Claudia Gerini: il cinema italiano ci ha fatto conoscere in America e nel mondo


Presidente onorario della VI edizione del Filming Italy Los Angeles che si tiene nella città californiana dal 18 al 21 marzo, Claudia Gerini parla di donne, dei film in epoca Covid e della sua nuova casa di produzione cinematografica.

Dal 18 al 21 marzo la città degli angeli ospita la sesta edizione di Filming Italy Los Angeles, il festival creato e organizzato da Tiziana Rocca, Agnus Dei e Valeria Rumori, Istituto Italiano di Cultura Los Angeles. L’evento, che si svolge sotto gli auspici dell’Ambasciata d’Italia a Washington e del Consolato Generale d’Italia a Los Angeles ed è inserito nelle celebrazioni del 160° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Stati Uniti, promuove il nostro paese come set cinematografico e ponte tra la cultura italiana e americana, sostiene la crescita culturale made in Italy attraverso il cinema e l’internalizzazione dei prodotti audiovisivi e supporta le relazioni interculturali tra registi, produttori e artisti. Presidente onorario per l’Italia è Claudia Gerini, mentre a rappresentare gli Stati Uniti c’è l’attore Harvey Keitel.

Claudia, quali sono i temi del festival?

Quest’anno affrontiamo alcuni argomenti sociali come i diritti umani e le pari opportunità e trattiamo le problematiche ambientali che stanno affliggendo il pianeta e minacciano il futuro dei giovani. Uno degli argomenti a me più cari è quello delle donne produttrici perché in questo anno ho aperto una casa di produzione cinematografica. Naturalmente il cinema è protagonista con oltre 50 titoli tra film, serie televisive, cortometraggi e docu-film italiani, molti dei quali ancora inediti in tutto il mondo. Ci sono poi 26 masterclass e diversi panel con tantissimi ospiti italiani e internazionali. Tra gli ospiti ricordo Oliver Stone, Carlo Verdone, John Turturro, Jean Sorel, Carol Alt, Gianmarco Tognazzi e Tiziano Ferro.

Ci presenti Filming Italy LA: Dante 700?

Il 25 marzo è la giornata dedicata a Dante Alighieri in Italia e nel mondo e in quell’occasione presentiamo – in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura di Chicago, New York, San Francisco e Washington – il Filming Italy LA: Dante 700. Si tratta di una rassegna che include la proiezione del film muto “L’inferno” di Francesco Bertolini con la Cineteca di Bologna oltre ad una serie di letture dantesche da parte degli ospiti. Tra questi ricordo Danny Huston, William Baldwin, Gina Lollobrigida, Michele Placido, Monica Guerritore, Monica Bellucci, Salvatore Esposito e la sottoscritta.

Quale messaggio vuole trasmettere l’evento?

Il mondo della cultura, sia italiano che internazionale, ha bisogno di sostegno e il festival vuole mandare un segnale di ripartenza e speranza per il futuro perché, nonostante quest’anno io abbia preso parte a numerose produzioni, il teatro e tutta la categoria degli attori, ma non solo loro, sta attraversando un momento di grande difficoltà. Questo appuntamento è una testimonianza di forza e di impegno, coniugata soprattutto al femminile. Con la passione che abbiamo per il nostro lavoro, ci uniamo tutti insieme per parlare di cinema, storia e cultura in un contenitore prestigioso come il Filming Italy Los Angeles.

Ricordiamo alcuni dei vincitori di questa sesta edizione?

Gabriele Salvatores per il Filming Italy Los Angeles Best Documentary con “Fuori era primavera – Viaggio nell’Italia del lockdown”, Paola Cortellesi per il Filming Italy Los Angeles Best Actress Tv Series con “Petra”; Elena Sofia Ricci per il Filming Italy Los Angeles Best Actress con “Rita Levi-Montalcini”; mentre Stefania Sandrelli riceve il Filming Italy Los Angeles Achievement Award e Margherita Buy il Filming Italy Los Angeles Pomellato Award. Tra i premiati ci sono anch’io: la Regione Lazio mi dedica infatti un premio speciale come miglior interprete italiana all’estero. Come romana e attrice laziale sono molto onorata di rappresentare la mia regione.

Quest’anno il festival si svolge per il 90% in streaming: secondo te il cinema continuerà a collaborare con le piattaforme digitali anche dopo la pandemia?

Credo che si andrà sempre di più a coniugare l’uscita in sala del film con l’uscita in streaming, ma che quest’ultimo non sostituirà la proiezione nei cinema. Sarò un’inguaribile ottimista, ma penso che la gente abbia voglia di uscire e di andare a vedere un film o uno spettacolo teatrale. Le persone hanno bisogno dell’esperienza del cinema e del teatro e vogliono nutrirsi di quelle emozioni che solo il grande schermo o il palcoscenico sanno dare. Spero francamente che si torni presto alla normalità. In questo periodo ho girato tanti film e sono in attesa di capire come si procederà per la diffusione in sala. Questa situazione cristallizzata è stata dura per tutti: dagli attori ai registi, da chi lavora nel back  stage al pubblico. Quest’ultimo, secondo me, mai come adesso ha voglia di storie belle, di viaggiare con la fantasia e di farsi coinvolgere da una trama affascinante.

Qual è il rapporto tra il cinema italiano e quello americano?

L’identità italiana si fonda anche sul cinema che, con il suo linguaggio, ha permesso di far conoscere la grandiosità del nostro paese. La stessa cultura ha legami indissolubili con il cinema made in Italy e con il cinema in generale. Importanti registi americani come Martin Scorsese hanno guardato all’Italia e ai registi italiani per molti dei loro capolavori. La nostra penisola, poi, è stata raccontata in tanti film americani leggendari e molti stranieri, che non sono mai venuti in Italia, l’hanno scoperta proprio attraverso i film. Il Bel Paese è da sempre una cartolina per il mondo e pellicole come “Il talento di Mr. Ripley” o a “Vacanze romane” lo testimoniano.

Parliamo di te: come stai vivendo questo anno di pandemia?

È un periodo difficile per tutti i lavoratori dello spettacolo e quindi anche per noi attori. Io stessa sono rimasta tanto a casa ed ho riflettuto su di me e sul rapporto con il cinema. Per me però è stato un anno di trasformazione, di evoluzione e di creatività che mi ha portata a diventare produttrice.

Quali progetti stai portando avanti?

Sto sviluppando una sceneggiatura dal romanzo “Il sale rosa dell’Himalaya di Camilla Borsani del quale ho opzionato i diritti e in cui sarò sia produttrice che interprete. Sto partecipando allo sviluppo di “Tapis roulant, un film che produco, dirigo e recito e sto lavorando ad una serie su Tina Modotti, grandissima fotografa italiana e attivista politica nata a Udine e immigrata a Città del Messico. Sarà una co-produzione molto grossa e costosa perché vogliamo fare una serie di otto episodi che, essendo ambientati nei primi Anni ‘20, saranno in costume. I film che sto producendo hanno piccoli budget e raccontano storie costruite ad hoc per le donne, ma non sono film settari. Con me c’è la mia socia Michela Scolari che ho conosciuto grazie ad un film francese che ho girato all’inizio del 2020, “Anna Rosenberg, del quale Michela è la produttrice. Scritto dall’autore francese André Delauré, il film è un thriller psicologico che, secondo i critici, tiene sulle spine.

Secondo te il cinema è ancora degli uomini?

Per me il cinema deve essere inclusione. Per fortuna ci sono grandi registi come Carlo Verdone che hanno sempre esaltato tantissimo il valore delle attrici e mi auspico che ci siano sempre più uomini speciali come lui che non hanno paura di dare spazio alle donne. Personalmente ho sempre cercato di scegliere ruoli belli e interessanti e ammetto di essere stata particolarmente fortunata. Spesso purtroppo le attrici non sono protagoniste e credo che sia perché il cinema rispecchia la società. Se così non fosse non parleremmo di quote rosa e di giornata internazionale della donna. D’altronde ancora oggi sono poche le rappresentanti femminili di peso nei C.d.A. e se guardiamo alla storia, siamo figlie di secoli e secoli di sopraffazione e infatti abbiamo votato dopo gli uomini ed anche l’educazione per le donne è arrivata dopo.

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