Il notaio risponde


A cura del notaio Remo Bassetti: Titolare dell’omonimo studio torinese, collabora con la nostra rivista, per fornire ai lettori chiarimenti su problematiche e pratiche inerenti per esempio a successioni, donazioni, compravendita di immobili, costituzione di associazioni e fondazioni, convenzioni matrimoniali e costituzione di fondi patrimoniali, mutui e altri tipi di finanziamento.

Buongiorno,
sono associata FABI Plus e vorrei un parere su un immobile di cui sono parzialmente proprietaria. L’immobile (per tutti seconda casa) ha tre proprietari: io, mio marito e il compagno di mia mamma. Devo premettere che io ho un fratello maggiorenne e il compagno di mia mamma ha una sorella con figlio, ma non ha figli suoi. Il compagno di mia mamma vorrebbe che la sua quota di proprietà venisse lasciata a me e mio marito quando mancherà (ci auguriamo il più tardi possibile), visto che né sua sorella, né mio fratello sono interessati ad avere una quota della casa. Ci potrebbe dire quale sia la migliore strada percorribile per poter formalizzare questo passaggio? È possibile scrivere con un atto privato (tipo donazione) queste volontà già da ora senza ledere il diritto di nessuno? Oppure è necessario fare sin da ora la vendita della quota del compagno di mia mamma, lasciando a lui l’usufrutto così che possa utilizzare la casa in questi anni? Grazie per la disponibilità e buona giornata.
Lorena

Gentile signora,
se il compagno di sua mamma non ha un coniuge da cui non ha ancora divorziato né figli non deve dare conto a nessuno di come vuole disporre dei suoi beni. Potrà quindi intestarle la sua quota con un semplice testamento, che la farà divenire proprietaria quando lui morirà. Fare testamento, e come, rimane però nella sua volontà: potrà sempre decidere diversamente. Se invece lui stesso tiene ad assumere quest’impegno in modo definitivo, potete procedere subito a una donazione, in effetti trattenendo l’usufrutto, di modo che goda in vita dei diritti di quel terzo (e su di lui ricadranno anche gli oneri fiscali). Non c’è invece ragione di ricorrere a un atto di vendita a meno che lui non desideri davvero essere pagato per il trasferimento.

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Buongiorno,
mia figlia ha una casa, acquistata con i nostri soldi. Si è sposata ed è in comunione dei beni. Ora, sempre con i nostri soldi, faremo una ristrutturazione. Volevo sapere se c’è un modo per tutelarci, in quanto per ora non hanno figli e quindi il marito è l’unico erede. Grazie per la sua attenzione, cordiali saluti.
Laura

Buongiorno,
quando i genitori intestano alla figlia un immobile, il bene non cade in comunione anche se la figlia è già sposata. Nel suo caso oltre tutto, mi sembra di capire, era già sposata. Quindi cosa vi preoccupa? Se la casa è sua, in che modo il coniuge potrebbe avvantaggiarsi della ristrutturazione, a parte ovviamente goderne finché è sposato? Se ne siete inquieti in ottica successoria, il problema non è la ristrutturazione ma prima di tutto la casa: sarebbe quella a cadere in successione, e se l’avete intestata a lei non si può impedire che in caso di disgrazia il marito rivendichi i suoi diritti ereditari. Riguardo al denaro impiegato, sarebbe diverso se invece di regalarlo lo prestaste a vostra figlia. Ma qui ci addentriamo in valutazioni che dovrebbero semmai essere sviluppate in una consulenza più articolata.