Rita Somma: quando determinazione ed eleganza diventano consapevolezza


In un pomeriggio romano, sono al Caffè Greco, poco distante da Piazza di Spagna. L’atmosfera è sospesa, impregnata di storia, e attendo Rita Somma, che mi raggiunge appena concluso un impegno istituzionale per AIFOS, l’Associazione Italiana Formatori della Sicurezza, della quale è Vicepresidente. Si siede di fronte a me, con cordialità, ed ordiniamo, circondati dal brusio elegante del locale.

Vorrei scrivere di te, potrei raccontare che sei una sociologa del lavoro, una docente universitaria, la presidente del Consiglio di Amministrazione e socia fondatrice di Safety Contact srl, la vicepresidente di AIFOS e della Fondazione AIFOS e…
Non serve aggiungere altro. Tutto ciò che ho fatto nasce da un filo comune.

Quale?
Ho sempre sentito il bisogno di misurarmi con i miei limiti, per scoprire fino a dove potevo arrivare. Non è stato sempre facile, ma questa tensione positiva mi ha insegnato molto, sia nel lavoro che nella vita.

So che hai studiato tanto e che hai scritto, lasciando traccia con articoli e contributi di spessore.
Tutto questo ha sempre avuto un unico obiettivo: restituire valore alle persone. Ho desiderato, ogni giorno, accompagnarle nella scoperta della propria consapevolezza, non solo rispetto ai rischi professionali o alle norme, ma nel riconoscere la loro dignità e il diritto inalienabile al rispetto. Soprattutto nei momenti in cui, affrontando le ferite invisibili dei rischi psicosociali, emergono sofferenze profonde e verità  scomode. Ecco, lì si misura davvero il senso di ciò che facciamo.

È una strada difficile, specie in certi ambienti di lavoro.
Per questo bisogna andare avanti. E il cammino è appena iniziato: il vero cambiamento passa attraverso la trasformazione delle mentalità. Solo allora ciò che oggi sembra impossibile diventerà realtà.

Rita Somma con Rocco Vitale, Presidente Onorario di AIFOS

È un percorso spesso impervio, soprattutto in quegli ambienti dove cambiare sembra un’impresa impossibile.
Ma è proprio lì che non bisogna arretrare di un passo. C’è ancora tanta strada davanti: il vero cambiamento avviene solo se riusciamo a trasformare le nostre mentalità, non soltanto quelle dei datori, ma anche dei lavoratori stessi. E allora, ciò che oggi appare irraggiungibile, domani potrà diventare il nuovo orizzonte da raggiungere.

Che studi hai fatto?
Sono profondamente convinta che la formazione sia il fondamento di ogni cambiamento reale, e il mio percorso riflette questa convinzione. Ho conseguito la laurea specialistica in Sociologia con indirizzo organizzativo, economico e del lavoro presso l’Università Carlo Bo di Urbino, scegliendo di approfondire il ruolo della dimensione sociale nel rapporto tra lavoro, sicurezza e salute con una tesi che indagava la possibilità di una relazione virtuosa tra questi ambiti. Successivamente, ho sentito la necessità di ampliare le mie competenze frequentando il Master di 1° livello in Sicurezza e Prevenzione nell’Ambiente di Lavoro all’Università di Bologna, dove mi sono specializzata nella gestione integrata dei rischi, ponendo particolare attenzione alle dimensioni dell’inclusione: genere, età, provenienza e tipologie contrattuali.
Infine, ho arricchito ulteriormente la mia formazione con un corso avanzato di Ergonomia presso il Politecnico di Milano, nella consapevolezza che solo una visione interdisciplinare consente di rispondere in modo efficace alle sfide complesse dei luoghi di lavoro contemporanei.

E sei entrata nel mondo del lavoro e della prevenzione.
Sì, il mio percorso come consulente e formatrice nell’ambito della salute e sicurezza è stato ed è una continua scoperta. Ho
maturato un’esperienza significativa attraversando settori diversi: dalla meccanica al tessile, dai servizi alla pubblica amministrazione, ognuno con le sue sfide e le sue unicità. Da anni ricopro con dedizione il ruolo di RSPP per numerose realtà, pubbliche e private, affrontando ogni incarico con una visione che mira sempre al miglioramento concreto. Porto con orgoglio la mia collaborazione all’implementazione di sistemi di gestione Qualità, Ambiente e Sicurezza – ISO 9001, 45001, 14001 – perché credo fortemente che la cultura della sicurezza sia un valore che si costruisce giorno dopo
giorno, insieme. Un aspetto che mi sta particolarmente a cuore è l’organizzazione del lavoro e tutto ciò che riguarda gli Human Factors: ritengo che siano il cuore pulsante per creare ambienti realmente inclusivi, dove la crescita delle persone è centrale e il benessere collettivo diventa la vera forza motrice delle organizzazioni.

Rita Somma con Marco Ferro CEO di Mindfulsafety

E ora sei anche, con pieno merito, Vicepresidente di AIFOS – l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro – e Vicepresidente della Fondazione AIFOS.
È un riconoscimento che porto con orgoglio, perché credo possa rappresentare il valore del mio lavoro e la fiducia che sono riuscita a conquistarmi quotidianamente, con impegno, serietà ed etica professionale. Questa nuova responsabilità è uno stimolo potente: mi permette di contribuire, inserita in un gruppo associativo di eccellenza, ancora più alla crescita della formazione aziendale e di promuovere progetti che aiutino, giorno dopo giorno, lavoratrici e lavoratori a diventare più consapevoli. Solo una formazione autentica può generare cultura e sicurezza reale nei luoghi di lavoro.

Hai avuto anche modo di pubblicare molto, vero?
Ho più di 60 pubblicazioni, una internazionale. Credo profondamente che la conoscenza, se rimane chiusa in un cassetto, perda il suo valore più autentico. Per questo motivo sento la responsabilità di condividere idee, riflessioni e pratiche attraverso articoli pubblicati sia su riviste di carattere scientifico che divulgative come i Quaderni della Sicurezza e i Giornali dei registri professionali di AIFOS, PuntoSicuro, Igiene & Sicurezza del Lavoro di IPSOA, Ambiente& Sicurezza, per citarne qualcuna. La divulgazione, per me, è parte integrante del percorso: senza confronto e condivisione, nessun progetto può davvero prendere vita. Ho anche avuto l’onore di essere relatrice di convegni e seminari organizzati da enti
di prestigio, tra i quali: l’Università degli Studi dell’Insubria, l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, il Consiglio Nazionale Ingegneri e vari Ordini degli Ingegneri in tutta Italia ma anche da enti di controllo e istituzioni. Ogni partecipazione ha rappresentato un’occasione preziosa di crescita e scambio, perché ogni incontro arricchisce e rinnova la mia visione del mondo del lavoro e della sicurezza. Eppure, ogni traguardo per me è solo un punto di partenza. Il mondo evolve continuamente, e noi con lui. Siamo nel cuore di un’ulteriore rivoluzione tecnica e scientifica: l’Intelligenza Artificiale, la gestione avanzata dei sistemi organizzativi. Non dobbiamo subirla, ma guidarla saggiamente. Solo così costruiremo ambienti di lavoro davvero sicuri, innovativi e a misura di persona. Sul tema sarò moderatrice, il prossimo
autunno, di un importante evento presso il Senato della Repubblica.

Dicevi poco fa che hai ricoperto anche il ruolo di RSPP, Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione. Certo, sono anche RSPP.
Da molti anni questo ruolo mi accompagna come una vocazione, portandomi dentro realtà tra loro diverse, ognuna con le proprie storie, sfide e volti. Preferisco non fare un elenco dettagliato, per non rischiare di lasciare indietro nessuno: ogni esperienza ha lasciato un segno, trasformando ogni incarico in un viaggio umano oltre che professionale. Agire come RSPP non significa occuparsi solo di norme e procedure, ma immergersi nella complessità delle relazioni aziendali, ascoltare, mediare, costruire ponti tra esigenze e prospettive.

E la tua esperienza come docente universitaria?
Negli ultimi anni ho avuto il piacere di insegnare in alcune delle università più prestigiose d’Italia come l’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’Università degli studi di Padova, Dipartimento di Neuroscienze. Ogni aula, ogni corso, ogni seminario ha rappresentato per me un’avventura straordinaria, un’occasione per trasmettere e ricevere, per intrecciare mondi e visioni.

È tempo di congedarsi e Rita lancia uno sguardo all’orologio, ma poi sorride e si sofferma un istante, come a voler lasciare ancora un ultimo spunto di riflessione.
So che tanti e tante tra voi, lettrici e lettori di Plus Magazine, lavorano in banca. Allora, il mio invito è questo: imparate a leggere il cambiamento che sta sconvolgendo il vostro mondo, investite nella comprensione dell’ergonomia organizzativa e nella gestione consapevole dei sistemi aziendali. Riflettete sulle infinite sfumature che emergono nel dialogo tra persone e tecnologia. Nessuno, e meno che mai le donne, deve sentirsi un ingranaggio invisibile in una macchina che non comprende. Non servono paroloni: contano solo pensieri che sappiano farsi azione.

E poi lancia un monito, che le si accende negli occhi, mentre scuote leggermente la testa.
Non abbassiamo mai la guardia di fronte al fenomeno, ancora troppo diffuso, della violenza e delle molestie nei luoghi di lavoro. Ricordiamoci che le ferite più profonde non sempre sono visibili, ma spesso si annidano nell’anima, lasciate da parole ed atteggiamenti che feriscono più di una cicatrice.

E con queste parole, ci salutiamo e si allontana, ma credo che il messaggio che ci ha dato debba rimanere con noi: la sicurezza e la dignità sono diritti che si costruiscono insieme, giorno dopo giorno,
con coraggio e consapevolezza.