IFOR – Sindrome Fibromialgica


Con la grande auto-emotrasfusione si può migliorare la qualità della vita delle persone affette

Da cinquant’anni il Centro Fisioterapico Ortopedico Rieducativo IFOR è una realtà affidabile e al passo con l’innovazione tecnologica come ambulatorio di diagnosi e terapia fisica e riabilitativa. Negli oltre mille metri quadrati della sede in Via Pinelli, 60/A a Torino, il Centro ospita studi medici, una palestra, box per i trattamenti individuali e una vasca attrezzata per l’idrochinesiterapia. IFOR opera sia privatamente che in convenzione col Servizio Sanitario Nazionale per garantire il recupero funzionale e la prevenzione di disturbi sia neurologici che muscolo-scheletrici. Tra le patologie trattate nel Centro Fisioterapico vi è anche la fibromialgia, una parola oscura che tratta un male diffuso. Per parlarne abbiamo incontrato il Dott. Francesco Pasquero, recentemente entrato a far parte del team di IFOR in qualità di fisiatra.

Dott. Pasquero cosa si intende per fibromialgia?
La fibromialgia è una malattia caratterizzata da dolori diffusi ai muscoli e alle strutture connettive fibrose quali legamenti e tendini. A questi sono associati: affaticamento, rigidità, problemi di insonnia e di memoria e alterazioni dell’umore. Il corollario sintomatologico è molto vario, ma alcuni punti saldi sono sempre presenti tra cui: dolori diffusi, astenia profusa, sindrome depressiva. Dalle stime dell’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica ne sono colpiti circa due milioni di italiani. Tra questi soprattutto donne in età adulta prima della menopausa. Tale patologia è da considerarsi disturbo invalidante. A titolo di esempio ne soffrono personaggi dello spettacolo come Asia Argento, Morgan Freeman e la cantante americana Lady Gaga che nel 2019 dovette cancellare alcune date del tour europeo a seguito dei suoi disturbi.

Quali sono le cause della fibromialgia?
Al momento le cause non sono note. La sindrome fibromialgica può comparire in modo graduale e aggravarsi col passare del tempo; oppure può scatenarsi a seguito di un evento stressante come una malattia, un lutto famigliare, un trauma fisico o psichico.  Si ipotizza che la malattia compaia per una commistione di fattori genetici e ambientali che, insieme, comportano alterazioni a livello centrale od ormonale.

Perciò chi presenta questi sintomi è affetto da fibromialgia?
In verità è una patologia ancora difficile da diagnosticare perché molti sintomi sono simili ad altre malattie muscoloscheletriche, endocrine e neurologiche. Perciò è importante sottoporsi a test diagnostici mirati e andare per esclusione. La fibromialgia può anche essere secondaria ad altre patologie sistemiche come le malattie autoimmuni oppure oncologiche. In ogni caso, una corretta diagnosi è importante per iniziare la cura idonea, tenendo conto del fatto che si tratta di una malattia cronica da cui non si guarisce mai completamente ma i cui sintomi si possono contrastare efficacemente.

Una volta diagnosticata la fibromialgia, qual è l’approccio terapeutico?
L’approccio deve necessariamente essere multidisciplinare e non può prescindere da una terapia singola. Lo specialista di riferimento è il reumatologo, ma il ruolo del fisiatra è fondamentale perché le diverse opzioni di trattamento aiutano a migliorare di molto la qualità della vita delle persone affette dalla sindrome fibromialgica.

Può spiegarci in che modo?
Da un punto di vista meccanico, le tecniche fisiatriche per aiutare a convivere con la fibromialgia sono: massoterapia, rieducazione motoria, idrochinesiterapia. A questi si accompagnano esercizi aerobici di rinforzo muscolare, insegnati in prima battuta dal fisiatra, e lunghe camminate a intensità moderata. Negli ultimi anni abbiamo iniziato ad avvalerci dell’ossigeno-ozono terapia, una tecnica ampiamente utilizzata nel trattamento di altre patologie e ancora poco nei pazienti fibromialgici. I risultati sono stati entusiasmanti.

Davvero interessante: in cosa consiste?
In qualità di specialista qualificato, tenuto a rispettare protocolli e linee guida, il fisiatra può sottoporre il paziente alla grande autoemotrasfusione. Si tratta di una tecnica medica che gioca un ruolo di elevata importanza nel trattamento della fibromialgia perché agisce su quasi tutti i fronti dei sintomi di questa patologia. La GAEI consiste nel prelievo di 150-200 ml di sangue dal paziente e, senza staccare l’ago dalla vena, miscelarlo con un’esatta quantità di ossigeno e ozono. Solo a questo punto il sangue viene nuovamente infuso nel paziente, in un circuito chiuso. La maggiore ossigenazione del sangue influenza positivamente la circolazione corporea e, di conseguenza, le varie funzionalità di organi e di tessuti. Con la GAEI, infatti, i globuli rossi divengono più elastici e riescono a raggiungere anche le zone del corpo più periferiche, ottimizzandone le funzioni.

A quante sedute è opportuno sottoporsi?
Un ciclo è composto da dieci sedute a cadenza settimanale o bisettimanale. Il successivo mantenimento è poi mensile. Ogni seduta dura circa 30 minuti.

Quali sono i benefici della grande auto-emotrasfusione?
Questa tecnica svolge importanti azioni: analgesica e antinfiammatoria; rivitalizzante e tonificante; antiossidante e antiaging; di potenziamento e regolazione del sistema immunitario liberando diverse sostanze, fra cui citochine e interferone; fungicida, battericida e virucida mediante ossidazione; detossinante. Un vero toccasana a livello diffuso. Visto che i primi approcci terapeutici a questa patologia sono di tipo farmacologico con antidolorifici e antidepressivi, la GAEI consente di ridurre in modo importante l’assunzione dei composti chimici, riducendo anche i possibili effetti collaterali sul sistema gastrico e centrale.

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