Il 17 marzo è un giorno ormai noto in tutto il mondo per essere San Patrizio, patrono d’Irlanda. Sebbene ci riguardi poco, sui social network e nei telegiornali vediamo da anni le immagini dei principali monumenti nel mondo, dalla Tour Eiffel di Parigi all’opera House di Sidney, illuminati di verde proprio in quella data, in onore del Vescovo che convertì al cristianesimo l’isola di smeraldo. Tanta partecipazione anche fuori dai confini si deve un po’ al flusso migratorio che nei secoli tra il XVIII e il XIX portò gli irlandesi verso altri Stati e continenti, creando di fatto delle forti comunità all’estero; un po’ perché lo spirito e i festeggiamenti sono contagiosi e piace a tutti condividere dei momenti di baldoria.
Il Vescovo d’Irlanda
In Irlanda, il 17 marzo e i giorni più prossimi sono di vera festa poiché l’opera di evangelizzazione attuata da San Patrizio ha posto le basi dell’odierno sentire di un popolo intero. Nato in una famiglia di nobili romani stanziati nelle terre di Scozia, il nome originario del Vescovo d’Irlanda pare fosse Maewyin Succat. Nato tra 385 e il 392 D.C., all’età presunta di sedici anni venne rapito e venduto come schiavo. Ridotto in cattività divenne molto credente e, solo ribellandosi al proprio padrone, riuscì a fuggire. Giunto in Francia prese i voti e fu battezzato come Patrizio da Papa Celestino che gli affidò l’incarico di convertire i pagani irlandesi al cristianesimo. La sua missione e il suo instancabile impegno ebbero successo perché Patrizio predicò in ogni angolo dell’isola e insegnò i fondamenti del cristianesimo usando la lingua locale; fondò decine di monasteri e abbazie; soccorse i bisognosi con animo misericordioso e usò la fermezza con quanti irridevano il suo operato. Diversamente dal cattolicesimo da noi conosciuto, il Cristianesimo di Patrizio è di carattere celtico. La sua particolarità fu di coniugare elementi cristiani con altri pagani, in modo da dare continuità alle credenze locali. Il simbolo più famoso di questo mix è proprio la croce celtica, simbolo della religiosità irlandese. Così come il trifoglio, usato per spiegare la Santa Trinità, è diventato un simbolo nazionale.
Le leggende su San Patrizio
Diverse leggende aleggiano attorno alla figura di San Patrizio. La più famosa riguarda l’assenza di serpenti sull’isola. Si dice infatti che egli li cacciò in mare al termine del suo ritiro spirituale di quaranta giorni sul monte sacro di Croagh Patrick. Più che una montagna si tratta di una altura di 765 metri, divenuta meta di pellegrinaggio religioso. Ogni ultima
domenica di luglio, decine di migliaia di fedeli, soprattutto scalzi, si inerpicano per penitenza e devozione. Un’altra leggenda parla del Pozzo di San Patrizio, che in realtà era una grotta su un’isoletta del Lough Derg. Qui, il Santo patrono conduceva quanti non credevano nell’aldilà e mostrava loro le profondità della terra dicendo che vi fosse una porta del Purgatorio. La cavità è stata murata nel 1497 e l’isolotto oggi ospita un Santuario ove sono accolti i pellegrini. Si dice poi che durante la fuga in Francia, Patrizio usò il proprio mantello come zattera per attraversare la Loira. Lo pose ad asciugare su un cespuglio di biancospino che, nonostante fosse inverno, iniziò a fiorire. Così, da allora, ogni inverno il biancospino fiorisce. Alla sua morte, avvenuta il 17 marzo del 461, diverse città si contesero le spoglie. Il suo corpo mortale venne perciò affidato a una coppia di buoi senza guida che lo deposero a Down, nel nord, ribattezzata Downpatrick. Qui la grande statua del Santo vigila su tutta l’Irlanda.
La sfilata di St. Paddy
Proprio nel periodo in cui si celebra il Santo può essere interessante visitare l’Irlanda e soprattutto Dublino dove si concentrano i festeggiamenti. Nei giorni di St. Paddy la capitale si anima di festival, musica per strada e nei pub, oltre a veder alzate al cielo tante pinte di birra con cui brindare. Tutto si tinge di verde, colore che trova il suo apice durante la sfilata che ogni anno si svolge il 17 marzo a partire dalle ore 12. In un percorso di 2,5 chilometri, la sfilata corre da nord a sud della città e richiama migliaia di spettatori, assiepati già di buon mattino lungo il tracciato. Carri animati, performer, musicisti e ballerini sfilano insieme a quei turisti che desiderano partecipare all’evento, aderendo ai canoni stabiliti e coi requisiti richiesti. Ogni anno viene assegnato un tema alla sfilata e i bambini, a scuola, sono invitati a disegnare o creare qualcosa in modo da instillare la partecipazione sin dall’infanzia e far sì che la tradizione non vada perduta nel tempo.
La biblioteca delle meraviglie
Tra i luoghi sul tracciato della sfilata vi è il Trinity College. La famosa università fu fondata nel 1592 dalla Regina Elisabetta I, infatti il nome ufficiale è “College of the Holy and Undivided Trinity of Queen Elizabeth near Dublin”. Il fiore all’occhiello dell’istituto è la biblioteca che raccoglie 4,5 milioni di libri, di cui duecentomila sono ospitati nella Long Room, il corridoio lungo 65 metri. In questa sala è posta la più antica arpa irlandese, realizzata in legno di salice e corde di ottone, e divenuta simbolo iconografico del paese. La Old Library venne costruita tra il 1712 e il 1732; dal 1801 riceve una copia di ogni libro pubblicato in Irlanda e nel Regno Unito. Al suo interno si trova anche un’ampia collezione di manoscritti tra cui il Libro di Kells, miniato dai monaci e risalente al IX secolo.
Fermarsi a parlare con Joyce
La sfilata attraversa anche O’Connell Street, la strada principale di Dublino. Deve il suo nome a Daniel O’Connell, leader nazionalista la cui statua si trova nel tratto iniziale. Questa arteria commerciale è caratterizzata da edifici settecenteschi e neoclassici, e accoglie le statue di diversi irlandesi illustri della politica e dell’arte come James Joyce, col quale posare per una foto ricordo. Nel mezzo della sua lunghezza si trova The Spire, una scultura a forma di ago. Eretta nel 2003, è alta 120 metri. Voluta per enfatizzare la rivalutazione urbanistica della via, The Spire rappresenta anche la lotta per l’indipendenza dell’Irlanda. Non per niente sorge al posto del precedente Nelson’s Pillar, una colonna raffigurante l’omonimo ammiraglio inglese che fu distrutta da una bomba dell’IRA.
Tra sacro e profano
Un altro luogo di interesse toccato dalla sfilata è The City Hall, il municipio. Splendido edificio in architettura georgiana, fu costruito sulla fine del XXVIII secolo dalla corporazione dei mercanti. In origine era infatti la sede della Camera di Commercio e, dopo esser stata abbandonata, nel 1851 l’edificio fu acquistato dalla municipalità. Fino a metà anni ’90 è stato il centro dell’amministrazione cittadina, mentre oggi ospita le riunioni del Consiglio Comunale. Al suo interno è senz’altro da vedere La Rotonda, un elegante spazio circolare sovrastato da una cupola sorretta da dodici colonne e decorata con statue di epoche diverse. Penultima tappa della sfilata è la Christ Church Cathedral. La sua prima costruzione risaleal 1038 sul luogo di una chiesa vichinga in legno. Nonostante i vari interventi nei secoli, conserva lo stile gotico originario e le sue dimensioni notevoli: 70 metri di lunghezza e quasi 25 metri di altezza sotto la volta. La struttura attuale è del 1870, grazie al finanziamento integrale del restauro da parte del distillatore di whiskey Henry Roe.
La Cattedrale senza Vescovo
La sfilata termina quindi alla Saint Patrick Cathedral. Luogo di culto protestante, venne insignito del titolo di Cattedrale nel 1191, quando si trovava ancora fuori dalle mura cittadine. Sorge in uno dei siti cristiani più antichi d’Irlanda dove nel 450 d.C., pare, San Patrizio battezzò i pagani in un pozzo. L’edificio attuale venne eretto nel XIII secolo e ottenne un forte intervento di restauro tra il 1860 e il 1900 grazie al patrocinio della famiglia Guinness. Detiene un paio di primati: il suo organo è il più grande del paese, con oltre 4000 canne; la navata del coro, di 100 metri, è la più lunga d’Irlanda. Nonostante la sua importanza, la St. Patrick Cathedral non ha un Vescovo!
Un brindisi per San Patrizio a Temple Bar
Per proseguire i festeggiamenti dopo la sfilata, la zona da frequentare è Temple Bar. Qui si trovano i pub storici e, nelle stradine strette e lastricate, vi è un continuo andirivieni di persone. Il nome viene attribuito a Sir William Temple, rettore del Trinity College nel 1609, che vi fece costruire la propria abitazione in un punto vicino a The Bar, ossia una passeggiata lungo il fiume Liffey. Temple Bar è il centro della vita notturna dublinese ed è conosciuto per l’omonimo pub. Aperta nella prima metà del XXVIII secolo, la birreria è frequentata da locali e turisti che l’affollano per una pinta di birra, oppure per un whiskey a scelta tra le oltre 450 varianti. O ancora, per ascoltare musica dal vivo a tutte le ore.
Sul tetto della città con una pinta di birra in mano
Gli estimatori della birra (e non solo) devono inserire la Guinness Storehouse tra i posti da visitare. Si tratta della fabbrica dell’omonima birra aperta nel 1759 e oggi convertita a museo multimediale, sensoriale ed esperienziale. L’edificio di sette piani ha la forma della pinta e si parte dal basso dove vengono raccontati gli ingredienti e la loro lavorazione; salendo si possono vedere le pubblicità e la trasformazione dell’edificio. Al quinto piano è spiegato come spillare la birra e si può provare a farlo da sé, mentre sulla sommità è allestito il Gravity Bar: una terrazza panoramica al chiuso da cui ammirare tutta Dublino sorseggiando una pinta (inclusa nel biglietto d’ingresso) e brindando a San Patrizio.