14ª Conferenza Mondiale Scienze for Peace and Health


L’11 novembre scorso, dopo due anni di pandemia, si è svolta presso l’Aula Magna dell’Università Bocconi di Milano la 14ª “Conferenza Mondiale Science for Peace and Health” della Fondazione Veronesi. Il progetto, nato nel 2009, è stato ideato da Umberto Veronesi per evidenziare come la scienza debba contribuire al raggiungimento del benessere dell’umanità tramite azioni specifiche e la “Conferenza Internazionale Science for Peace and Health” rappresenta un’iniziativa concreta da parte dei protagonisti del mondo scientifico, della cultura, delle istituzioni e della società civile.

Nell’edizione di quest’anno dal titolo “Sono, sei, è. Prospettive della scienza su sesso, genere e identità” si è discusso dell’origine e dell’evoluzione dei sessi, di tutela della salute, di diversità e di inclusione e di discriminazioni e diritti. Il tema è stato esplorato con l’approccio multidisciplinare che è carattere distintivo della Conferenza prendendo in esame l’ambito scientifico, sanitario, economico e sociale.
Ha aperto la conferenza Nadia Murad, Premio Nobel per la pace 2018 rapita dall’Isis nel 2014 e costretta alla schiavitù sessuale.
Gli ospiti internazionali, condotti dalla giornalista Giulia Innocenzi, si sono alternati sul palco affrontando il rapporto tra sesso, genere e società attraverso approcci multidisciplinari

In un mondo dilaniato da conflitti e tensioni le scienze, considerate nella loro intrinseca pluralità – da quelle fisico-naturali a quelle umanistiche – possono aiutarci a riconoscere le differenze biologiche e sociali, evitando che si traducano in disparità e trattamenti iniqui in diversi ambiti: dalla salute alla famiglia, dal mondo del lavoro alla convivenza civile.

Sin dalla sua fondazione, il progetto “Science for Peace and Health” ha perseguito come suoi principali obiettivi quello di diffondere una cultura di pace e favorire maggiori investimenti in ricerca scientifica. In particolare, gli scienziati riuniti a Milano hanno chiesto di aumentare gli investimenti e la ricerca nel campo della medicina di genere e di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole primarie e secondarie. L’Italia è infatti uno degli ultimi Stati membri nell’Unione europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria nelle scuole, insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania.

È stato anche richiesto di svolgere attività di sensibilizzazione e politiche attive affinché il divario occupazionale di genere in Italia si riduca dall’attuale 19,8% fino almeno alla media europea dell’11% (Fonte Eurostat), e vi sia un progresso verso la riduzione del divario retributivo a parità di qualifica.

A queste istanze si aggiunge la richiesta, rivolta alle principali organizzazioni internazionali, di una maggiore sensibilizzazione sul tema della condizione delle donne e delle minoranze nei teatri di guerra, incluso il conflitto originato dall’invasione russa dell’Ucraina, il cui rispetto e salvaguardia diventino base essenziale di ogni negoziato di pace.

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