Il cinema delle donne


La capacità del cinema di raccontare e far riflettere su temi diversi, storici o contemporanei, semplici o estremamente complessi, mi ha sempre affascinato.
La caratteristica straordinaria è proprio realizzare questa connessione: descrivere storie – tramite testi e immagini – arrivando dritto al cuore dello spettatore.

Non sono molti i registi, per di più esordienti, in grado di raggiungere questo risultato. Paola Cortellesi, che abbiamo avuto il piacere di intervistare in questo numero, al suo esordio alla regia del film “C’è ancora domani”, del quale è anche protagonista, ci è riuscita perfettamente. La sua opera è stata la proiezione italiana più vista nell’anno 2023, con più di due milioni di spettatori e oltre 13 milioni di euro di incasso, risultato che ha portato alla conquista del premio “Il biglietto d’oro“, assegnato dall’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) alla pellicola che nell’anno ha venduto più biglietti.

Il film, ambientato nel primo dopoguerra italiano, che racconta la storia di una donna comune, vittima di violenza domestica, ha colpito nel profondo il pubblico italiano, come forse nessuno si aspettava potesse accadere. Una trama che parla di discriminazioni e di patriarcato, che è stata capace di stimolare il pubblico a farsi delle domande e a far riflettere su ciò che nelle nostre case è avvenuto per decenni, trasversalmente, senza distinzione di categorie sociali. Il racconto del passato delle nostre nonne e bisnonne si riflette nel presente, descrivendo un’Italia femminile che ancora oggi fatica ad affermare i propri diritti. Una narrazione leggera e al tempo stesso angosciante sull’essere donna, una considerazione
a volte dolorosa su un lungo e umiliante percorso che ha portato gradualmente a migliorare molti aspetti della condizione delle donne in Italia ma che, stando ai fatti della cronaca odierna, tra femminicidi e abusi, non è ancora sufficiente.

Molta strada è stata percorsa dal 1946, anno che portò alle donne, per la prima volta in Italia, il diritto di voto e che fu poi determinante per la nascita della nostra Repubblica, ma il cammino è ancora lungo per giungere a superare quegli stereotipi che imprigionano tanto le donne quanto gli uomini.
Per un futuro migliore per tutti e per tutte, vi auguro un Buon 2024!