Raoul Bova: da Don Matteo 14 a Emily in Paris


Attore di fama internazionale, Raoul Bova è un uomo equilibrato e di grandi valori. Per lui la famiglia è importante, così come lo è aiutare gli altri. Professionista impegnato, in questi ultimi mesi del 2024 lo abbiamo visto in diverse serie televisive, inclusa la celebre “Emily in Paris”.

Nel 1993 è protagonista del film “Piccolo grande amore” di Carlo Vanzina e subito diventa l’icona del cinema italiano. Idolo delle ragazze, negli anni dimostra di avere grandi capacità attoriali e passa con disinvoltura dal cult poliziesco “Palermo Milano solo andata”, diretto da Claudio Fragasso, a film come “La finestra di fronte” diretto da Ferzan Özpetek. Tra le sue apparizioni più recenti targate 2024, oltre a “Don Matteo 14” in onda su Rai1, c’è “Emily in Paris” stagione 4 dove Raoul Bova interpreta Giancarlo, un regista pubblicitario italiano con cui ha un flirt Sylvie Grateau, la capa dell’agenzia dove lavora Emily. La brillante carriera di questo attore scorre in parallelo in Italia e in America dove recita al fianco di celeb come Sylvester Stallone e Michael Keaton. Uomo sensibile e attento al sociale, Raoul Bova è volontario della Croce Rossa Italiana, ha partecipato a diverse edizioni della Partita del cuore e del Derby del cuore e ha creato la Fondazione Capitano Ultimo Onlus in favore del Parco della Mistica per contrastare la criminalità organizzata e la promozione della legalità. Nel 2010, invece, è stato nominato Ambasciatore di buona Volontà dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e in seguito al terremoto di Amatrice del 2016 si è attivato per raccogliere fondi per il nuovo Centro Polifunzionale della città.

Lo abbiamo incontrato all’edizione 2024 del Riviera International Film Festival di Sestri Levante dove, con la moglie Rocío Muñoz Morales, è stato accolto con grande entusiasmo dal pubblico. Come vive la celebrità?
Non considero l’essere famoso come parte della mia vita. A me piace rimanere nella semplicità della mia famiglia e dei valori che mia moglie ed io condividiamo quotidianamente. Facendo cinema e televisione sono davanti alla telecamera e quindi non ho un contatto diretto con il pubblico come invece ha chi lavora in teatro. Le persone le incontro soprattutto ai festival e in questo caso gli applausi o i complimenti mi fanno capire che svolgo bene il mio lavoro. Il calore del pubblico è un importante indicatore per un attore.

In questo 2024 lei e sua moglie avete lavorato insieme in “Celebrity Hunted”, il TV show targato Amazon Prime Video. Nella vita reale si è mai camuffato per non essere riconosciuto?
(Ride). Forse sì, ma non si può dire. A parte gli scherzi, è bello vivere la realtà e stare in mezzo alla gente anche perché più si è naturali e più le persone ci apprezzano. Al cinema e in televisione interpreto dei personaggi, nel quotidiano mi piace non avere maschere ed essere me stesso.

Come ha vissuto l’esperienza di “Celebrity Hunted”?
Mi sono divertito moltissimo. Il format sembra un reality, ma è girato come una serie e in alcuni momenti non riuscivo a distinguere la finzione dalla realtà. È stata un’avventura davvero interessante.

Come definirebbe il rapporto con sua moglie?
Abbiamo una grande complicità. Come spesso dice Rocío, abbiamo professionalità diverse, ma queste differenze ci fanno crescere come persone e come coppia. Insieme ci completiamo perché lei studia parecchio più di me, è molto più precisa, mentre io mi lascio trasportare dal cuore e dal sentimento.

Con Rocío vi siete conosciuti sul set di “Immaturi – il viaggio”, ci saranno altri film insieme?
Probabilmente ci sarà un film d’azione, ma al momento non posso dire altro.

Come papà come si destreggia con le sue figlie?
Secondo me il genitore deve stare dietro ai figli e non i figli dietro ai genitori. Con mia moglie siamo molto attenti all’educazione e alle ragazze dedichiamo grande attenzione, nonostante la nostra professione sia caratterizzata da orari particolari. Inoltre siamo convinti che, come cita un libro, i no aiutino a crescere. Il rifiuto fa parte dell’essere umano, nella vita privata come in quella professionale. Ecco perché è importante insegnare ai nostri figli ad accettare i no, soprattutto in un’epoca come quella di oggi nella quale una ragazza che non vuole la corte di un ragazzo può rischiare la vita. Credo anche che sia importante educare gli uomini a intervenire quando c’è bisogno di aiuto. Io l’ho fatto e poi ho avuto seri problemi perché sono stato denunciato per aver allontanato un aggressore da una ragazza in difficoltà. Penso quindi che servano leggi a favore degli uomini che aiutano chi ha bisogno perché non può esserci convivenza con la violenza.

È vero che nella vostra casa in campagna lei e sua moglie avete parecchi animali?
Tutti e due amiamo molto gli animali e in effetti abbiamo cani, gatti, conigli e galline. Anzi, ne approfitto per ricordare di non abbandonare i nostri amici a due e a quattro zampe.

Come vive il suo aspetto?
Per me la vera bellezza è quella interiore, è la luce che una persona ha dentro di sé e che emana. Ho sempre pensato che il fascino e il carisma siano molto più importanti dell’apparenza. Già da ragazzo dicevo che nella vita avrei voluto puntare sulle mie capacità professionali perché con gli anni si cambia aspetto, ma quello che si è come persona rimane. Ciò che resta veramente sono i messaggi che hai saputo lanciare, i valori che hai trasmesso e il lavoro che hai fatto. Oggi mi sento un interessante uomo di mezza età.

C’è un ruolo che ha lasciato un segno profondo?
Da “Ultimo” a “Come un delfino”, ogni film che ho scelto è parte del mio cuore, anche le pellicole meno famose. RealLife Television, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana e con la Mezzaluna Rossa Siriana, ha realizzato la docu serie “The lost beauty – la bellezza perduta: Siria” che nel 2022 abbiamo presentato al Festival del Cinema di Venezia e che non ha suscitato clamore. Per me, invece, quella è stata un’esperienza fondamentale. Ho viaggiato in tutto il paese fino ad Aleppo: ho fatto un percorso dove si respirava uno scenario di guerra e desolazione totale e mi sono reso conto che quello che vediamo in televisione o sulle pagine dei giornali non è nulla rispetto alla vita che affrontano quotidianamente le persone che abitano in luoghi di guerra. In quei paesi ci sono situazioni umane di grande disagio che perdurano negli anni e che neppure immaginiamo.

Questo è stato l’anno delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi. Da ex campione di nuoto, quanto conta la competitività per il successo, nello sport come nel cinema?
Proprio perché ho praticato molto sport posso affermare di essere competitivo. Quando c’è una gara mi diverto e cerco di dare tutto me stesso per raggiungere il risultato. Francamente non ho mai capito la frase: “l’importante non è vincere, ma partecipare”. Se perdere va bene, allora c’è qualcosa di divertente nella sconfitta. Io però questo qualcosa non l’ho mai trovato. Dopo 50 anni ho realizzato che il divertimento è nel cercare di arrivare primi, ma credo che sia importante dare tutto te stesso in ogni competizione. Se non vuoi essere il migliore allora perché ti alleni, perché ti impegni e fai dei sacrifici? Gli atleti olimpici e paralimpici a Parigi ci hanno dimostrato che la competizione è sana e ne approfitto per fare ancora i complimenti agli Italiani in gara perché ci hanno regalato grandi emozioni.


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