Banche e Fintech: il connubio vincente


Intervista a Clelia Tosi Head of Fintech District

Ormai da anni si parla di Fintech, realtà che hanno innovato il mondo finanziario attraverso la tecnologia, proponendo nuovi modelli di business e nuovi prodotti o servizi. Il primo vero esempio di portata mondiale è stata la nascita di PayPal, quotata dal 20 luglio 2015 presso il Nasdaq. Per anni si è parlato di spietata competizione con il settore bancario ma oggi la situazione sta cambiando verso la sinergia. Da alcuni anni anche l’Italia e in particolare Milano sono state “travolte” da questa grande rivoluzione oggi diventata realtà. Proprio a Milano si è svolta l’annuale edizione del “Forum Banca 2022”, organizzato da IKN Italy. Nell’ambito del Forum abbiamo avuto l’opportunità di incontrare ed intervistare Clelia Tosi, Head del Fintech District. Il giorno precedente l’intervista, Satispay azienda nata in Piemonte ed appartenente alla Community del Fintech District milanese, è diventata un “Unicorno”, la prima Fintech italiana a superare il miliardo di euro di valutazione.

L’INTERVISTA
Fenomeno Fintech, di cosa stiamo parlando?
In termini tecnici una Fintech è un’azienda che attraverso la tecnologia, sia essa Intelligenza Artificiale, BlockChain, API, innova un servizio finanziario tradizionale. All’inizio erano viste come competitor del mondo bancario, nel tempo invece la collaborazione è diventata il driver di sviluppo per entrambi i soggetti. Favorire un dialogo tra i due mondi per agevolare la nascita di progetti di “Open Innovation” è lo scopo del Fintech District.

Perché le Fintech sono nate al di fuori del sistema bancario?
Inizialmente sono nate come alternativa al sistema bancario perché fornivano servizi che le banche, per motivi economici o di legacy, non implementavano. Da un lato l’ingresso sul mercato finanziario di queste realtà ha aumentato il livello
di competizione e costretto le banche a ripensarsi, dall’altro le Fintech hanno scoperto di aver bisogno di collaborare con gli incumbent per scalare il mercato e raggiungere un grande numero di utenti; la sinergia tra i due mondi è stata naturale, è un rapporto win-win.

Qual è il ruolo del Fintech District in questo contesto?
Siamo la più grande community verticale in Italia e abbiamo la mission di favorire e incentivare lo sviluppo dell’intero ecosistema italiano. Riuniamo oltre 240 realtà Fintech e Insurtech, nazionali e internazionali, e le mettiamo in condizione di dialogare con le corporate per dare vita a progetti di open innovation. La nostra attività non si esaurisce però a questo, lavoriamo per promuovere il Fintech made in Italy all’estero e fare cultura sull’innovazione finanziaria in generale.

Quali sono i principali risultati raggiunti e i prossimi obiettivi?
Alla nascita del progetto, nel 2017, le Fintech parte della community erano 32: aver superato le 240 è un risultato eccezionale, visto che parliamo di più del 50% delle Fintech italiane e di importanti realtà straniere. Tra i nostri corporate member figurano tutte aziende di primaria importanza. Abbiamo relazioni con oltre 10 hub innovativi a livello internazionale e contiamo su un network di circa 40.000 contatti. Sono molti i traguardi che potrebbero essere citati, tra quelli di maggiore rilevanza a livello di sistema: siamo tra i promotori di Fin+Tech, il programma di accelerazione dedicato alle startup che sviluppano soluzioni e servizi in ambito Fintech e Insurtech, parte della Rete Nazionale Acceleratori CDP, e in collaborazione a Business International-Fiera Milano, organizziamo e promuoviamo il Milan Fintech Summit, evento di settore ormai accreditato a livello nazionale e internazionale. Lavoriamo anche in ambito formativo per diffondere la cultura del Fintech nelle aziende finanziarie e non.

Le prime Fintech sono nate quali emanazioni dei grandi gruppi tecnologici mondiali, i cosiddetti GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple), poi sono nate le prime Fintech a Londra. Cosa succede in Europa e a Milano nello specifico?
I numeri testimoniano come Milano sia oggi tra le capitali europee dell’innovazione: dal 2018 al 2021, le Fintech in Italia sono cresciute anno dopo anno del 28%, passando da 299 a 564, con la città meneghina che guida questa crescita ospitandone oltre il 45% e attrae sempre più investimenti. Siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi ma stiamo recuperando anche grazie ad iniziative di sistema; Milano per le proprie caratteristiche socio-culturali, che l’hanno
sempre distinta come piazza finanziaria, gioca la sua parte in questa partita.

PSD2 e Open Banking sono da alcuni anni una realtà per le banche: anche i clienti meno assidui si sono accorti di questo grande cambiamento. Quali prodotti di punta offrono le Fintech utilizzando queste modalità?

Quasi il 70% delle Fintech con cui lavoriamo basano la loro attività sulla possibilità di operare tramite API, sfruttando quindi la PSD2 e l’Open Banking. La normativa ha abilitato l’apertura del settore elevando il livello di competitività e sta avendo gli effetti sperati. Con l’arrivo della PSD3, la spinta all’innovazione sarà ancora più evidente. Se lato bancario vediamo un reale cambiamento, più lenta è la trasformazione per il settore assicurativo, anche perché non abbiamo ancora una PSD2 per questo mercato.

Le banche stanno oggi partecipando in modo evidente al fenomeno Fintech, spesso acquisendo quote di capitale in queste nuove società. Parliamo quindi di collaborazione o di competizione tra Banche e Fintech?
Realtà più strutturate come le grandi banche si sono già rese protagoniste della rivoluzione in atto, meno quelle di piccole
dimensioni, anche se ci sono delle eccezioni molto interessanti. Anche le grandi corporate fuori dal mondo strettamente
finanziario stanno cogliendo queste opportunità per implementare nuovi modelli di business e arricchire l’offerta. Che tutti i player ne abbiano ormai colto la portata si vede anche lato investimenti nel Fintech, diverse le importanti operazioni fatte dalle istituzioni finanziarie, sia in ottica puramente finanziaria che industriale, attraverso il
Corporate Venture Capital.

Quanti sono i dipendenti delle Fintech in Italia e quali i profili professionali?
Le professionalità all’interno delle Fintech sono molto varie e mediamente è un ambiente molto giovane, spesso però il fondatore è un Senior con grande esperienza, proveniente dal settore finanziario tradizionale che, riconoscendo il potenziale del digitale, ha scelto di mettere il proprio knowhow in nuovi progetti. Per quanto riguarda le competenze, sicuramente si è all’incredibile ricerca di talenti in ambito tecnologico e dati, ma anche nell’ambito legale, con focus su Privacy e Antiriciclaggio a causa delle stringenti normative italiane ed europee. Infine, anche il marketing e la comunicazione sono settori che richiedono nelle Fintech adeguate risorse.

Vista la velocità con cui si sta muovendo questo mondo, dove si vede da qui a 5 anni e come sarà il mondo del lavoro e il Fintech District?
La mia aspirazione è quella di poter “raccontare” fra cinque anni la storia di successo di tanti “Unicorni”. Sarebbe già una grande soddisfazione poterne avere almeno uno all’anno. Mi piacerebbe anche poter raccontare storie di successo nella collaborazione tra incumbent tradizionali e Fintech, con numeri maggiori rispetto a quanto visto finora e sviluppare un focus sul fenomeno del Fintech for Good, uno dei trend più interessanti del momento.

 

CLELIA TOSI
37 anni, dal settembre 2022 è alla guida di Fintech District, la community internanazionale di riferimento per l’ecosistema delle Fintech in Italia. In Fintech District dal 2019, Clelia è laureata in Management per l’Impresa. In precedenza, ha lavorato, per oltre 10 anni, nel mondo della consulenza e della ricerca per i Financial Services.


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