Una nuova frontiera per l’energia: le correnti marine


Storia di un aquilone che “vola” sott’acqua producendo energia pulita

In tempi di carenza di risorse energetiche e di transizione verso quelle rinnovabili, anche lo sfruttamento dell’energia delle correnti marine torna di attualità, grazie a un progetto della società svedese Minesto, che ha riscosso l’interesse delle principali reti televisive di tutto il mondo. L’innovativo progetto Minesto inizia a far parlare di sé già dal novembre del 2013, con le prime notizie di un esperimento condotto al largo delle coste dell’Irlanda del Nord.

Fino ad allora i progetti di sfruttamento dell’energia delle maree o delle correnti, si basavano prevalentemente su turbine fissate sui fondali, in zone dove la corrente è particolarmente intensa. Poiché la velocità delle correnti non è in assoluto elevata, anche in situazioni ambientali favorevoli (nella maggior parte dei casi fra i tre e i nove chilometri orari), in alcune di queste installazioni sono state anche realizzate dighe per massimizzare l’efficienza del posizionamento delle turbine. Queste soluzioni hanno però un impatto sull’ambiente marino molto significativo e possono stravolgere l’ecosistema esistente per anni, come accaduto ad esempio nel sito di La Rance, presso Saint-Malo in Francia. Peraltro, lo sfruttamento dell’energia delle correnti ha caratteristiche e vantaggi di prevedibilità e affidabilità che non sono riscontrabili per le altre fonti di energia alternative, come il vento o le onde. Minesto ha quindi pensato e realizzato un vero e proprio “aquilone subacqueo” (underwater kite) – dotato di turbina – che coniuga un’elevata efficienza, un impatto ambientale trascurabile e costi di manutenzione paragonabili a quelli delle fonti d’energia tradizionali. La maggiore efficienza del kite dipende dal suo movimento. Infatti, l’installazione prevede un cavo che trattiene l’aquilone al fondale, consentendo di farlo roteare nella corrente – nella direzione voluta – con un movimento “a forma di otto”. Se teniamo presente che l’acqua mossa dalla corrente marina è 832 volte più densa dell’aria, ecco create le migliori condizioni per la conversione energetica. L’aumento della velocità, oltre i 20 nodi, moltiplica l’efficienza della turbina presente sul kite, che trasmette, tramite lo stesso cavo, l’elettricità prodotta a una stazione galleggiante, con la possibilità di collegarla ad altre, formando così una griglia. Dopo i primi esperimenti del 2013 a Holyhead, nel Galles, con un kite da tre metri di apertura alare, nel 2017 è stato presentato il primo prodotto finito, e nel 2018 è iniziata l’installazione della prima stazione di produzione nelle isole Faroe, un arcipelago autonomo facente parte del regno danese, a nord della Scozia. La produzione di energia, con la stazione collegata alla rete elettrica locale, è iniziata a dicembre 2020 con un kite che fornisce cento chilowattora, e a marzo 2021 si è aggiunto un secondo kite da cento chilowattora. A fine dicembre si prevedeva di realizzare un’installazione capace di dieci megawatt, utilizzando una griglia di kite con apertura alare di 12 metri e una capacità di 1,2 megawatt, pari a 3,5 gigawattora all’anno. L’attività ha avuto un tale successo, che Minesto ha siglato – già nel 2016 – un accordo con la National Taiwan Ocean University a Keelung, per attività congiunte di ricerca e test di un’installazione nelle zone locali di corrente marina, mentre in Europa, la società ha ottenuto 2,4 milioni di euro nell’ambito del progetto Tiger (Tidal stream industry energiser project), per realizzare e gestire un’installazione connessa alla rete nel sito di Paimpol–Bréhat al largo della Bretagna. Ricerca e tecnologie avanzate hanno permesso e permetteranno tutto questo, senza impatti sull’utilizzo della terraferma o sul paesaggio circostante e senza nemmeno alterare l’ecosistema marino. Una buona notizia per noi energivori ma anche per il pianeta.


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