Se muoiono le api


Il declino delle api è diventato una preoccupazione globale. Saranno sostituite da api-robot? Questa è una soluzione?

Più o meno siamo tutti coscienti, anche grazie alla pubblicità, dell’importanza delle api nell’ecosistema; qualcuno arriva ad ipotizzare che scomparendo questi insetti, in pericolo per i pesticidi usati in agricoltura e per i cambiamenti climatici, la stessa sopravvivenza della specie umana sarebbe a rischio. Il motivo è semplice e riguarda l’impollinatura, cioè quell’attività che le api con tanta dedizione praticano incessantemente, da fiore a fiore. Ecco allora che i ricercatori del Massachusset Institut of Technology (MIT), hanno pensato bene di sviluppare un insetto robotico di dimensioni minuscole, che potrebbe un domani schizzare fuori dal suo alveare meccanico e futuristico per provvedere alla più precisa
delle impollinazioni. Se le prime versioni erano ancora piuttosto lente e certamente non all’altezza dei prodotti della natura, ora queste specie di minirobot – del peso più o meno di una graffetta metallica – hanno un’autonomia di circa 1000 secondi di volo, sono decisamente veloci e hanno la capacità di compiere tutta una serie di manovre acrobatiche. Secondo un recente studio dello stesso MIT, ulteriori sviluppi sono attesi dal nuovo design del microrobot, che potrebbe avere spazio sufficiente per portare sensori e batterie extrasottili, aumentando così la capacità di volo senza dover ricorrere al ricovero nell’“alveare”. La prima versione aveva addirittura otto minuscole ali ma una volta verificato che non esiste in natura un insetto con otto ali, gli scienziati del team hanno ideato un nuovo prototipo, con sole quattro ali, lasciando così sufficiente spazio per le implementazioni elettroniche in termini di batterie e sensori. Così anche le connessioni tra le ali ed il torso sono state rafforzate permettendo appunto una maggiore manovrabilità aerea del minirobot. Tutto sommato però, esiste ancora una bella differenza tra il miglior robot possibile e un’ape vera e propria, che con sole due ali, è ancora inarrivabile (per fortuna?) dalla sua miglior copia meccanica. E nonostante i cervelli dei ricercatori si siano arrovellati intorno a questo, essi stessi hanno dovuto ammettere di non essere ancora stati capaci di replicare la sofisticazione che madre natura ha saputo trasmettere a queste minuscole creature. Non c’è stata fibra di carbonio, nanotubo o elettrodo studiato nei sofisticati laboratori del MIT, in grado di eguagliare la natura. Non c’è stato processo o impiego di multilaser in grado di forgiare un qualcosa che eguagliasse la capacità dell’ape di stare al mondo e di svolgere la sua funzione al servizio della natura. Ora si sta cercando di forzare la lunghezza del volo fino a 10.000 secondi e anche oltre, grazie ad un ulteriore perfezionamento del design, migliorando insieme l’atterraggio e la ripartenza dei microrobot dal centro del fiore. Per ora si tratta di esperimenti fatti all’interno dei laboratori dell’università, ma nel giro di qualche anno i ricercatori confidano di poter usare queste apparecchiature sul campo. L’idea di api-robot impollinatrici sembra pura fantascienza ma i progressi ottenuti mostrano come un futuro di collaborazione tra scienza applicata e natura non sia poi così impossibile. Resta la domanda sul perché l’umanità debba oggi trovare soluzioni sempre più avveniristiche a problemi in gran parte causati dall’umanità stessa, ma questo è un altro discorso.


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