Sharon Stone: un concentrato di grinta, talento e bellezza


Ha incantato il 42° Torino Film Festival non solo per la sua bellezza senza tempo (e senza chirurgia), ma per la verve con la quale si è raccontata. Perché Sharon Stone è una donna intelligente e appassionata della vita.

Semplicemente divina. Non esistono altri aggettivi per definire Sharon Stone che a 66 anni è ancora una delle donne più belle del pianeta. Tra le rughe che sfoggia con eleganza fanno capolino due splendidi occhi azzurri colmi di grinta. Perché questa attrice, oggi come un tempo, è un concentrato di energia, ironia e intelligenza. Non a caso ha un QI superiore alla media (ben 154) e all’età di 5 anni frequentava già la seconda elementare. Inseguendo la sua passione di sempre, decide di recitare e negli Anni Novanta il film “Basic Instinct” la consacra come sex symbol internazionale. Sempre grazie all’acume, e naturalmente alla bravura, nella sua carriera ha saputo smarcarsi da questa etichetta e il film “Casinò” di Martin Scorsese le ha permesso di aggiudicarsi il Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico e di ottenere la sua prima e unica candidatura al Premio Oscar come miglior attrice. Sono tanti i film che negli anni la vedono protagonista: da “La dea del successo” diretto da Albert Brooks a “Ho solo fatto a pezzi mia moglie” al fianco di Woody Allen, Kiefer Sutherland e Maria Grazia Cucinotta passando per “Broken Flowers” di Jim Jarmusch che nel 2005 vince il Grand Prix al Festival di Cannes.
Grazie al suo carattere determinato, oggi come un tempo Sharon Stone è impegnata nel sociale e con grande coraggio ha anche denunciato che un ex capo di Sony Pictures, negli Anni ‘80, l’aveva violentata. La sua tragica esperienza le ha permesso però di credere che le donne, ma anche gli uomini, debbano essere uniti per contrastare questo fenomeno sempre più dilagante.
Vero concentrato di grinta, talento e bellezza l’attrice hollywoodiana, con 60 film all’attivo, ha calcato il red carpet della 42ª edizione del Torino Film Festival dello scorso novembre dove ha ricevuto il prestigioso premio Stella della Mole, il riconoscimento cinematografico che viene assegnato a figure di spicco del cinema internazionale. Nel capoluogo piemontese la diva ha presentato il film del 1995 dalle atmosfere western “Pronti a morire” di Sam Raimi, film da lei anche co-prodotto e nel quale interpreta una pistolera bella e letale a fianco di Gene Hackman e di due attori, a quel tempo emergenti: Leonardo Di Caprio e Russell Crowe. Solare ed effervescente l’attrice ha anche parlato di sé, del suo privato e di argomenti di grande valore sociale.

Al 42° Torino Film Festival ha ricevuto il premio Stella della Mole. Quale significato ha per lei?
Sono onorata di aver ottenuto questo importate riconoscimento che viene conferito ad attori e registi che hanno fatto la storia del cinema. È una tappa importante della mia carriera.

Che legame ha con l’Italia?
A 19 anni sono andata a Milano per diventare modella e mi sono innamorata sia di questa città sia di un ragazzo italiano. Grazie a lui ho imparato un po’ la lingua e ogni volta che posso torno nel vostro paese. In realtà credo che tutti gli stranieri abbiano una passione per l’Italia e per la pizza (ride). Con il passare del tempo ho incominciato a capire la vostra cultura, che trovo estremamente affascinante.

Come giudica il cinema tricolore?
Mi piace molto e mi ha onorata recitare in “The New Pope” diretto dal grande Paolo Sorrentino.

Tornerà ancora a Torino?
Adoro questa città, la sua atmosfera e la sua architettura. Mi piace perché è ricca di cultura, buon cibo e divertimento. Ho avuto modo di visitare alcune gallerie d’arte molto interessanti. Io dipingo da tempo e nel 2025 esporrò al Museo dell’Ara Pacis di Roma e a novembre nel capoluogo piemontese.

Qual è il suo rapporto con l’arte in generale?
Sono cresciuta in mezzo alla letteratura e alla pittura. A New York, quando facevo la modella, dipingevo. Poi la recitazione ha avuto il sopravvento, ma durante il Covid ho ricominciato. Quando ci si esprime con la musica, con la scrittura e con qualsiasi altra forma artistica tutto può cambiare perché l’arte è l’unico strumento che ci permette di comunicare con grazia e senza violenza.

Come si definirebbe?
Mi reputo una combattente e credo che il carattere si formi durante l’infanzia. È in quel periodo che capisci se sei una che lotta o che scappa. Invecchiando ho modificato il modo di far valere le mie idee e oggi penso che sia importante amare le persone fino a far capire loro che la rabbia non serve.

Come vive il tempo che passa?
Molti mi ricordano come l’attrice di “Basic Instinct”, ma io quel film l’ho girato trent’anni fa. Esteticamente non sono più la stessa di allora, anche se il mio carattere e la personalità non sono così diverse da quei tempi. Talvolta gli uomini credono che le donne mature non desiderino più essere sexy o seducenti, ma non è così. Gli anni servono per conoscerci meglio e per vivere in armonia con noi stesse e con il nostro corpo. Per me, a prescindere dall’aspetto, è importante riempire la vita di contenuti ed è esattamente quello che faccio con l’arte e con l’impegno sociale.

Secondo lei il cinema ha una posizione neutra nei confronti delle donne oppure è maschilista?
Un tempo la maggior parte delle sceneggiature erano scritte da uomini. Moltissimi film venivano girati da uomini che spesso si rivolgevano ad un pubblico composto da maschi. A sua volta la critica non giudicava se l’attrice aveva recitato bene, ma se aveva incarnato al meglio la fantasia maschile. Da qualche tempo la situazione è migliorata e l’universo femminile viene ritratto in maniera sempre più realistica sullo schermo.

Un argomento per lei importante è quello delle molestie sessuali che molte donne subiscono sul posto di lavoro. A suo giudizio come si combatte?
Secondo me noi donne dovremmo essere più sincere con noi stesse, ma anche con i nostri figli e con gli altri. Ho tre maschi e ricordo che, quando erano adolescenti, vicino alla fermata dell’autobus per la scuola del nostro quartiere di Los Angeles c’era un cartello che parlava del pericolo della violenza sessuale e di quanto questo fenomeno fosse frequente. Io dicevo spesso ai miei ragazzi di fermarsi e di leggerlo con attenzione. Una volta mi risposero che erano stanchi di sentirmene parlare, ma spiegai loro che negli Anni ‘80 era capitato anche a me. Subito non ci volevano credere, ma per me è stato importante essere onesta con loro. Credo che sia fondamentale raccontare senza usare la rabbia o le lacrime, ma con lucidità per essere meglio capite non solo dalle donne, ma anche dagli uomini. Bisogna che i maschi ci aiutino e ci proteggano.

L’universo maschile, quindi, deve essere al fianco delle donne?
Assolutamente. Gli uomini devono essere consapevoli che molti loro simili non sono persone per bene perché non si può continuare a fare finta di nulla. Bisogna avere chiaro che chi è pericoloso e violento deve essere tenuto lontano. Non si può girare lo sguardo dall’altra parte quando un uomo commette una violenza su una donna. Bisogna invece allontanarlo dalle figlie, dalle fidanzate e dalle mogli.

Da sempre è molto impegnata nel sociale. Cosa le ha insegnato questa esperienza?
Innanzitutto, ho imparato ad abbattere i pregiudizi e poi ho capito che tutte le persone sono speciali.

Sharon Stone ha un sogno nel cassetto?
A livello professionale sono davvero molto soddisfatta. Nel privato, invece, desidero continuare a veder crescere i miei figli. Per una mamma questo è il regalo più grande.

 


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