marco De Vincenzo. Marco, mettendo in campo il suo gusto e la sua immaginazione, non ha fatto altro che tradurre il mio guardaroba in qualcosa di maestoso, passando dai body alle giacche lunghe e vaporose, fino ad arrivare a pantaloni a zampa da capogiro e tacchi alti come grattacieli. Nessuno “mi veste”, sono io a scegliere e soprattutto a indossare nel modo che ritengo più vicino a chi sono. Ormai siamo circondati da una quantità indefinita di “modelli” che sono più cloni di pochissimi che una era fonte di ispirazione. Questo ovviamente capita in tutti gli ambiti ma è pur vero che con un abito riesce più semplice mettersi in mostra diversamente dallo sforzo richiesto nelle altre arti… ma l’inganno dura poco anche nella moda.

Levante e la scrittura.

A scuola, dalle elementari al liceo, il mio amore per le materie umanistiche ogni anno si faceva sempre più grande. Il pensiero mi ha sempre salvata, anche quando non ero preparatissima riuscivo a sviscerare mondi convincenti, ma mai in maniera approfondita. I miei temi rasentavano le due colonnine (miracolo se tre) di foglio protocollo. Un classico per chi scrive canzoni da sempre: sintetica e incisiva. Dunque ad ogni tema scritto si allontanava sempre di più il sogno di scrivere un libro. “Non ce la farò mai” pensavo “a dilungarmi più di due strofe e due ritornelli”. Parlava forse la mia pigrizia? Nel 2015 (dopo un primissimo tentativo fatto otto, forse nove, anni prima) ho lasciato che un flusso di emozioni e pensieri si facesse inchiostro e, senza nemmeno accorgermene, avevo tra le mani i primi due capitoli di “Se non ti vedo non esisti”. Senza la stretta di mano con Rizzoli (che per un assurdo caso mi contattò senza sapere che io stavo scrivendo qualcosa di più di una breve storia) quell’incipit sarebbe rimasto dentro a un cassetto senza la pretesa di farsi romanzo. Fu un grande successo. Parlavo di Anita B (la protagonista) riversando in lei un milione di cose mie tra flashback reali e un presente inventato, ma non poi così tanto distante dalla realtà, alla continua ricerca d’amore con l’altro, ma mai con se stessa. Dopo la splendida accoglienza da parte del pubblico sono finita nella mia amata Sicilia degli anni ‘90, quella che conosco bene e che ricordo sempre con un nodo in gola. “Questa è l’ultima volta che ti dimentico” è un romanzo di formazione, il tenero racconto delle vicende adolescenziali di Anna e della sua crescita verso il mondo degli adulti. Grandissime soddisfazioni anche per questa storia che, forse, amo addirittura più della precedente perché affronto tanti temi importanti e di cui, da sempre, avevo voglia di parlare. Questa me che da velocista (le canzoni) rallenta e inizia una maratona (i romanzi) mi piace molto, ma so che ho tanto da imparare e quindi vivo il tutto in maniera più rilassata. È solo una delle mie sfaccettature.

Levante e i social.
I social li ho sempre utilizzati come un diario aperto. Il mio modo di usarli ha appassionato molti e infastidito alcuni. In Italia sono stata la prima artista musicale a ricevere la spunta blu su Instagram perché forse avranno pensato “questa si impegna così tanto… diamole una carezza!”. Scherzi a parte, anche in questo caso ho utilizzato tutta la mia creatività con la massima onestà, tra storie di vita quotidiana o collaborazioni con brand. Sono finita in innumerevoli tesi sulla comunicazione attraverso i social, presa per buono o cattivo esempio, ma sempre al centro di dibattiti quando si tratta di dialogo digitale. Facebook, prima di abbandonarlo dopo un duro scontro circa il triste episodio del Bataclan, lo riempivo di mini racconti, mentre su Instagram sfogavo, e tuttora sfogo, la mia passione per il bello e la fotografia seguite da didascalie più o meno lunghe. Recentemente mi ha un po’ stancato il mondo chiuso lì dentro… stiamo impoverendo qualcosa di noi che non ho ancora ben messo a fuoco.

Levante e l’impegno sociale.
Al liceo mi dissero che avevo la Sindrome di Sailor Moon. “Devi sempre salvare tutti?”. Certo che no, non posso salvare tutti anche se per un breve periodo della mia vita sono riuscita a farmi vampirizzare dai problemi altrui cercando un modo per rendermi utile. Oggi riesco a discernere e provo a prestare la mia voce per cause che ritengo giuste e importanti. Tra le ultime per cui mi sono battuta (e tuttora mi impegno) ci sono le complicazioni che vive il mondo della musica e il settore spettacolo in generale. Il Covid ha portato alla luce dei problemi antecedenti a questo lockdown che però vanno risolti e il settore riformato a tutti i costi perché abbiamo bisogno che gli aiuti per l’emergenza siano concreti e la ripartenza sia pulita. È il mio senso civico e di responsabilità a tentare di rendermi utile, senza nessun altro scopo se non quello di raggiungere l’obiettivo comune del benessere comune. Credo nel potere della collettività.

Levante e i (tanti) riconoscimenti.
I premi sono una bellissima carezza, ma tanto torno a casa e sono sempre io. Non mi migliorano affatto.

Levante e i live.
Io devo tantissimo ai live. Grazie ai live la gente ha capito che dietro alle canzoni c’era un vero animale, un animale da palco. Infatti lontana dalla dimensione del concerto sono davvero un pesce fuor d’acqua. Dal 2013 giro l’Italia in lungo e in largo, ho suonato nei club più piccoli e puzzolenti di questo paese fino ad arrivare al Forum di Assago il 23 novembre del 2019, ultimo mio live prima del Festival di Sanremo. Ho raggiunto l’America grazie al SXSW, suonato a LA e NY, cantando nelle capitali europee più belle in posti piccoli e posti grandi. Vorrei che la mia vita fosse un girotondo sotto una musica dolce, in mezzo a mille strumenti, in mezzo alla famiglia che mi sono scelta, quella dei musicisti, tra la consolazione che solo le note sanno dare e i pensieri in armonia che ti portano sempre lontano. Vorrei che la mia vita fosse sempre un concerto, il mio.


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