Parola di Orco Manno. Intervista all’attore Diego Casalis


Ho incontrato Diego Casalis, noto al pubblico per le sue interpretazioni teatrali e televisive, durante una pausa nella registrazione di una fiction ambientata a Torino negli anni ‘60, che sarà trasmessa nei prossimi mesi dalla Rai. Davanti ad una tazzina di caffè, seduti ad un tavolino del “Caffè Torino” in Piazza San Carlo, ho chiesto a Diego un’intervista per i lettori di Plus Magazine, e lui, gentile come sempre, ha acconsentito.

Come hai iniziato la tua carriera?
Mi è sempre piaciuto recitare, fin da bambino: stravedevo per interpretare i primi personaggi alle feste di fine d’anno della scuola e facevo divertire i miei compagni con le imitazioni dei professori; con il tempo la passione si è estesa ai grandi classici del teatro ed ai film capolavori del Neorealismo italiano, uno su tutti: “Ladri di biciclette”. Da qui la mia voglia di approfondire questi argomenti, tanto che, appena laureato, mi sono iscritto alla scuola di recitazione del maestro Massimo Scaglione, dove ho perfezionato stile e tecnica.

Quali sono state le tue prime esperienze nel campo dello spettacolo?
Ho debuttato con la “Compagnia della Rancia” nel musical “Bulli & Pupe” e successivamente sono entrato alla Rai, prima nel cast della trasmissione “L’albero azzurro” e poi, un anno dopo, in quello di “Melevisione, favole e cartoni”, come interprete di Orco Manno. Ma ho anche continuato con il teatro, recitando in due musical, “Robin Hood” e “Alice nel paese delle meraviglie”, per poi passare al teatro di prosa, con la Compagnia Stabile del Teatro Astra, diretta da Beppe Navello: con la sua regia abbiamo portato in scena i grandi classici del teatro “Il divorzio” di Alfieri, “Il trionfo del dio denaro” di Marivaux, “Una delle ultime sere di Carnovale”, per citare solo i principali.

C’è qualche personaggio, tra quelli che hai interpretato, che hai particolarmente amato?
Il primo amore non si scorda mai… Senz’altro il Tenente Brannigan che, in “Bulli & Pupe” controlla il traffico dei giochi tra i bulli del quartiere e, naturalmente, Orco Manno, l’orco pasticcione, innamorato e un po’ filosofo del Fantabosco nella “Melevisione”. Pensa che ancora adesso i bambini si ricordano di me: anche quelli che nel frattempo sono diventati grandi, ed è bello vedere che, da genitori, portano i loro figlioletti a vedere i nostri spettacoli… E poi Porthos! Quello dei Tre Moschettieri che ho avuto il privilegio di portare in scena ormai un lustro fa, nell’allestimento teatrale de “I Tre Moschettieri” andato in scena per quattro mesi, proprio al Teatro Astra di Torino.

Ritieni che, per un attore, sia meglio lavorare in teatro o in televisione?
Un attore è sempre se stesso: la capacità che devi acquisire è di comprendere il mezzo con il quale trasmetti emozioni al pubblico. Il teatro ti dà davvero la possibilità di averlo davanti e di sentire in modo concreto quello che pensa, e di vedere come reagisce. In televisione, come nel cinema, non è così, ed è molto interessante lavorare sui dettagli, quali la fermezza dell’occhio o il movimento di una mano: particolari dei quali solo più tardi potrai capire i veri effetti e godere, o rimpiangere, i risultati di quanto hai realizzato. Il bravo regista, in questo frangente, senz’altro ti può stimolare molto, ed io, per fortuna ho avuto grandi maestri.

Già: tu hai anche lavorato con Gigi Proietti.
Puoi dirci qualcosa? Caro Giggi… Come si faceva chiamare! Ho molti ricordi dei momenti trascorsi con lui, in particolare il primo: Gigi era già anziano e stanco, ma poi, preso il copione in mano, iniziò a dirigerci definendo subito il carattere di ogni nostro personaggio, come se conoscesse il testo da sempre! E poi ricordo gli aneddoti sulla sua vita di scena, di set e di studio di doppiaggio: aveva una personalità unica e poliedrica, ed un’innata sensibilità, non solo nei confronti del pubblico, ma anche verso i componenti della Compagnia. È stato divertente e utile, lavorare con lui, e mi mancherà sempre tanto, come ai molti che hanno condiviso quella esperienza.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sono coprotagonista nel cast di “Cuori 2”, la seconda stagione di una fiction ambientata a Torino negli anni ‘60, che si interseca con la storia dei primi trapianti di cuore, quelli che impegnarono il Prof. Dogliotti. Interpreto un sindacalista, che si interfaccia con uno dei protagonisti, portandolo sulla cattiva strada… E vedremo cosa accadrà! E poi è ripartita la “Melevisione”, e quindi vestirò ancora i panni di Orco Manno nei futuri spettacoli dal vivo… E c’è in preparazione un progetto teatrale su Torino, in collaborazione con i Musei Reali: un po’ di buona carne al fuoco, diciamo!

Dacci qualche notizia su questo progetto torinese, se puoi…
È un progetto per la realizzazione di alcuni spettacoli teatrali nell’area dell’antico Teatro Romano di Torino, in collaborazione tra Musei Reali e la Compagnia teatrale diretta da Beppe Navello: non conosco ancora i titoli, e quindi se si tratta di opere classiche o moderne, ma so che il progetto avrà inizio con l’estate e dovrebbe durare fino a settembre: una proposta culturale valida per arricchire le serate estive di Torino.

Ti è mai accaduto di immedesimarti troppo in uno dei personaggi che hai interpretato?
Ricordo che, per interpretare al meglio il Tenente Brannigan di “Bulli & Pupe: il Musical”, dormii più volte sul divano di casa senza tagliare la barba per una settimana, bevendo troppi caffè durante la giornata: volevo vivere il ruolo del detective ossessionato dal pensiero di catturare i giocatori d’azzardo. Invece, per interpretare Little John, mi sporcavo apposta denti ed unghie, per sentirmi un guardiano della foresta, come descritto nella letteratura medievale anglosassone. Quando ti immedesimi troppo vivi momenti di isolamento dal resto del mondo: utili, divertenti, intimi, ma anche impegnativi e pieni di solitudine.

Tra gli attori del passato chi ti ha ispirato di più?
Tanti: Vittorio Gassman in primis, per la sua formazione e l’abilità che mostrava anche in ruoli particolarmente difficili; Peter Sellers, geniale nella comicità e nella drammaticità, versatile, sensibilissimo e fragile. E ancora Daniel Day-Lewis, per il suo talento smisurato e Tom Hardy, per la sua fisicità ed il passato tormentato. E infine ricordo un mito assoluto per carisma, capacità e scanzonatezza: Jean Paul Belmondo!

Ma come lo vedi il mondo del teatro oggi?
Calcare le scene è sempre una grande emozione. Il teatro è ripartito dopo la chiusura forzata alla quale era stato costretto nel periodo della pandemia; ha visto stagioni cancellate, sale chiuse, personale artistico e tecnico fermo per mesi e molti abbandoni della professione. Vedo una buona ripartenza e spero che sia la più rapida possibile e che cinema, teatri e sale da concerto tornino ad essere luoghi di incontro: sarà un bel momento, quello: parola di Orco Manno!

Un saluto per i nostri lettori?
Un caro augurio a tutti per un anno sereno e fortunato, e spero di vedervi una sera a teatro per ricordarvi il piacere di ridere o di riflettere su qualche aspetto della vita, o al cinema, per godere della sensibilità che solo lì si trova… Oppure di incontrarvi a passeggio per le vie di Torino, fermandoci per un buon caffè. Ci conto!


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