Leo Gassmann: questo sono io


Vince Sanremo nelle Nuove Proposte con il brano “Vai bene così” e racconta il suo primo album “Strike”. Leo Gassmann spiega come la musica sia il suo modo per comunicare dei messaggi e l’album lo strumento per presentarsi.

 

Non è da tutti passare in poco più di venti anni da “Pippo” – così lo chiamava il padre perché adorava i cartoni animati di Topolino – e “Peperone”, perché sempre da piccolo diventava spesso rosso in viso – come ha raccontato lui stesso a “Che tempo che fa” – a “Mimmo”. Questo è l’ultimo nomignolo, forse in un riferimento al Modugno nazionale, di papà Alessandro nell’urlo liberatorio dopo la vittoria di Sanremo. L’attore ha poi scritto in un tweet: “Mi sei sempre andato bene così amore mio!”. “Vai bene così” è infatti il brano che consegna al giovane cantautore romano il suo primo riconoscimento in carriera. Leo festeggerà 22 anni a novembre ma dimostra già maturità e soprattutto molta educazione. Le parole “grazie” e “per me è un onore” sono state il leitmotiv delle sue conferenze stampa sanremesi. La sua strada è nella musica, perché spiega: “La musica mi fa stare bene e vorrei impiegarla come strumento per far del bene e portare positività anche ad altri”.

Come i colleghi che si sono esibiti all’Ariston, anche lui aveva annunciato un “piccolo tour – così lo ha definito – con la speranza di poterlo allargare”. Con l’emergenza sanitaria, come sappiamo, tutto invece è stato rimandato. “In questo momento in cui è importante seguire le regole, possiamo esprimerci con quello che abbiamo. Le emozioni che non possiamo esprimere ora, le terremo da parte per poi manifestarle una volta tornati alla libertà” ha dichiarato alla vigilia della sua esibizione al concerto televisivo del Primo Maggio dove oltre al brano sanremese ha lanciato “Maleducato”, un invito in chiave rock ad un vivere civile.

Colleziona così ancora un’esperienza in tv, dopo X Factor e Sanremo Giovani, in un’altra vetrina importante. Anche in questa occasione, Leo dà l’idea di voler restare con i piedi per terra. “Piano piano, passo dopo passo, si ottengono i risultati. Per me è fondamentale crescere poco ma ogni giorno. X Factor è stata una scuola ed era per me già un onore stare in mezzo ad altri artisti. Ho acquisito più sicurezza in me stesso ed ho avuto il tempo di capire meglio chi fossi e in questo mi hanno aiutato le persone che mi sono accanto”.

Nipote del grande Vittorio e figlio di Alessandro, ha un cognome che a volte può essere un bagaglio pesante. “Sono onorato di far parte della mia famiglia. Immagino che per tutti i genitori vedere che un figlio realizza il proprio sogno sia la soddisfazione più grande, fare quello che ci piace è molto difficile e rischioso perché c’è tanto in ballo quando si fa qualcosa in cui si crede”. Quando scrive un pezzo nuovo – ha raccontato – va da mamma. “Lei già da piccolo mi ha sempre stimolato. Ho studiato al conservatorio di Santa Cecilia a Roma per cinque anni. Poi mi sono concentrato solo sulla voce e ho preso lezioni di canto. Ho cominciato a fare concorsi anche piccoli per capire se quello poteva essere il mio ambiente, perché quando stai in famiglia hai i genitori che ti dicono che sei bravo ma con il pubblico cambia tutto. Ho fatto le mie scelte, il mio percorso. Gli studi per me sono una fondamentale fonte di ispirazione anche per tutto ciò che scrivo”.

Leo studia Comunicazione, con obbligo di frequenza, all’Università americana John Kennedy di Roma. Ultimi esami a febbraio, poi la pandemia che ha fermato anche lui. “In attesa di ripartire, studio, mi documento, scrivo, preparo gli esami da dare online per l’università. Sto con la mia famiglia: era da un po’ che non passavo un po’ di tempo con loro. Faccio tutto quello che non riesco a fare durante la vita di tutti i giorni: vivo dell’essenziale”. Il suo unico e indimenticabile show live, per ora, resta dunque il Festival. “Considero questa esperienza come un luogo dove confrontarsi e crescere. In entrambe le categorie, big e giovani, non c’è un solo vincitore perché ognuno di noi porta il proprio messaggio. Questa prova non la vedo come una competizione ma come un’occasione di confronto ed è da qui che nascono le cose migliori. Anche i movimenti letterari nascono dal confronto fra artisti”.

Tornando a Sanremo, il brano vincitore “viene da situazioni che mi hanno fatto stare molto male. Io non credo nell’odio che è soltanto una mancanza di amore. A tutti capita di sentirsi sbagliati e di rimanere delusi. A me è successo nel lavoro e nell’amicizia”. Ha festeggiato il successo dell’Ariston in modo molto discreto, “a cena con il suo team”. Il giorno dopo ha stupito con una dedica singolare e che gli fa onore, esprimendo vicinanza a chi non ha alcun sostegno agli inizi della carriera. “Dedico il premio a tutti gli artisti, perché la condizione di un artista, la vita di un artista, può essere molto complicata, soprattutto oggi che si vive in una società dove c’è poco tempo per mostrare chi si è davvero e tutto si consuma velocemente. Non tutti hanno la fortuna di vivere di musica che è quello che ci fa stare bene. E poi penso anche a tutte le altre persone che lottano per accettarsi, per gli errori che commettono e per le sconfitte che subiscono. Torniamo tutti a casa e ci sentiamo soli davanti alle difficoltà. La dedica è a tutte le persone che ce la fanno e anche a quelle che ci stanno provando”. Si ispira a grandi cantautori e osserva cosa lo circonda. “Sicuramente mi ispiro a Vasco Rossi, Jovanotti, Lucio Dalla, Rino Gaetano, Fossati, Tenco, Silvestri e Brunori Sas. Per scrivere una canzone mi basta trovare l’essenza delle cose che mi circondano. Ho bisogno di vivere per conoscere e per scrivere e spesso mi metto a conversare con le persone che incontro. Per esempio c’è una canzone nel mio album che si intitola “Vieni da me”: una ragazza su Instagram mi aveva raccontato che il suo fidanzato non la trattava bene, confidandomi anche cose pesanti. Ecco, da lì è nata la canzone”.

La sua seconda passione è la Roma. “II calcio è una fede, sono in tanti a mettere il calcio al centro della loro vita. Andare allo stadio li fa sentire vivi. Sono felice quando si parla del buon calcio, soprattutto quello che dà gioia ai più giovani”.
Nell’album ci sono tredici tracce e nel live inserirà anche alcune cover e forse, visto che il tempo ora c’è e che ha l’abitudine di scrivere ogni giorno, forse ci saranno altri inediti o magari un testo che possa andare bene per il prossimo Festival. “Sono felice di come sta andando il mio percorso musicale e se mi chiameranno mi farò trovare pronto. Cantare a Sanremo è stata un’emozione unica: è come se frammenti delle anime degli artisti siano rimasti ad aleggiare in quel teatro e cantare su quel palco è come venire avvolti da quelle energie positive”.

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