Davanti a noi c’è il “grande libro” dell’Arma Azzurra, ogni pagina è un’emozione continua, dai suoi albori ai giorni nostri, 100 anni di storia ci dividono.
Abbiamo il piacere di intervistare il Colonnello Incursore Livio Albano, classe 1974, Comandante del 17° Stormo Incursori dell’Aeronautica Militare, con un percorso professionale di rilievo e significativo. L’Unità è basata sull’aeroporto militare “Mario Ugo Gordesco” di Furbara (RM) e dipende gerarchicamente dalla 1ª Brigata Aerea Operazioni Speciali.
Colonnello, ogni Comandante trasmette con la sua personalità, abbinata all’esperienza acquisita sul campo, una serie di valori. Cos’hanno trasmesso, invece, i baschi color “sabbia” alla sua persona?
Ho trascorso tutta la mia carriera nelle Forze Speciali e sono stato uno dei fondatori del 17° Stormo, insieme all’attuale Comandante della 1ª Brigata Aerea Operazioni Speciali (BAOS), il Generale di Divisione Riccardo Rinaldi.
Nel 17° Stormo, sono stato Comandante di distaccamento (l’unità minima di FS), Comandante del Gruppo Operativo, Capo dell’Ufficio Operazioni e attualmente Comandante. Gli operatori del 17° Stormo sono la mia “famiglia Aeronautica”, in questo periodo rivivo attraverso i baschi color sabbia la mia esperienza operativa, ma soprattutto ritrovo quei valori fondanti che hanno reso e renderanno lustro al 17° Stormo: lo spirito di sacrificio, il senso di abnegazione davanti al servizio, la forza di dare sempre il massimo a qualunque condizione e in ogni evenienza, ma soprattutto il coraggio, come enunciato nel nostro motto “Sufficit Animus”, ossia “Basta l’Ardire”.
Gli Incursori dell’Aeronautica si differenziano da altre Forze Speciali per il caratteristico basco color “sabbia”, insieme al “pugnale di ardito”, ci spiega questo accostamento?
Durante la 2ª Guerra Mondiale la Regia Aeronautica aveva costituito nel 1942 il battaglione Arditi Distruttori della Regia Aeronautica. Compito del battaglione era aviolanciarsi dietro le linee nemiche e attaccare o sabotare gli aeroporti nemici. In sostanza per gli standard dell’epoca gli ADRA erano un’unità di Forze Speciali e quando il 1° marzo 2003 l’Aeronautica Militare ha deciso di ricostituire le proprie Forze Speciali è stato naturale, ma anche doveroso, rifarsi a quella tradizione. È un fatto poco noto ma in uno dei pochi raid condotti dagli ADRA, due avieri, Procida e Cargnel riuscirono da soli ad attaccare l’aeroporto inglese di Bengasi Benina, riuscendo a neutralizzare 25 B24 liberator. I nostri simboli richiamano gli ADRA e quell’impresa, infatti il pugnale è una riproduzione di quello in dotazione agli Arditi Distruttori e il basco è color sabbia in onore di questo raid che appunto si svolse in ambiente desertico.
Come si delinea l’operatività dello Stormo in ambito operazioni speciali con integrazioni di missioni “spiccatamente aeronautiche”. Ci spiega questa connotazione?
Questa connotazione risiede nella dottrina NATO del SOALI (Special Ops Air to Land Integration) che comprende tutte quelle attività peculiari appartenenti agli Incursori del 17° Stormo (Combat Controller, FAC/JTAC, Laser Operator, Tactical Air Control, Combat Weather). Un operatore SOALI è un Incursore che, oltre a condurre tutto lo spettro delle operazioni speciali, funge da vero trait d’union tra il distaccamento di forze speciali e gli assetti aerei. L’acquisizione della piena capacità SOALI rappresenta un reale valore aggiunto al comparto delle Forze Speciali nazionali, che acquista maggior rilevanza anche alla luce dello sviluppo delle future operazioni nelle quali la sinergia tra airpower e la capacità di guida degli Incursori in favore delle milizie locali potrebbe rivelarsi un asset irrinunciabile. Più precisamente il Combat Controller è una peculiarità degli Incursori dell’Aeronautica Militare, espressa in via esclusiva all’interno di tutto il comparto Difesa dal 17° Stormo Incursori. Si tratta di un’attività da Forze Speciali che consente, attraverso inserzioni occulte, spesso aviolanciate, in ambienti non permissivi e/o ostili, la conquista, la messa in sicurezza ed il controllo di strisce improvvisate di atterraggio per il successivo dispiegamento di eventuali ulteriori assetti e forze.
Con quali criteri selettivi psicoattitudinali e motivazionali vengono scelti gli aspiranti Incursori? Ci può descrivere l’iter formativo e addestrativo per raggiungere il traguardo finale?
Il percorso per diventare Incursore, come è facile immaginare è duro, lungo e difficoltoso. È una professione che richiede una preparazione fisica notevole e la capacità di rimanere lucidi anche in situazioni più estreme. Il percorso inizia con la pubblicazione di un bando di concorso interno rivolto al personale già in A.M. ed uno esterno rivolto a personale civile. Chi risponde al bando viene sottoposto a delle visite mediche e a delle prove sportive. Chi passa questa fase viene poi ulteriormente selezionato durante una fase di tirocinio qui allo Stormo. In questo periodo gli allievi devono progressivamente superare fasi di stress fisico e psicologico affinché si possa comprendere chi ha il potenziale per iniziare il corso e chi no. Il tasso di selezione è di ben superiore al 50%. Gli idonei iniziano il corso COBAM (Combattimento Basico dell’A.M.), 21 settimane focalizzate sulla navigazione terrestre e le tecniche di pattuglia. Al termine i più promettenti sono ammessi al Corso Basico Incursori A.M che dura circa 14 mesi ed è durante questo corso che si costruisce l’operatore di Forze Speciali. I moduli sono tutti valutativi, si comincia con il modulo di addestramento al combattimento terrestre avanzato, a cui segue il corso di paracadutismo, poi ancora quello SERE, quello Close Quarter Battle, combattimento corpo a corpo, scorta e tutela, demolizioni e breaching. L’ultimo modulo è l’Assalt Zone Survey Course con il quale gli allievi acquisiscono le competenze del Combat Controller, la nostra capacità peculiare. Una volta brevettati Incursori, per gli operatori si aprono una serie di corsi di ulteriore specializzazione.
Sono previste operazioni simulate che permettono di creare situazioni ed eventi in una cornice di grande realismo?
Nel mondo militare, in particolare in quello delle F.S., vale il detto “train as you fight and fight as you train”. Quindi tutte le attività addestrative devono essere improntate al massimo realismo. Per fare questo si ricorre a sistemi di munizioni non letali negli addestramenti a parti contrapposte, oppure si adottano precauzioni particolari. Ci sono poi delle attività che per loro natura sono sempre realistiche, pensiamo per esempio ad un aviolancio. La vita delle squadriglie operative è scandita da eventi addestrativi che vengono sviluppati in tre livelli: addestramento individuale, addestramento di squadriglia e addestramento tra squadriglie. Queste ultime normalmente sono esercitazioni complesse orientate agli scenari più attuali e cogenti.
Sono previste operazioni strategiche con altre Forze Speciali? Come vengono pianificate e coordinate queste sinergie? La cooperazione con le unità nazionali delle F.S. della Difesa è una colonna portante tanto dell’attività addestrativa quanto di quella operativa. Come ben sa tutte le unità di F.S. sono impiegate dal COFS in maniera Joint. Il Comparto Operazioni Speciali italiano è organizzato in modo che esista un set di capacità comuni all’interno delle quali le unità sono intercambiabili ed interoperabili. Poi a ciascuna unità è assegnato un compito specifico o un ambiente operativo specifico. Nel nostro caso la specificità esclusiva è l’attività Combat Controller, poi assicuriamo la capacità di aviolancio con impiego dell’ossigeno insieme al 9° Reggimento “Col Moschin”.
In seguito a quale contesto operativo la Bandiera di guerra del 17° Stormo è stata insignita della medaglia d’oro al valor aeronautico?
Il 14 agosto 2021, mentre tutto il mondo assisteva all’avanzata dei Talebani verso Kabul attraverso le immagini delle televisioni, una squadriglia di Incursori del 17° Stormo si preparava a partire per Pisa. Lì avrebbe incontrato i distaccamenti operativi del 9° Reggimento, del Gruppo Operativi Incursori, del Gruppo Intervento Speciale, e, insieme, avrebbero costituito le aliquote di manovra di uno Special Operation Task Group costituito dal COFS per evacuare i connazionali ed il personale dell’Ambasciata nella capitale afghana. Per quattordici giorni e notti la nostra squadriglia e gli altri dispositivi del Task Group hanno operato sopra e fuori da quei bastioni scolpiti nella mente di chi seguiva la vicenda e ai piedi dei quali la popolazione afghana si ammassava per cercare una via d’uscita, la salvezza. Far bene il proprio lavoro in condizioni di isolamento, in una situazione emotivamente esplosiva, sotto la minaccia di attacchi suicidi non è certamente un qualcosa di banale. Recuperare una persona che non sai se sotto di sé ha una cintura esplosiva richiede coraggio. La medaglia d’oro riconosce al 17° Stormo di avere avuto questo coraggio.
In questo lavoro quanto conta l’aspetto mentale rispetto alla fisicità? Paura e coraggio camminano in parallelo o sono sensazioni che prescindono una dall’altra?
La paura e il coraggio sono due facce della stessa moneta. Se si ha tanta paura serve tanto coraggio e se si ha tanto coraggio è perché c’è tanta paura. Ciò che tiene in equilibrio questi due elementi è l’autocontrollo, che è la caratteristica più importante, a mio parere, per un uomo delle F.S. Quando paura e coraggio non sono in perfetto equilibrio si rischia di finire in guai seri. Se a prevalere è la paura si perde l’iniziativa, viceversa si rischia di diventare un bersaglio. Negli anni abbiamo riscontrato che l’autocontrollo e l’equilibrio sono caratteristiche innate, si possono soltanto amplificare durante la formazione, questo spiega l’elevato tasso di selezione dei Reparti Speciali. Nella selezione e nella formazione, pertanto, non vengono ricercate solamente specifiche caratteristiche fisiche, che posso essere costruite nel tempo, ma soprattutto quelle mentali come, ad esempio, la propensione al sacrificio, al lavoro di gruppo e l’autocontrollo in situazioni di stress, e non per ultima la forte determinazione al raggiungimento dell’obiettivo.
Ci può descrivere il “bagaglio” professionale di un Incursore operazioni speciali A.M.
I nostri Istruttori sono tra i più esperti Incursori del Reparto. Tra le prime cose che trasmettono ai giovani aspiranti Incursori vi sono l’attaccamento alla Patria e alla Bandiera, un forte spirito di gruppo, ovvero il non lasciare indietro nessuno per nessun motivo, sostenersi l’un l’altro davanti a qualsivoglia difficoltà, compensare le mancanze dei colleghi con un impegno maggiore e la consapevolezza che l’apporto di ognuno è fondamentale per la squadra. Trasmettono l’approccio con cui affrontare qualsiasi missione: la pianificazione deve essere precisa e meticolosa in ogni dettaglio, deve prevedere tutte le possibili contingenze e le rispettive soluzioni, deve comprendere materiali, persone, necessità per un determinato lasso di tempo. Per la tipologia di missioni che vengono svolte dagli Incursori, se la pianificazione dovesse risultare superficiale o carente nei dettagli, il rischio sarebbe la vita degli operatori ed il raggiungimento dell’obiettivo.