Performance e aspettative


La nostra performance professionale, al di là dello specifico ruolo che ricopriamo in ambito sociale, è sempre oggetto di giudizio da parte di terzi oppure di noi stessi. Le aspettative non vanno mai disattese: bisogna arrivare ma risultati, raggiungere obiettivi, non deludere gli altri e, quando si ha poca esperienza, la situazione genera un crescendo di ansia. Confrontandomi con i giovani studenti dei vari Master respiro le loro incertezze, il timore di non essere all’altezza, di sbagliare, di essere giudicati. Nonostante abbiano già conseguito un titolo accademico, in molti di loro permangono insicurezze che potrebbero inficiare la performance durante un colloquio di selezione. In aula, dopo aver smascherato le “paure” facendo comprendere che sono solo timori e non minacce reali, li accompagno nell’esplorazione delle loro risorse attraverso un semplice esercizio, per arrivare a riconoscere almeno tre punti di forza, e con un altro esercizio ci concentriamo su una delle insicurezze per apportare dei cambiamenti di prospettiva. Questo permette di avere maggiore consapevolezza e più fiducia in se stessi. D’altronde il potenziale può emergere solo quando, riconoscendo le aree di debolezza, ci impegniamo a migliorare valorizzando risorse preziose. Le competenze non sono innate, possono essere apprese e rese fattuali. Sicuramente ci saranno alcuni predisposti all’empatia, all’intelligenza sociale, alla motivazione, all’ascolto, all’assertività, a gestire le emozioni ma tutti, e ribadisco proprio tutti, possono accrescere e sviluppare le cosiddette soft skills. Questo non deve però trasfigurare la realtà oggettiva. La ricerca di collaboratori eccellenti, dotati di leadership e talentuosi, sta offuscando la realtà. In qualsiasi azienda ci sono molte persone che hanno ruoli secondari e solo una parte matura, nel tempo, un’ammirevole carriera. Se pensiamo a un reparto ospedaliero, pur essendoci molti medici, non tutti sono eccellenti e non tutti diventeranno primari. Negli studi legali ci possono essere numerosi avvocati e solo alcuni diventeranno illustri, quindi non deve sorprendere che anche nelle aziende questo si verifichi tra i manager. Sto forse spegnendo i sogni genitoriali verso i figli? Lecito sognare, a volte più utile avere i piedi per terra. Le aspettative genitoriali generano ansie che non devono diventare pretese, al di là degli investimenti economici profusi. Quando nelle famiglie ci sono più figli e si ha la fortuna di averne uno veramente talentuoso, diventa difficile il percorso per la sorella o il fratello, parola di Coach. E questo uso e abuso del termine talento sta allontanando dalla verità. Intanto sospendiamo il giudizio e sostituiamolo con un suo sinonimo gentile, che è valutazione. I giovani vanno spronati, motivati e agevolati nei loro percorsi di studio per avere tutte le competenze richieste dal mercato nelle specifiche professioni, ma l’autostima va rafforzata con i complimenti, e non con i moniti. Riversare sui figli le proprie frustrazioni diventa molto pericoloso, così come pretendere l’emulazione della vostra ragguardevole carriera professionale. Siate sempre generosi nei complimenti e orgogliosi per i loro grandi o piccoli successi.

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