Art Park – Quando l’arte contemporanea incontra la natura


Quando l’arte contemporanea incontra la natura nascono dei luoghi magici, da visitare per perdersi in una dimensione parallela. Su iniziativa di illuminati mecenati o di artisti con il desiderio di diffondere la bellezza, gli Art Park sono una realtà del turismo internazionale. Ma anche italiana, come dimostrano i Parchi d’Arte che si trovano lungo la nostra penisola. Vi porto a scoprirne alcuni.

 

Art park La Court

A Castelnuovo Calce, in provincia di Asti, tra le colline del Monferrato, sorge l’Art Park La Court. Immerso nei vigneti di Barbera della tenuta La Court, è il più esteso museo a cielo aperto in vigna dove si possono ammirare le grandi sculture di artisti come Emanuele Luzzati, Ugo Nespolo e Giancarlo Ferraris, nonché una delle monumentali big bench (panchine giganti) di Chris Bangle.
Collocato su venti ettari di terreno, nel saliscendi delle colline, si viene accolti dalla Porta sul Vigneto di Nespolo, mentre le scenografie paesaggistiche sono state progettate da Luzzati che qui ha lasciato le sue sculture raffiguranti: Aria, Acqua, Fuoco e Terra, che portano in un mondo fiabesco.
L’Art Park La Court è un viaggio esperienziale che racconta anche tradizioni del territorio, come le Teste Segnapalo realizzate da Balthasar Brennenstuhl, Rolando Carbone e Dedo Fossati. Posizionate in alcuni punti del percorso, queste teste infilzate sulla cima dei pali di inizio filare riprendono un’antica credenza secondo la quale erano capaci di proteggere la vigna dalle malattie.
La particolarità del luogo è la sua continua evoluzione. Periodicamente si arricchisce di opere, offrendo un’avventura sempre nuova, in un territorio eletto nel 2014 dall’Unesco quale Patrimonio dell’Umanità. E la cui bellezza si può ammirare dall’Osservatorio, ovvero una torretta panoramica di mattoni da cui godere la meravigliosa vista tutt’attorno, fin dove l’occhio si perde.
Essendo una tenuta viva, al suo interno sono organizzate diverse attività.
Nella cascina è stato allestito uno spazio per celebrare alcuni personaggi piemontesi che hanno lasciato un segno importante nella storia. Ogni singolo allestimento è considerato un’Orma: una composizione artistica celebrativa per conservarne e preservarne la memoria. Nel fienile invece vengono ospitate mostre ed eventi come la “Memoria delle vendemmie nel parco”: un progetto fotografico lungo dieci anni (dal 1997 al 2007). Immagini in installazione permanente che mostrano il lavoro in vigna e i suoi protagonisti, nelle diverse stagioni e nella sua evoluzione. Per chi lo desiderasse è possibile degustare anche il pregiato Barbera ivi prodotto, per un’esperienza sensoriale davvero completa.

 

Parco dei Mostri

Il Parco dei Mostri di Bomarzo, in provincia di Viterbo, è nato come omaggio a Giulia Farnese per la sua dipartita. Costruito probabilmente nella seconda metà del XVI secolo, fu voluto dal marito della nobildonna romana, il principe Pier Francesco Orsini.
Il nome originario del parco, progettato dall’architetto Pirro Ligorio, è Sacro Bosco, ma ha acquisito nel tempo il nomignolo mostruoso perché all’interno del suo perimetro si trovano grandi statue e sculture grottesche, raffiguranti figure mitologiche oltre ad architetture bizzarre.
La più famosa struttura che non tiene conto delle leggi della fisica è la Casa Pendente costruita su un masso inclinato. Per ovvi motivi di equilibrio, la visita è consigliata a chi non soffre di vertigini.
Il suo interno è totalmente spoglio e non è abitale. Inaccessibile invece è il Tempio, dove si possono comunque ammirare i segni zodiacali disposti secondo il sistema solare.
Esteso su una superficie di circa tre ettari, le sculture in basalto sono perfettamente integrate nella foresta di conifere e latifoglie, tanto da sembrare degli elementi naturali. Di grandezza diversa, molte riportano parti di iscrizioni misteriose a cui talvolta è stato attribuito un messaggio alchemico.
Ad accogliere il visitatore, appena oltre l’ingresso monumentale, vi sono due sfingi poste a guardia del parco, con iscrizioni di benvenuto in endecasillabi sul basamento. Poco oltre, ma in posizione defilata rispetto al percorso principale, si trova la prima vera statua mostruosa del parco: un enorme mascherone con la bocca spalancata che coglie alla sprovvista e pare desideroso di inghiottire chi troppo gli si avvicina.
La statua più grande del parco è denominata, non per niente, Il Colosso.
Rappresenta la lotta di Ercole e Caco, attorno ai quali si trovano figure di guerrieri. La gigantomachia è accompagnata da un’iscrizione in endecasillabi che recita: «Se Rodi si vantò del suo Colosso / Anche il mio bosco si gloria di questo / e non potendo di più, faccio quel che posso».
L’Orco è invece l’attrazione più celebre del parco. Un enorme volto in pietra con la bocca spalancata e la scritta «Ogni pensiero vola».
Al suo interno venne scavata una camera, accessibile salendo pochi gradini. Tutt’oggi è visitabile, per giocare con l’eco della propria voce che, grazie alla forma della stanza, ha un effetto da brivido.

Parco Sculture del Chianti

Arrivando da Siena si prende la provinciale 408 fino a Ponte Bozzone da cui partono le indicazioni per il Parco Sculture. Anche in questo caso si tratta di uno straordinario museo a cielo aperto, nella quiete di un bosco del Chianti, dove si possono ammirare le opere di trenta artisti internazionali.
Nel percorso di un chilometro è racchiusa l’essenza di quanto ciascun artista ha saputo cogliere del luogo, in una perfetta armonia coi suoi colori e suoni. Le opere sono state realizzate utilizzando materiali diversi, rendendo il cammino una continua scoperta di forme e situazioni, ognuna narrativa a modo proprio. La visita dura circa un’ora e mezza ma l’esperienza si arricchisce spostandosi a Pievasciata, un Borgo d’Arte Contemporanea poco distante. La piccola frazione di appena 130 abitanti è la culla di un progetto nato nel 2012 per valorizzare il territorio. Qui, tra i vicoli del paese e i suoi dintorni, sono state installate undici sculture. Tra le più particolari si trovano: Struzzi Metropolitani del cinese Yu Zhaoyang; Incomunicabilità di Piero Giadrossi; Chianti Classico di Edi Susilo dall’Indonesia.

Il Giardino dei Tarocchi

La storia de Il Giardino dei Tarocchi iniziò nel 1955 quando la pittrice e scultrice Niki de Saint Phalle si recò a Barcellona e rimase folgorata dal Parco Güell di Gaudì. In quell’occasione – dichiarò più avanti – incontrò il suo destino e il suo Maestro. Perché fu in seguito alla visita che decise di realizzare un proprio giardino della gioia, un angolo di paradiso in terra. Però, solo nel 1978, dopo aver visitato anche il Parco dei Mostri di Bomarzo, diede inizio alla realizzazione di un grande parco di sculture, alcune alte fino a 15 metri.
Nasce allora Il Giardino dei Tarocchi, inteso come una raccolta di statue di diverse dimensioni, raffiguranti i ventidue arcani maggiori secondo la personale interpretazione dell’artista. Un lavoro durato vent’anni, dove le monumentali armature in ferro e calcestruzzo, ricoperte da specchi, vetri e ceramiche colorate, sono diventate la meraviglia oggi visitabile nei pressi di Pescia Fiorentina (in provincia di Grosseto).
Il Giardino è ubicato sul versante di una collina, immerso nella Maremma toscana, su un terreno di due ettari ed è costruito come una vera città, con le coloratissime sculture che spiccano vistose e vivaci in mezzo alla vegetazione. Tra le più rappresentative vi è l’Imperatrice, una ciclopica scultura dalle forme esagerate che meglio rappresenta lo stile di Niki de Saint Phalle. Al suo interno la artista visse per lunghi periodi durante l’esecuzione dei lavori. Vi si trovano infatti la camera da letto, la cucina e un soggiorno. E le pareti sono ricoperte da frammenti di specchi veneziani, in un caleidoscopico riflesso della realtà.

Arte Sella

“La montagna contemporanea” è come viene definito il progetto Arte Sella, in Valsugana. Nato in forma sperimentale nel 1986 per volontà di un gruppo di amici, l’iniziativa voleva (e vuole) unire l’arte contemporanea con la natura secondo alcuni principi quali: l’artista accetta che la natura completi il proprio lavoro; la natura va difesa, protetta e interpretata; le opere sono realizzate con materiale naturale per fare poi ritorno alla natura. Una vera e propria esposizione a cielo aperto, nella quale ciascuna opera è il risultato di un processo creativo in situ perché viene realizzata quotidianamente con materiali trovati sul posto e prende ispirazione dal luogo stesso. Al termine alcune opere vengono accolte in musei o gallerie, mentre altre restano sul versante sud del Monte Armentera, a integrarsi con la vegetazione come nel caso della Cattedrale Vegetale, di immensa bellezza.
Realizzata nel 2001 da Giuliano Mauri, la Cattedrale Vegetale è composta da oltre tremila rami intrecciati per assumere la forma di una cattedrale a tre navate. Composta da ottanta colonne altre 12 metri, occupa una superficie di 1220 mq. Ogni colonna ospita all’interno una pianta di carpino che, crescendo, prende il posto della struttura originale, in progressiva decomposizione. Nonostante fosse stata progettata già negli anni ’80, la sua realizzazione ha atteso il luogo giusto per la complessità.
I percorsi di Arte Sella sono tre, in luoghi distinti ma poco distanti l’uno dall’altro. Si inizia dal giardino di Villa Strobele, luogo natio del progetto. Visitabile dal 2016, il percorso è un anello dove sono finora col-locate sedici opere di artisti internazionali e impegna in una piacevole passeggiata di circa venti minuti. Si prosegue quindi sul Sentiero Montura lungo 4 chilometri che collega la Villa con la Malga Costa. Anche qui sono state collocate alcune opere tra i viali alberati e i floridi prati. Si arriva quindi all’area di Malga Costa, la parte più corposa del progetto perché accoglie il maggior numero di installazioni. Nei quarantacinque minuti stimati della visita si possono ammirare: la famosa Cattedrale Vegetale, il Teatro di Arte Sella – Il Cubo, il Terzo Paradiso – La Trincea della Pace, Trabucco di Montagna, Radice Comune e Simbiosi.
E respirare a pieni polmoni ciò che di bello può creare l’ingegno umano quando si allea con la natura, senza prevaricarla.


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