Marte è sempre più vicino


Il test perfettamente riuscito del booster “Super Heavy” di SpaceX, accelera la corsa verso il Pianeta Rosso

Da almeno cinquant’anni si parla dell’uomo su Marte. Ma negli ultimi mesi è accaduto un evento tecnologico veramente importante che potrebbe accelerare tutti i progetti per la conquista del Pianeta Rosso. Uno di quei “salti quantici” a cui ci aveva abituato il mondo delle tecnologie “soft” ma che per la prima volta riguarda invece tecnologie molto “concrete”, quelle dove la meccanica e l’ingegneria si uniscono al software. Dopo la sfida tra superpotenze degli anni ‘50 e ‘60, da tempo Europa, India, Cina ed altri si sono aggiunti alla corsa verso le stelle. Più di quaranta satelliti, lander e rover sono stati inviati su Marte dall’inizio degli anni ‘60. Negli ultimi 25 anni è stato inviato un nuovo veicolo spaziale ad ogni apertura della finestra di lancio per Marte avvenuta ogni 26 mesi. Grazie all’invio di robot ricchi di strumenti scientifici sempre più sofisticati, sono stati raccolti dati e fatte molte scoperte, in attesa che l’uomo metta piede sul Pianeta.

L’EVENTO
Dopo anni di tentativi, nel mese di ottobre 2024, per la prima volta nella storia, ha avuto un successo completo il volo di prova del razzo Starship della società SpaceX di Elon Musk, dotato del più potente booster riutilizzabile mai realizzato. Il test effettuato era fondamentale per il progetto che il controverso e discusso magnate sudafricano sta realizzando per portare l’essere umano su Marte. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che il razzo di lancio sia recuperabile e, quindi, riutilizzabile, in caso contrario i costi ed i tempi con le tecnologie attuali sarebbero proibitivi rendendo irrealizzabile l’attività. Con un’altezza di quasi 122 metri, lo Starship senza equipaggio ha volato sopra il Golfo del
Messico come le quattro volte precedenti, durante le quali, però, i razzi sono finiti distrutti subito dopo il decollo o durante l’atterraggio in mare. Questa volta SpaceX è riuscita a riportare il razzo sulla piattaforma da cui era decollato sette minuti prima, con un atterraggio “morbido” che entrerà nei libri di storia. Razzi di queste dimensioni, la famosa serie “Saturn”, erano già stati realizzati e utilizzati dalla NASA negli anni ‘60 del secolo scorso per la conquista della Luna, ma ovviamente nessuno di questi era riutilizzabile e per questo motivo il dispendio di capitali, tempo ed energie a suo tempo era stato massiccio. In realtà l’utilizzo di razzi recuperabili è divenuta una pratica comune da parte della società SpaceX, che, da quando la NASA ha abbandonato le missioni “Shuttle”, è diventata il carrier ufficiale per gli USA. Quello che veramente cambia in questo caso sono la dimensione ed il peso necessari per portare a termine una missione così complessa. L’obiettivo del test realizzato con successo era quello di riuscire a recuperare il booster Super Heavy con un sistema di bracci meccanici di grandi dimensioni all’interno di una struttura denominata “Mechazilla”, una mega “pinza” che permetterà di evitare atterraggi sulle piattaforme marittime o terrestri. Questa innovazione velocizzerà le operazioni di recupero del razzo. Starship dispone del propulsore Super Heavy che ne garantisce il decollo sfruttando i 33 motori capaci di generare una spinta da 74 meganewton, che corrisponde a quasi 700 volte la potenza sprigionata da un moderno Airbus. Questa potenza è capace di portare fuori dall’orbita terrestre un carico utile di 150 tonnellate. La riuscita del test ovviamente accelera i tempi ma non bisogna dimenticare che in questo campo a grandi risultati si alternano a volte imprevisti e pause spesso lunghe, come era già avvenuto per le missioni Shuttle della NASA negli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso.

I piani per la “conquista” di Marte
SpaceX ha in progetto l’invio di cinque astronavi senza equipaggio su Marte nei prossimi anni, ha dichiarato il CEO Elon Musk sul suo sito di social media, X. SpaceX deve attendere la prossima finestra di lancio Terra-Marte per inviare le proprie missioni. Queste finestre si verificano quando Marte e la Terra sono più vicini fra di loro in modo tale che i voli richiedano la minima quantità di energia e soprattutto di tempo. La prossima finestra è nel 2026 e, qualora SpaceX non rispettasse tale scadenza, quella successiva sarebbe tra la fine del 2028 e l’inizio del 2029. Se le astronavi senza equipaggio atterreranno in sicurezza su Marte nel corso della prima finestra temporale, potremo già assistere a missioni con equipaggio durante la finestra di lancio del 2028-29. Se i test non avranno invece esito positivo, la compagnia proverà nuovamente le missioni senza equipaggio nella finestra di lancio del 2028, posticipando le missioni con equipaggio alla finestra di lancio successiva.

I tempi di viaggio
Ovviamente le difficoltà risiedono anche nel fatto che una missione di questo tipo, con esseri umani a bordo, prevede lunghissimi tempi di viaggio, in cui gli astronauti dovranno vivere all’interno della loro navicella. Per questo motivo da anni si compiono esperimenti di permanenza prolungata di astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. In sintesi, secondo vari scenari, il viaggio di andata richiederebbe da un minimo di 80 giorni a un massimo di 260 giorni. L’equipaggio potrebbe rimanere su Marte da un minimo di 30 ad un massimo di 550 giorni, infine il viaggio di ritorno durerebbe da 180 a 430 giorni sempre in base ai vari scenari ipotizzabili. L’obiettivo finale, secondo Musk, è la costruzione di una città marziana autosufficiente in “circa 20 anni”. Musk è però diventato famoso per spostare i paletti quando si tratta della sequenza temporale di SpaceX in merito alla missione “Uomo su Marte”. Già quattro anni fa aveva dichiarato che SpaceX avrebbe inviato navicelle su Marte nel 2024. SpaceX ha anche dovuto affrontare numerose difficoltà “burocratiche”, tra cui scontri con la Federal Aviation Administration su questioni procedurali e scontri con i regolatori sull’impatto ambientale. SpaceX sta peraltro affrontando ritardi anche in altri settori. La missione Artemis 3 della NASA, che utilizza l’astronave di SpaceX, era originariamente prevista per il 2025 ed è stata posticipata al 2026. Se dovesse essere portata a termine, sarà la prima missione con equipaggio sulla Luna in mezzo secolo.

Il ruolo dell’Italia
Torino è la sede della più importante azienda italiana dedicata alle missioni spaziali. Il settore Aerospaziale negli anni ha assunto un ruolo sempre più importante a livello planetario. L’Italia ha costruito più del 50% del volume abitabile della Stazione Spaziale Internazionale. ISS è grande più di un campo di calcio, è in orbita a 400 km dalla terra, è perennemente abitata ed è ad oggi la più grande costruzione dell’umanità (ed esempio di cooperazione internazionale) nello Spazio. A Torino si cura la logistica di tutto il segmento europeo ed italiano: tutti gli equipaggiamenti che nel tempo vengono inviati su ISS per manutenzione, il rifornimento, la vita ed il lavoro degli astronauti nello Spazio. Andando oltre l’orbita bassa il traguardo successivo è la Luna, parliamo del Progetto Artemis che prevede una piattaforma che orbiterà intorno alla Luna, chiamata Gateway. In questo ambito l’Italia ha un ruolo fondamentale fornendo gli ambienti, la logistica, il centro di controllo ed il training degli astronauti. Gateway servirà da avamposto per l’installazione sulla Luna di una base costruita da NASA ed ESA, dove l’Italia attraverso Thales Alenia Space ed Altec cureranno la costruzione e la gestione del modulo in cui gli astronauti potranno operare sulla superficie lunare. Un vero e proprio rifugio lunare che sarà controllato da terra. Andando oltre la Luna il traguardo successivo sarà Marte. E anche in questo caso l’Italia avrà sicuramente un ruolo importante. A Torino è presente l’unico centro “marziano” europeo, nato dal progetto ExoMars. In questo centro si ha la capacità di simulare fisicamente le caratteristiche del terreno, della luce, della gravità su Marte ricostruendo quindi le condizioni in cui si troverà il primo rover marziano europeo. La missione doveva partire nel settembre 2022 ma a causa del venir meno della collaborazione con la Russia per le note questioni geopolitiche è stata rinviata al 2028. Il vettore doveva essere di origine russa ma verrà sostituito proprio con un razzo Falcon Heavy della Società SpaceX. Il lancio avverrà dal Kennedy Space Center e non più dalla Russia. Il modulo di discesa sarà invece di origine e costruzione europea.

A metà 2023 avevamo avuto l’opportunità di intervistare l’Amministratore Delegato di Altec Space che ci aveva anticipato parte di queste attività, chiedendogli quali caratteristiche avrebbe dovuto avere un bimbo per andare su Marte in futuro. Questa era stata la sua risposta: “La più grande dote che deve avere un bambino o un ragazzo oggi è la curiosità. Parlando di formazione anche in questo ambito sono stati osservati grandi cambiamenti. Dieci anni fa prevaleva la figura di ingegnere, fisico e matematico, oggi la situazione è cambiata. Le attività spaziali si stanno aprendo all’intero mondo produttivo, ci sarà bisogno di psicologi, ma anche di medici o addirittura un cuoco! Qualsiasi tipo di background culturale, unito alla curiosità ed alla grande passione, potrebbe essere il mix perfetto per questa attività”.
Curiosità quindi ma, come per Musk, anche un briciolo di follia e imprevedibilità.

 


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