Scegliete quale preferite: un’immensa superficie blu scuro che si espande orizzontalmente, oppure delle enormi costruzioni che si innalzano verso l’alto. In mezzo, noi. Sentirsi piccoli è fin troppo facile. Basta pensare di trovarsi nel bel mezzo dell’oceano o al cospetto di mastodontici edifici, per sperimentare quanto le proporzioni fisiche si ripercuotano sul pensiero. Figurarsi poi se dovessimo iniziare a calcolare le dimensioni di una singola persona rispetto alla Terra, e poi quelle del nostro pianeta rispetto al Sole, e poi quelle del nostro Sistema Solare rispetto alla galassia a cui appartiene, e così via all’infinito. O quasi, perché 46 miliardi di anni luce osservabili sono una bella cifra, ma sono comunque quantificabili. Tuttavia, per quanto esteso, infinito e ancora misconosciuto, il cosmo, come lo chiamavano già i Greci, non è così grande da contenere tutte le ambizioni dell’uomo e la sua ansia di colonizzazione, soprattutto se si guarda un poco più vicino, all’atmosfera intorno alla Terra.
Due giganti come Elon Musk e Jeff Bezos lo hanno capito e stanno già facendo sul serio per impadronirsi di almeno una fetta di questo oceano spaziale in cui galleggia il nostro Pianeta. L’intenzione comune a tutti e due è quella di lanciare sempre più satelliti a bassa orbita, per garantire la connessione digitale in ogni angolo del globo: il primo, con la sua SpaceX, è già a quota 5mila satelliti, mentre Bezos è chiamato a rincorrere con il progetto Kuiper, la rete satellitare a banda larga di Amazon. E se Musk è stato indiscutibilmente il primo ad intuire la potenzialità di una rete satellitare in orbita terrestre bassa, gli stabilimenti di Kuiper di Kirkland e Redmond negli Stati Uniti stanno aumentando la produzione di satelliti, installando stazioni di telemetria e gateway di tracciamento e controllo un po’ in tutto il mondo.
I grandi nomi americani non sono però gli unici attori in gioco, dato che sono della partita anche realtà molto più longeve, come le europee Ses ed Eutelsat. E come se l’affollamento non fosse ancora sufficientemente intenso, c’è sempre da fare i conti con la Cina, che con la sua China Aerospace Science and Industry vuole mandare in orbita 300 satelliti entro il 2030. Nel frattempo, il gigante asiatico ha lanciato con successo i suoi primi 18 satelliti, dispiegati nell’orbita terrestre bassa. Con la sua missione satellitare, la Cina vuole fornire un accesso globale a internet ma anche, probabilmente, sfruttarne le potenzialità militari. Come si vede quindi, le guerre spaziali (o satellitari che dir si voglia) sono già iniziate, anche se ancora in sordina, ma sono destinate a coinvolgere non solo le imprese private ma anche le entità nazionali e sovranazionali.
A tutto questo stanno infatti tentando di dare risposta i rappresentanti di molti Paesi, preoccupati dal possibile sconquasso che si potrebbe creare nel settore delle telecomunicazioni e non solo. I primi segnali si sono avuti lo scorso novembre, durante l’ITU World Radiocommunication Conference 2023, la conferenza quadriennale gestita dall’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, affiliata all’ONU, dove Musk e altri imprenditori del settore avrebbero chiesto di alleggerire le regole sulla gestione dello spazio satellitare, causando la reazione negativa di molti paesi tra cui Brasile, Indonesia, Giappone ed altri ancora. Infatti, per quanto possa sembrare strano, viste le dimensioni del cosmo, lo spazio per fissare un satellite in orbita e lo spettro radio di cui usufruire, non sono illimitati. Un’eccessiva presenza rischierebbe di compromettere servizi imprescindibili per il nostro pianeta e per le singole nazioni e non solo per le telecomunicazioni, ma per le previsioni meteorologiche, la navigazione, la gestione ambientale e la stessa sicurezza nazionale, nelle sue svariate declinazioni. Pur se l’Universo è potenzialmente infinito, anche Musk e Bezos e molti governi, stanno imparando quanto questo possa essere limitato attorno al nostro amato pianeta.
In tutto il mondo si stanno quindi valutando sempre più soluzioni per trovare una quadra e regolare le attività, con diversi esempi d’applicazione sia a livello nazionale che internazionale. Da un lato si vuole limitare lo strapotere di alcuni per evitare un disagio di molti, ma ciò che conta è che lo spazio è ormai a tutti gli effetti una nuova frontiera dell’economia e della geopolitica che, come tale, dovrebbe esser regolata in tempo, per evitare mal di pancia e sorprese che sono destinate a deflagrare solo nel futuro ma che certo non sono poi così futuribili.