Andalusia: la Spagna moresca


Per chi desidera compiere un viaggio esotico senza lasciare il continente europeo, un’ottima soluzione è visitare l’Andalusia. La regione nel sud della Spagna è infatti un concentrato di storia grazie alle tante popolazioni e culture che vi sono transitate e vi hanno vissuto. Iberi, fenici, cartaginesi, romani, vandali e visigoti, bizantini e soprattutto arabi hanno lasciato nelle usanze, nel cibo, nella musica e nell’architettura di questo territorio un marchio indelebile tutt’oggi riconoscibile. Andalusia deriva probabilmente da una degenerazione linguistica di Landahlauts (pronunciato Landalos) che i visigoti usavano per indicare il sud della Spagna. A esso, durante i secoli di dominazione moresca, gli arabi anteposero il prefisso “al” facendo diventare il nome Al-Andalus.

L’assoggettamento arabo iniziò nel 711 con la fondazione di diversi califfati. Nei successivi otto secoli la Spagna visse un periodo florido dal punto di vista economico e culturale. Vennero importate le tecniche di irrigazione e le ampie pianure furono destinate alle coltivazioni di riso e canna da zucchero. Allo stesso tempo si diffusero in modo capillare anche i costumi, l’arte e la religione musulmana, sebbene vi fosse una grande tolleranza verso i cristiani e gli ebrei. Fu anzi questo clima di concordia e prosperità a indurre molti cristiani alla conversione, abbracciando la lingua e i costumi arabi. Lotte interne e iniziative militari di piccoli stati cattolici segnarono la progressiva fine dell’egemonia araba. La loro cacciata dal suolo spagnolo segnò una regressione economica e culturale, ma lasciò un’atmosfera arabeggiante in Andalusia, in una sospensione tra mondo cristiano e islamico. La massima espressione di fioritura è evidente nell’architettura. Tratti tipici sono gli archi, riccamente intagliati e decorati, le cupole e le nicchie, i soffitti a cassettoni e le piastrelle di maiolica decorate con motivi geometrici e colori accoppiati con sapienza e gusto. Tutto ciò è visibile negli edifici visitabili nelle principali città andaluse.

SIVIGLIA

Piazza di Spagna a Siviglia

L’itinerario di scoperta parte da Siviglia, la capitale dell’Andalusia nonché città più grande della regione. Collocata su una pianura fertile intensamente coltivata, è attraversata dal fiume Guadalquivir. Le vestigia arabe sono molte poiché, anche in quell’epoca remota, fu una delle più belle, ricche e floride cittadine spagnole. Il monumento più significativo è la Giralda, ovvero l’antico minareto alto 93 metri. Esso venne fatto costruire tra il 1184 e il 1196 da una dinastia berbera di fede musulmana ed era parte di un’antica moschea. Sui resti di quest’ultima è stata edificata la Cattedrale, ovvero la terza chiesa più grande al mondo coi suoi 11 mila metri quadrati. La Giralda fu convertita in campanile nel XVI secolo ma conserva sempre il suo aspetto ricamato che la rende simile ai minareti di Marrakech e Rabat. Sulla sommità è stata posta una statua di quattro metri, il Girardillo, che gira su se stesso a ogni soffiare del vento. Sul fianco nord della Cattedrale, varcando la Porta del Perdono, si accede al Patio de Los Naranjos ovvero il cortile degli aranci della precedente moschea, che ha conservato il suo fulgido splendore e dove si respira un profondo senso di pace. La fontana visigota posta al centro del patio era usata come vasca per le abluzioni dai fedeli musulmani. A poca distanza si trova il Real Alcázar, un’imponente roccaforte che comprende: palazzi, patii e ampie stanze con diverse decorazioni geometriche e floreali. L’Alcazar venne fatto costruire nella seconda metà del XIV secolo ed era la residenza dei dominatori arabi. Tuttora è il palazzo reale ancora in uso più antico d’Europa ed è uno dei palazzi più vecchi di Spagna. Di notevole interesse è l’ampio Cortile delle Fanciulle (Patio de las Doncellas), realizzato alla fine del XIV secolo. La parte inferiore del patio è composta da archi finemente istoriati e da azulejos. Al centro vi è una grande piscina rettangolare, circondata da giardini e da lussuose stanze dove, la leggenda vuole, alloggiassero le cento vergini che ogni anno i regni cristiani dovevano consegnare come tributo ai musulmani. Altri due edifici di Siviglia mostrano evidenti influenze moresche: la casa de Pilatos, che nella tradizione popolare dovrebbe essere la copia della casa di Pilato a Gerusalemme, e la chiesa di San Pedro con il campanile in stile mudejar, ovvero in una commistione tra moresco e cristiano. Uscendo da Siviglia, attraversando la florida pianura andalusa in direzione sud-est si raggiunge la cittadina di Alcala de Guadaira. In questo piccolo centro dalle case intonacate di bianco si trovano le imponenti vestigia di un castello moresco, così come nei dintorni sono visibili dei vecchi mulini arabi.

Uno scorcio della Roccaforte Real Alcázar

 

La Cattedrale di Santa Maria del Mare con la torre Giralda

CORDOBA
Cordoba è una tappa obbligatoria per ammirare le meraviglie moresche in Andalusia. Posizionata nella campagna, tra campi e colline, fu la città più vivace culturalmente e artisticamente tanto da contendere a Costantinopoli il titolo di capitale delle arti e delle scienze. Le tracce del passaggio arabo sono rintracciabili un po’ ovunque: nei vicoli stretti e tortuosi, nelle decorazioni, nelle piazzette e nelle case basse intonacate di bianco, nei patio ombrosi che si nascondono dietro le porte, nelle oltre trecento moschee. Ma soprattutto si rileva nella maestosità della Mezquita, che è stata per secoli la moschea più grande al mondo. Visitarla significa ancora oggi aprirsi alla meraviglia e inoltrarsi in una selva di oltre ottocento colonne che sorreggono imponenti archi bianchi e rossi. Fu costruita a partire dal 785 d.C. con undici, iniziali, navate aperte sul Patio de los Naranjos. In una grande

Uno scorcio del maestodo interno della Mezquita

nicchia al fondo della navata centrale era possibile pregare rivolti verso la Mecca. Nei due secoli successivi subì tre ampliamenti fino a raggiungere la lunghezza attuale di 179 metri, con ulteriori otto navate, e tre minareti. Dopo la conquista di Cordoba da parte dei Re cattolici, la Mezquita fu convertita in Cattedrale e adeguata al nuovo culto religioso. Il giardino degli aranci, ove si svolgevano le abluzioni dei fedeli islamici, divenne luogo di riflessione e silenzio. Seguendo lo scorrere del fiume Guadalquivir e attraversando il Puente San Rafael in direzione sud si raggiungono le rovine di Medina Azahara. Situata a 10 chilometri dal centro di Cordoba, fu una residenza reale voluta dal califfo Abd ar Rahman III per accogliere la sua favorita, infatti era conosciuta per il lusso e la bellezza. Si tratta di una vera e propria reggia, tanto da venir definita una Versailles del Medioevo. Costruita alla fine del X secolo venne distrutta appena cento anni dopo ma nel suo periodo di vita accolse fino a 30.000 persone. Il sito archeologico oggi visitabile è solo una minima parte della sua estensione originale, ma anche così si comprende la cura urbanistica che la contraddistinse. La sua pianta era rettangolare con le vie tracciate; una rete fognaria e i canali di rifornimento dell’acqua la rendevano un luogo dove era confortevole abitare.

GRANADA
Granada fu l’ultimo baluardo moresco e fino al 1492 restò sotto il dominio arabo. Per la città andalusa furono otto secoli di prosperità, tanto che nel XIII secolo fu la più ricca della regione. Per questo motivo la cultura araba ha lasciato un’evidente eredità soprattutto nell’antico quartiere arabo di El Albyzin. Tra i pittoreschi

vicoli si trova la chiesa di San Salvador, eretta sulle fondamenta della precedente moschea. Dalla Puerta de Los Estandartes si allunga la muraglia araba, ovvero i resti delle antiche mura di cinta, mentre dal Mirador della chiesa di San Nicolas è possibile ammirare l’imponenza dell’Alhambra in tutto il suo splendore. L’Alhambra, la grande fortezza posta su una collina da cui si domina tutta la vallata, è il simbolo di Granada. La costruzione iniziò nel XIII secolo e, vista dall’esterno, non si immagina la magnificenza oltre la soglia de la Puerta de las Granada. Sulla cima del monte Mauror è situata la fortezza con le torri Bermejas. Poco oltre si raggiunge il Parco dell’Alameda che si estende lungo il pendio, in una gola tra la collina dell’Alhambra e il monte Mauror. In un sali e scendi che segue il naturale andamento del terreno, all’interno della cinta muraria si susseguono numerosi cortili con giardini, vasche e fontane. Le decorazioni sono soprattutto in legno e stucco, oppure con azulejos (le maioliche), così come le pareti sono decorate coi versetti del Corano. L’importanza artistica di questo luogo rappresenta l’apice dell’arte moresca e veniva chiamata “città rossa” dagli arabi per il colore della roccia. Il complesso dell’Alhambra si struttura in tre parti: il Mexuar, riservato alla giustizia e alle assemblee; l’Harem dove vivevano le donne e si svolgeva la vita privata; il palazzo reale o El Serrallo il cui nucleo era costituito dal Patio de los Arrayanes (dei mirti): un sottoportico coi pavimenti di marmo e una vasca centrale. Da qui poi si arriva al Patio de los Leones con l’omonima fontana ornata da dodici re della savana in pietra chiara. Il palazzo aveva anche una sala del trono, la cui decorazione con circa 150 motivi diversi è tra le più ricche del complesso. Un’altra tappa imperdibile è il Palacio del Generalife (dall’arabo, il Giardino dell’Architetto), proprio davanti all’Alhambra. Costruito a inizio del XIV secolo era la residenza estiva dei sultani, ed è famoso per i suoi giardini. All’epoca della costruzione era collegato al Palazzo Reale attraverso un sentiero coperto; oggi si raggiunge percorrendo un viale di cipressi. Il palazzo comprende la Corte del Giardino Acquatico (Patio de la Acequia) dove si trova una grande piscina circondata da fontane e colonnati, e il Giardino della Sultana (o Corte dei Cipressi). È uno dei più antichi giardini moreschi anche se la versione attuale risale ai primi decenni del ‘900. Per ritrovare l’ebbrezza e la bellezza del souq arabo ci si deve recare al mercato di Alcaiceria. Quando venne costruito, nel 500 d.C., si vendeva la seta, mentre oggi si possono trovare oggetti di artigianato, dalla ceramica al legno intarsiato. Nonostante la versione attuale del mercato sia stata ricostruita nel XIX secolo, a seguito di un incendio che lo distrusse, la struttura è fedele all’originale. Le strette stradine ospitano piccoli negozi e i turisti vi si accalcano per trovare un souvenir. Però, soffermandosi un attimo, diventa facile immaginare, come se si fosse nell’antichità, e sentire, oggi come allora, gli idiomi di quanti vi si recavano in cerca di un affare.


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