La complessità dell’identità umana


Viviamo in un mondo in continua evoluzione, così come la nostra identità, che rivela la complessità del percorso di crescita dell’essere umano. Quante volte nei soliloqui le giovani e i giovani si sono posti le domande: “Chi voglio essere? Cosa farò della mia vita?”.

Entrando nel processo di esplorazione, lo psicologo Erik Erikson ci insegna che la crescita e la maturità sono la conseguenza dell’interazione tra l’individuo e il suo mondo. Secondo la teoria di Erikson la formazione dell’identità si costruisce attraverso otto fasi, contraddistinte da crisi e conflitti, che l’individuo affronta per avanzare nella fase successiva. Ogni crisi si pone come punto di svolta nella scelta tra due esiti contrastanti.

La prima fase fiducia-sfiducia riguarda il bambino durante l’infanzia fino al primo anno di vita e la sua attitudine a sviluppare una fiducia nel mondo esterno. Se le esigenze del bimbo sono soddisfatte si sviluppa la fiducia, diversamente può prevalere un senso di sfiducia.

La seconda fase autonomia-vergogna e dubbio è il periodo fino al terzo anno di età, in cui i bambini sviluppano il controllo e l’autonomia sulle proprie azioni e, se incoraggiati, acquisiscono maggior sicurezza, mentre se vengono svalutati possono accrescere dubbi rispetto alle loro capacità.

La terza fase, detta iniziativa-senso di colpa, è il periodo fino ai 6 anni, in cui il bambino esplora il mondo e prende posizioni/iniziative. Se viene punito rispetto alle iniziative che prende può sviluppare un senso di colpa.

Nella quarta fase detta industria-inferiorità il bambino inizia a essere giudicato rispetto alle sue competenze. Se riesce a realizzarsi si sente industrioso, mentre se fallisce può incrementare un senso di inferiorità, e questo accade in età scolare fino ai 12 anni.

La quinta fase, considerata centrale per Erikson, è chiamata identità-confusione di ruolo. In questa fase gli adolescenti fino ai 20 anni, esplorano varie possibilità per cercare di formare la propria identità. La risoluzione positiva porta alla formazione di un’identità coerente, mentre la confusione di ruolo porta all’incertezza sul proprio posto nel mondo.

Durante la sesta fase, detta intimità-isolamento, l’individuo che si trova in giovane età adulta cerca di costruire e stabilire delle relazioni intime. Il fallimento, rispetto alla costruzione di queste relazioni, conduce all’isolamento e alla solitudine.

La settima fase, detta generatività-stagnazione attraversa l’individuo adulto dai 40 ai 65 anni. Egli cerca di dare il suo contributo alla società e alle generazioni future. La generatività porta a un senso di produttività, mentre la stagnazione può condurre a un senso di inutilità.

L’ottava e ultima fase, detta integrità dell’io-disperazione, attraversa l’individuo durante la vecchiaia ed è la fase in cui la persona riflette sulla sua vita. Se il soggetto percepisce di aver vissuto una vita significativa raggiunge l’integrità dell’io, se invece prova rimpianto oppure rimorsi può addirittura sfociare nella disperazione.

Quando mi confronto con ragazzi e ragazze, cerco di far comprendere loro che il periodo di scoperta ed esplorazione può essere vissuto come un’opportunità. In qualità di coach li porto a ragionare sui punti di stabilità dentro e fuori di sé, a distinguere le preoccupazioni, peraltro lecite, dalle incertezze. Sicuramente il tessuto sociale e famigliare genera aspettative e ha una forte influenza sulle risposte che possono scaturire dalle riflessioni condivise.

Se ogni fase viene gestita in modo adeguato, la persona motiverà i comportamenti e le azioni acquisendo un senso di padronanza nella crescita della propria identità. Ci tengo a sottolineare che, quando si è giovani, si possono rivalutare le scelte. Ad esempio, qualora si ritenga di aver commesso un errore nella scelta per gli studi universitari, si può cambiare facoltà piuttosto di non portare a termine gli studi, oppure esercitare in futuro una professione che non appaga.

L’identità umana è un processo in evoluzione continua che coinvolge la percezione di se stessi e il riconoscimento da parte degli altri. In questa prospettiva, sentiamoci tutti più responsabili l’uno verso l’altro, sostenendoci e accettando di navigare in un mondo complesso che non va temuto, bensì accolto in tutte le sue declinazioni.

 


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