Marisa Laurito. Le mille voci dell’Artista


Attrice di successo e di indubbio talento, Marisa Laurito è cara a tutti noi per il popolare programma di Arbore “Quelli della Notte” così come “Marisa la Nuit”, ma anche per film di grande successo come il celebre “Mi faccia causa” di Steno. Tanta televisione, “Fantastico” per due diverse edizioni, “Serata d’Onore” per citare alcuni dei tanti spettacoli tv, fino agli anni 2000, con molto teatro e tour altrettanto fortunati. Marisa Laurito riflette come l’espressione dell’artista possa dare voce a talenti diversi.

 

Come è cambiato l’intrattenimento televisivo dagli anni Ottanta e Novanta ad oggi? Penso ai programmi di Renzo Arbore con il quale ha lavorato a lungo.

Il mondo cambia, va avanti, e noi cambiamo con lui. Uno stravolgimento c’è sicuramente stato ma in negativo. La cultura ha subito una involuzione e la televisione è in qualche modo un triste testimone. D’altronde Marisa Laurito abbiamo avuto un Ministro, in Italia, che ha dichiarato che con la Cultura non si mangia.
È sbagliato. Con la Cultura, in Italia, si mangia eccome: il nostro Paese ha un patrimonio artistico fra i più ricchi ed importanti al mondo e la Campania, da sola, detiene il 60% di quello italiano. Pompei, per farle un esempio, grazie al suo Direttore è tornata ad essere straordinariamente bella e milioni di turisti la visitano ogni anno. Quindi noi potremmo, e a mio parere dovremmo, vivere soprattutto di turismo e cultura e considerarle il vero motore del Paese. Se il livello culturale si è abbassato, lo ha fatto evidentemente anche la televisione che oggi purtroppo è più scadente. Però va anche detto che una rete come Rai Tre è stata finalmente rinnovata da Stefano Coletta, che è riuscito a portare al pubblico televisivo programmi di successo e di qualità. Speriamo che lo stesso avvenga per le altri reti Rai, penso ai programmi di intrattenimento di prima e seconda serata.

Il Teatro è stato protagonista della sua carriera. Recentemente, sul palcoscenico con “Così parlò Bellavista”, di Luciano De Crescenzo. La “sua Scuola”, quella di Eduardo De Filippo. Qual è stato l’insegnamento più importante che le ha dato?

Eduardo mi ha insegnato una cosa importantissima: la disciplina. Me l’ha talmente trasmessa, che la sento fin sotto la mia pelle. Nel mio lavoro sono maniaca della disciplina e lo faccio per poter raggiungere il massimo del risultato che pretendo sempre da me stessa. E se non lo ottengo, mi avvilisco. Ho imparato che la differenza fra un professionista ed uno che si improvvisa è proprio questo: la cura del particolare. Il professionista dovrebbe sempre avere una cura maniacale dei dettagli per fare un buon lavoro. In questi ultimi due anni sono stata a teatro con “Due donne in Fuga” con Fioretta Mari e “Così parlò Bellavista” di De Crescenzo, recentemente allo Stabile di Torino, uno spettacolo che ha avuto molto successo. E ora sono a teatro con un’opera che amo molto “Persone naturali e strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi. È un lavoro a me molto caro sia perché lui è un autore importante, e sia perché ci fa riflettere e ridere moltissimo
allo stesso tempo. Sono quattro storie di dolore e solitudine raccontate magistralmente in una notte, a Napoli.
Un racconto molto attuale in cui quattro individui, “naturali e strafottenti” appunto, si trovano improvvisamente a condividere il loro vissuto in modo del tutto surreale e tragicomico.

Marisa Laurito insieme a Fioretta Maria.
Marisa Laurito insieme a Fioretta Maria.

Le donne oggi hanno lo stesso “palco” degli uomini nella società civile? E nel mondo dello spettacolo?

Credo che le donne, oggi, abbiano conquistato molti posti di potere. Poi dobbiamo fare una distinzione: una donna europea può studiare liberamente e percorrere una qualunque professione, mentre in Pakistan, ad esempio, le donne non possono studiare e hanno limiti enormi su dove lavorare. E quando ci riescono affrontano molte più difficoltà degli uomini e con salari ben più ridotti. Noi siamo messe abbastanza bene direi, almeno da questo punto di vista. Nel mondo dello spettacolo un po’ di lavoro c’è ancora da fare: non ci sono molti testi scritti per le donne. I protagonisti sono spesso uomini. I giovani hanno finalmente iniziato a scrivere per le donne e questo mi fa sperare in una evoluzione veloce in questo senso. Il problema però è anche un altro: le donne dovrebbero essere capaci a non perdere la “rotondità dell’accoglienza” e cioè riuscire a mantenere quella femminilità ed abilità nell’accogliere l’altro che non deve necessariamente corrispondere ad una perdita di identità o libertà.
Essere indipendente, per una donna, non deve significare perdere la propria femminilità.
La parità dei diritti è doverosa, ma questo non significa che le donne debbano copiare gli uomini, soprattutto certi tipi di uomini. Essere uguale ad un uomo non ha senso. Noi siamo madri e in quanto tali dovremmo essere capaci di educare.

Lei ha sicuramente sperimentato moltissimo. Dal cinema, al teatro, musica e televisione. Oggi è popolare per essere anche  una pittrice. Come ha iniziato?

Sì è così, ho anche partecipato alla Biennale. Ho iniziato a dipingere che avevo diciassette anni. Facevo dei quadretti orrendi che per mia fortuna riuscivo a vendere, per potermi pagare gli studi di recitazione. Mio padre diceva che una signorina dopo le 17 di pomeriggio non doveva uscire di casa e quindi per raggiungere il mio sogno, mi esercitavo nella pittura per racimolare qualche denaro. Fino a quando, dieci anni fa, una gallerista mi ha scoperta e mi ha proposto di fare una mostra.

Marisa Laurito insieme a Charlie Cannon in concerto.
Marisa Laurito insieme a Charlie Cannon in concerto.

A proposito del “saper far ridere”, la commedia non è sempre leggera, sa essere anche amara. Resta il pensiero comune che la commedia faccia sempre ridere. Per un attore è più difficile fare ridere o piangere?

Come prima cosa, ci tengo a dire che è scandaloso che i comici siano trattati come attori di serie B. Ci sono attori comici bravissimi e altri meno bravi com’è ovvio che sia. Io trovo che sia molto più difficile fare ridere che piangere. Sapere fare ridere con garbo ed eleganza è molto meno scontato di quanto si creda, ed infatti si dice che un attore che sappia far ridere senza volgarità ed eccessi, sappia anche fare piangere. In Italia poi si tende ad incasellare gli attori ed è assolutamente restrittivo. L’artista non può essere incasellato. Deve andare. Esprimersi ovunque e non deve certo chiedere il permesso a nessuno per sperimentare. Io stessa ho sempre spaziato nel mondo delle arti senza preconcetti. Dallo scorso anno sono diventata il Direttore del Teatro Trianon Viviani e sono orgogliosa di portare avanti dei progetti dedicati alle bellezze e alla cultura del Sud. Abbiamo anche fatto un concerto straordinario con il Maestro Persichetti e Charlie Cannon che ha avuto molto successo. E questa, per tornare al discorso di prima, è un’altra delle tante facce dell’arte che l’artista può esprimere.

Grazie.

 

Una scena dallo spettacolo teatrale "Così parlò Bellavista"
Una scena dallo spettacolo teatrale “Così parlò Bellavista”