Salvador Dalì


Mostra Dalì

La Persistenza degli opposti è una mostra in programma fino al 30 novembre 2019, al Complesso Rupestre di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci a Matera. Matera ha vinto la sua sfida più grande ed è stata eletta Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019. Una delle città più antiche del mondo, dopo un passato di luci ed ombre e dopo aver rischiato di essere abbattuta da una legge, si proietta e si apre al futuro. Matera è la città di pietra della Basilicata. Fra le tante mostre ed attività che faranno da contorno a questo anno indimenticabile, “Salvador Dalì – La Persistenza degli Opposti” presenterà circa 150 opere tra sculture grandi e piccole, illustrazioni, opere in vetro e arredi dell’artista, coniugate a una serie di esibizioni multimediali che rendono il percorso multisensoriale.

Dallo scorso dicembre la mostra ha già conseguito un successo di visitatori. Mi piace presentarla, nell’ultima parte del suo percorso, per la poliedricità di un artista che a Matera trova una perfetta collocazione spazio-temporale. Quattro temi cari all’artista si susseguono nel percorso di visita e agevolano la sua conoscenza: il Tempo, gli Involucri, la Religione e le Metamorfosi.

Salvador Dalì

La persistenza degli Opposti

“La Persistenza degli Opposti” è un viaggio pensato per rappresentare i dualismi concettuali dell’arte di Dalí, che era un uomo di opposti. La sua operazione artistica (fondere idee apparentemente contrarie) è l’espressione del grande dualismo fra razionale e irrazionale che pervade la sua opera. Il tempo per Dalì è una costante incostante. È impossibile ormai, con le scoperte scientifiche del ventesimo secolo, interpretare il tempo come qualcosa di fisso. La relatività permea tutto, e porta con sé la paura della morte, del trascorrere del tempo, e le ansie dell’uomo moderno.

Il contrasto esterno/interno è in accordo con la concezione psicologica per cui gli individui costruiscono difese protettive (la durezza) intorno alla vulnerabile psiche (la morbidezza). Il riccio di mare, figura pregna di significato per l’artista, con il suo esoscheletro irto di spine ne è un esempio. La religione ha giocato un ruolo centrale nella vita del pittore, dagli Anni Cinquanta in avanti.

Salvador-Dalì e Galan

Mistica nucleare

Dalì aveva sviluppato la cosiddetta “mistica nucleare” dopo l’esplosione atomica del ’45. Iniziò a reinterpretare figure religiose attraverso l’utilizzo di concetti scientifici e giochi spaziali. “A un ex surrealista non può capitare niente di più sovversivo che diventare mistico e saper disegnare. Io vivo al momento entrambi questi tipi di forza”.
In lui si sovrappongono due universi: quello della realtà pura, atavica e geologica e quello della coerenza soggettiva del mondo onirico. La corrente surrealista rappresentava i processi dell’inconscio, proiettando liberamente pensieri, immagini e parole senza alcun freno inibitorio, indebolendo i confini tra mondo onirico e mondo reale.

L’avanzare dell’età ha coinciso con la sua piena maturazione artistica e uno sguardo che si è allargato al mondo intero e a tutte le componenti dell’essere umano. Anni fa, durante un viaggio in Spagna, volle visitare la sua casa-museo. “E’ stato come scendere all’inferno e riemergere, vivendo in un breve spazio di tempo le emozioni della mia vita, trasfuse nelle immagini artistiche che mi passavano davanti agli occhi.”
Non si può rimanere indifferenti a Dalì, incontrarlo significa uscirne trasformati.

Salvador Dalì biografia

La vita segreta. Diario inedito (a cura di Gala Dalì), L’Ippocampo 2012.
Fra la poetica rievocazione dell’infanzia in Russia e le pagine lirico-visionarie del periodo americano, gli inediti di Gala svelano l’intimità di una

donna misteriosa che fu la musa del Surrealismo, moglie di Paul Eluard e poi di Salvador Dalì, alimentando negli anni un’autentica leggenda.
Scoperti nel 2005 in uno scrigno del castello di Pùbol, in Catalogna, dove Gala morì nel 1982, i frammenti del manoscritto sono stati raccolti e riordinati in quaderni. L’edizione riporta il fac-simile degli appunti originali, spunti onirici che ci rivelano della mitica Gala un’imprevista e pudica sensibilità.

Salvador Dalì – La ricerca dell’immortalità, regia di David Pujol, 2018.
Salvador Dalì nasce da una famiglia borghese a Figueres, in Spagna, nel 1904.
Dopo aver studiato e lavorato in un’Europa sperimentale e attivissima dal punto di vista artistico e culturale. Dalì vive tra Madrid, Parigi e, successivamente, Londra e New York, ma il richiamo della sua terra d’origine non lo abbandonerà mai; si trasferisce a Cadaqués, località sul mare dove costruisce negli anni la casa-studio che oggi è un luogo di culto e pellegrinaggio turistico e artistico.

Da questo magma prende forma il documentario “Salvador Dalì – La ricerca dell’immortalità”, il cui punto forza è la ricca ricerca di immagini fotografiche in bianco e nero d’archivio, che mostrano il giovane Dalì, quasi inedito.

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